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Tutte le sfide dell’Aftermarket italiano

“Il futuro della mobilità elettrica” al centro dell’Automotive Business Summit 2024: gli scenari del mercato dell’auto e un approfondimento dedicato all’impatto dell’elettrificazione sul mercato del post-vendita

Lo scorso giugno, si è tenuto a Milano lAutomotive Business Summit 2024, organizzato dal Sole 24 e Radio 24.

Tema di questa importante occasione di confronto tra i principali attori del settore automotive, “Il futuro della mobilità elettrica”.

Tra gli interventi, quello di Marco Pini, Senior Economist del Centro Studi della Camera di Commercio Guglielmo Tagliacarne, dedicata all’aftermarket automotive.

Nella sua analisi, Pini ha approfondito le implicazioni della sfida della mobilità elettrica sull’aftermarket italiano, focalizzandosi su:

  • lo stato dell’arte del comparto aftermarket automotive
  • le problematiche strutturali del post-vendita
  • la salute economica del settore e le possibili evoluzioni

Un analisi approfondita del settore Aftermarket in Italia

Il Centro Studi Tagliacarne ha realizzato in collaborazione con Anfia, Aicaa, Promotec e le Camere di Commercio di Modena e Torino un’indagine approfondita per costruire un profilo aggiornato del settore del post-vendita in Italia.

Qual è il valore dell’aftermarket automotive in Italia?

Dai dati raccolti ed elaborati (2021) nella ricerca emerge che:

  • La filiera dell’aftermarket italiano produce ogni anno circa 28 mld € di valore aggiunto (a prezzi correnti), corrispondenti all’1,7% del totale dell’economia nazionale (1.635 mld €)
  • Le dimensioni di questo fenomeno sono importanti ed equivalgono circa a quanto viene prodotto dall’intero settore agricolo (31,7 mld €), alla produzione del settore dell’alimentare e delle bevande (31,4 mld €), al triplo della produzione del settore della farmaceutica (10,2 mld €)
  • L’aftermarket italiano dà lavoro a quasi 400mila occupati (398,3 per la precisione), che corrispondono all’1,6% del totale italiano (25 milioni)
  • Il grande vantaggio della filiera aftermarket e la sua grande forza è la produttività, che supera di quasi il 10% (esattamente l’8,5%) la media della produttività del lavoro a livello di economia complessiva italiana

La geografia dell’aftermarket italiano

Analizzando il settore da una prospettiva geografica, è emerso che:

  • Quasi il 70% del valore aggiunto prodotto a livello nazionale dall’aftermarket si concentra in quattro regioni: Lombardia, Emilia-Romagna, Veneto, Piemonte
  • La Lombardia vale 8 mld €, il 28,6% del totale nazionale aftermarket
  • L’Emilia-Romagna (grazie alla Motor Valley) e il Veneto valgono ciascuna 3,7 mld € (13,2% del totale aftermarket in entrambi i casi)
  • Il Piemonte (grazie al polo automobilistico) vale 3,6 mld € (12,6%)
  • A queste regioni, completando la cinquina dei territori più di peso per l’aftermarket con quote superiori al 2% in termini sia di valore aggiunto sia di occupati, si aggiungono le Marche
  • Le prime provincie per quota di valore aggiunto della filiera aftermarket sul totale dell’economia italiana, sono Pesaro e Urbino (3,6%), Modena (3,4%), Torino (3,4%) e Vicenza (3,4%)

Qual è l’impatto della transizione elettrica sul settore Aftermarket?

Pini ha commentato che:

  • “L’impatto della transizione elettrica sul settore Aftermarket, in realtà, non è molto significativo”
  • “Nonostante lo spostamento dell’automotive verso l’elettrico, secondo l’indagine condotta dal nostro Centro Studi su un campione rappresentativo di imprese del settore, più dei tre quarti di queste (il 77,4%) non ha intrapreso alcuna iniziativa di adeguamento”
  • “Solo il 5,4% delle aziende si sta riconvertendo al mercato elettrico, mentre la maggior parte, ben 77 su 100, non ha intenzione di adottare nuove strategie per cambiare il modello di business e adattarsi alla transizione elettrica”
  • “Se c’è una riconversione di questo settore è di tipo geografico. Perché una buona fetta di imprese, il 13,3% ha tra le proprie strategie una riconversione di natura territoriale, cioè sta cercando nuovi mercati adiacenti… ma senza riconvertire l’intero modello di business (3,9%)”

Dall’indagine emerge poi che l’avvicinarsi della scadenza del 2035 non appare così preoccupante.

