I software auto l’architettura elettronica/elettrica del veicolo stanno assumendo una rilevanza sempre maggiore nell’ ecosistema automotive, impattando su tutta la filiera auto e spianando la strada all’ auto digitale. Se fino a qualche anno fa l’attenzione era puntata soprattutto sull’hardware – con motori più prestazionali, cambi più fluidi e sospensioni intelligenti – oggi è soprattutto il versante software a fare da propulsore alla “rivoluzione” dell’ auto a guida autonoma, connessa, elettrica e condivisa, per il quale è stato coniato il termine ACES (acronimo di Autonomous vehicles, Connected cars, Electrification, and Shared mobility). Tutte le tecnologie chiave di questa svolta epocale passano infatti necessariamente per il software auto, destinato a diventare il fattore differenziale oltre che vero e proprio motore dello sviluppo dell’intero settore automotive.
Come emerge da un recente rapporto di McKinsey dal titolo “Automotive software and electrical/electronic architecture: Implications for OEMs”, i software automotive stanno attirando numerosi investitori: gli investimenti in società che sviluppano tecnologie per l’ auto connessa e a guida autonoma avrebbero infatti raggiunto i 9,5 miliardi di dollari nel terzo trimestre 2018. Tutto questo apre nuove e complesse sfide per gli OEM del settore automobilistico, impegnati a ridefinire nel complesso l’architettura elettrica-elettronica del veicolo e ad adottare i processi e le pratiche più consone per supportare uno sviluppo efficiente anche del lato software.
La posta in gioco è alta per le Case auto: la carenza di competenze a livello software rappresenta infatti un fattore di rischio, che si traduce in una tendenza all’aumento dei ritardi di avvio della produzione (SOP) e al superamento dei budget. Ancora più preoccupanti sono eventuali criticità del software che possono portare a richiami di massa o addirittura, nel caso di attacchi di hacker software, a potenziali vittime della strada.
OEM verso l’ auto digitale, occorre un ripensamento della filiera automotive
Per gli OEM la digitalizzazione dell’ auto rappresenta una partita estremamente impegnativa e che richiede colossali sforzi. In primo luogo, infatti, gli OEM devono far fronte all’aumento esponenziale della rilevanza del software all’interno del veicolo, tentando di raggiungere le velocità di sviluppo tipiche delle aziende native digitali. Un’impresa non certo facile, visto l’impressionante rapidità con cui il mondo informatico/digitale è solito trasformarsi e innovarsi. Gli OEM automotive, come sottolineano gli analisti di McKinsey, devono quindi modificare i loro modelli operativi per sviluppare “fianco a fianco” hardware e software complessi. Dal momento che il versante hardware e quello software saranno sempre più compenetrati nell’ auto del futuro, è inoltre fondamentale per gli OEM capire dove concentrare i propri sforzi all’interno del complesso ecosistema tecnologico e, al contempo, identificare il valore aggiunto unico e ineguagliabile che possono offrire in quest’ambito.
Nei prossimi anni l’industria automotive sposterà sempre di più il focus verso lo “stack” tecnologico della vettura, ovvero tutto quell’ecosistema digitale di software e hardware che sta alla base dell’ ACES – e dunque dispositivi ADAS e tutte le funzionalità alla base dell’auto connessa – integrando sempre di più i fornitori IT e Tech nella catena di valore. La probabile conseguenza sarà il passaggio da una catena “lineare”, in cui la regia è nelle mani delle Case auto, ad un modello a rete in cui più player tra loro diversi devono necessariamente integrare le rispettive competenze. I giganti tech, gli operatori della comunicazione, che attualmente stanno investendo importanti risorse nel 5G auto , anche le più promettenti start up, entreranno sempre più pesantemente nell’industria automotive, abbattendo le barriere e trasformando radicalmente l’intero comparto.
Gli analisti di McKinsey – dopo aver lavorato a stretto contatto con OEM e altri attori del settore automotive e aver condotto ampie interviste con esperti di tecnologia – ritengono che gli OEM debbano ripensare il loro approccio al software automotive e all’architettura E / E (elettrica-elettronica). Il loro successo dipenderà dalla capacità di gestire i cambiamenti previsti a livello software e nell’ elettronica auto attraverso tre dimensioni: strategia e tecnologia, processi e organizzazione.
Auto intelligente: verso il disaccoppiamento di hardware e software
Hardware e software viaggiano solitamente su binari paralleli, ma nel mondo automotive la faccenda si fa più complessa e subentrano numerose difficoltà in termini di flessibilità, rapporti di fornitura, standard operativi, integrazione.
Secondo McKinsey, la strada da seguire per i Car makers potrebbe essere quella di puntare su una pianificazione di software-cycle più dinamica che preveda frequenti rilasci (release) che siano disaccoppiati da piattaforme dati e procedure operative (SOP, Standard Operating Procedure) troppo rigide. In pratica gli OEM dovrebbero coordinare piani di sviluppo separati, ridefinendo gli accordi con i fornitori, intensificando le fasi di test e puntando sull’ aggiornamento automatico dei software. L’ imperativo per lo sviluppo dell’ auto intelligente è dunque quello di “disaccoppiare” software da hardware, utilizzando un livello intermedio che estrae le capacità hardware e le rende disponibili a funzioni e servizi attraverso API (Application Programming Interface) standardizzate. Nel mondo informatico, il disaccoppiamento tra hardware e software si è visto già molti anni fa con l’introduzione di sistemi operativi come DOS e Windows di Microsoft, capaci di far girare i programmi su qualunque hardware di PC (precedentemente i computer nascevano con un proprio sistema operativo integrato). In anni più recenti il disaccoppiamento tra hardware e software ha rivoluzionato anche il mondo della telefonia mobile: oggi è infatti scontato che da un qualsiasi smartphone si possano installare le App sviluppate per Android e iOS.