Sebbene dal 1° gennaio 2035, le auto alimentate da motori endotermici non potranno più essere vendute e immatricolate, i veicoli in circolazione potranno proseguire il loro ciclo di vita, garantendo lavoro ai ricambisti e alle officine almeno per un ulteriore decennio.

Inoltre, molti dei ricambi utilizzati dalle auto a motorizzazione tradizionale che compongono il parco auto circolante sono gli stessi utilizzati dalle vetture elettriche.

Il peso della concorrenza cinese sull’automotive

Questo non significa che il settore non sia consapevole dei problemi legati alla crescita del proprio business, tra tutti, l’ostacolo rappresentato dalla concorrenza dei Paesi emergenti, in primis la Cina:

“La concorrenza dei mercati asiatici è percepita come ostacolo principale allo sviluppo del business dal 37,7% delle imprese dell’aftermarket italiano, sebbene queste siano fortemente integrate nelle catene globali del valore”

Gli ostacoli alla crescita del settore del post-vendita automotive

  • Al secondo posto della scala dei principali ostacoli alla crescita degli affari nel settore del post-vendita auto, ci sono i limiti dimensionali delle aziende italiane (17,2% degli intervistati)
  • In terza posizione (16,8%) troviamo la difficoltà delle imprese nel rispettare gli adempimenti normativi, nazionali ed europei

Seguendo la classifica dei problemi percepiti dagli operatori dell’aftermarket per lo sviluppo economico, troviamo poi:

  • Lo spostamento del mercato verso l’elettrificazione (un ostacolo per il 12% degli intervistati)
  • La difficoltà nell’accesso al credito (9,7%)
  • L’’integrazione verticale dei produttori (3,1%)
  • A non registrare nessun ostacolo allo sviluppo del business per la propria attività è più di un quarto degli intervistati (il 28,4%)

Le richieste dell’aftermarket ai decisori politici

Quali sono le misure di politica economica ritenute più efficaci dalle aziende del settore aftermarket?

  • I contributi per l’abbattimento dei costi energetici (indicati dal 46,4% delle imprese)
  • Il supporto per l’adozione di tecnologie 4.0 (38,9%) e gli incentivi per R&S, innovazione, brevetti (30,4%)
  • Un quinto delle imprese (21,3%) chiede supporto per l’accesso a nuovi mercati nazionali e internazionali
  • Il 19,5%chiede la definizione di un piano di politica industriale di medio-lungo termine
  • Il 15,9% chiede incentivi per la riqualificazione delle competenze

Aftermarket: figure professionali e competenze

Approfondendo il tema di quali figure professionali saranno necessarie alle imprese nei prossimi 5 anni e le relative difficoltà di reperimento, nell’indagine del Centro Studi Tagliacarne emerge il tema occupazionale, sollecitato dalla transizione all’elettrico e quello della riqualificazione del personale.

  • Nei prossimi 5 anni le figure più richieste dalle imprese dell’aftermarket saranno gli operai e i tecnici specializzati (per il 72% delle aziende)
  • Seguono poi gli ingegneri (37%), il personale altamente qualificato nelle attività di R&S (26%) e i manager (14%)

L’aftermarket gode di buona salute: previsioni di fatturato 2024

Per avere una conferma di come oggi l’aftermarket, tutto sommato, goda di buona salute e registri buone performance economiche, gli analisti del Centro Studi Tagliacarne hanno chiesto alle imprese del settore quale sarà l’andamento del fatturato nel corso del 2024.

  • Il 41% delle imprese ha dichiarato che il fatturato 2024 sarà in crescita, il 40% che sarà stabile e il 9% che diminuirà
  • Queste percentuali non sono lontane da quelle del 2023: il 45% aveva dichiarato la crescita del fatturato sul 2022, il 40 ricavi sostanzialmente invariati e il 12% una riduzione

Ha concluso Pini:

  • “Le performance economiche di previsione per il 2024, più o meno corrispondenti a quelle del 2023, mettono in evidenza come il settore goda di buona salute e non veda nella transizione elettrica una minaccia, anche se nel lungo periodo ci dovrà fare i conti”
  • “L’aftermarket però, è un settore che, anche per le sue caratteristiche imprenditoriali strutturali, necessita del supporto delle istituzioni”

a cura di Manuela Battaglino