In un mondo automobilistico sempre più guidato dalla Digital User Experience (UX) anziché dalla potenza dei motori, gli OEM devono aumentare significativamente la loro capacità di offrire all’utente software auto di qualità e spostare i loro fattori di differenziazione. Al tempo stesso devono avere chiaro qual è lo specifico valore che li contraddistingue, sia lungo la value chain sia nei vari ambiti di competenza. Il raggiungimento di questo mix di obiettivi richiede un processo sistematico che si snoda lungo tre dimensioni di valore.
Punti di controllo: sono gli elementi essenziali per acquisire valore e dovrebbero servire da punto di partenza per determinare dove focalizzarsi e quali risorse uniche sfruttare.
Stack tecnologico: gli OEM devono essere certi di avere valore aggiunto e funzionalità sufficienti in diverse aree cruciali, tra cui l’interfaccia utente digitale, UX, middleware e API del veicolo.
Domini: l’offerta di valore di un player dipenderà dal posizionamento del marchio, dal segmento di mercato interessato e dalle capacità OEM esistenti.
L’evoluzione dell’auto digitale è in atto
Il cambio d’approccio delle Case auto per sviluppare una nuova architettura E / E richiederà importanti trasformazioni in varie aree. Il procurement (approvvigionamento), ad esempio, è un processo che gli OEM devono ripensare a fondo per accelerare il sopracitato “disaccoppiamento” tra hardware e software. Gli accordi richiederanno inoltre cambiamenti significativi per permettere l’adozione di una prospettiva di total-cost-of-ownership del software auto.
Gli OEM dovrebbero seguire una serie di best practice negli acquisti di software, iniziando con una valutazione di quali software e app avranno un’importanza strategica in futuro, in che modo i loro requisiti si evolveranno e quali modelli di procurement sono più appropriati in ciascun caso.
Nel breve termine, software e app sono comunque le aree più rilevanti. Entrambe le aree , secondo gli analisti, devono iniziare a definire i costi per il software separatamente dall’hardware. Le Case automobilistiche dovrebbero inoltre stabilire con i fornitori nuovi modelli di cooperazione incentrati su partnership strategiche anziché sul multisourcing.
Quel che è certo è che gli investimenti necessari per tenere il passo con l’ evoluzione digitale dell’auto sono ingenti. L’analisi di McKinsey mostra che se OEM e fornitori di primo livello volessero supportare nel 2030 lo stesso numero di programmi di sviluppo di oggi dovrebbero più che raddoppiare le loro risorse attualmente disponibili. I player hanno una varietà di opzioni per colmare questa lacuna, tra cui l’acquisto di aziende software, partnership o creazione di joint venture. Numerosi OEM hanno già stabilito partnership tra di loro o con aziende tecnologiche per accelerare lo sviluppo in settori chiave come la guida autonoma. Tra gli esempi più importanti la partnership di BMW con Baidu, Ford con Volkswagen e Honda Motor con GM. La necessità di espandere e mettere in comune la capacità di programmazione riflette la maggiore digitalizzazione prevista per la maggior parte dei componenti nelle piattaforme automobilistiche del prossimo decennio.
Le Case auto possono raggiungere l’eccellenza operativa perseguendo azioni mirate in tutte le fasi del ciclo di vita del prodotto. Innanzitutto, nella fase progettuale, dovrebbero semplificare la gestione dei requisiti, adottare misure per aumentare l’efficienza diagnostica e automatizzare i test. In secondo luogo, dalla fase progettuale iniziale alla fase della definizione delle SOP, potrebbero creare meccanismi efficaci per la logistica del software auto e gli aggiornamenti over-the-air. In terzo luogo, gli OEM dovrebbero stabilire una solida base operativa aumentando l’efficienza della gestione delle prestazioni e ottimizzando le eccellenze operative “core” nello sviluppo del software in gran parte del life cycle.
Case auto e software auto: occorre ridefinire priorità e obiettivi
Le Case auto sono pronte alla sfida dell’ auto digitale? Secondo McKinsey la maggior parte delle organizzazioni non ha tutti mezzi per lo shift verso il digitale derivante dai trend ACES. A pesare sono soprattutto criticità a livello esecutivo sul fronte software e una sostanziale carenza di ingegneri e progettisti in questo specifico ambito. Gli OEM, come riporta l’analisi, sono chiamati a ridefinire le loro priorità e i loro obiettivi: dovrebbero ad esempio accelerare i processi decisionali sulle problematiche relative al software auto, oltre che chiarire la proprietà del software (e tutti gli aspetti ad essa connessi), la strategia dell’azienda sul versante software/elettronico e i budget associati. Appare chiaro, tuttavia, che non esiste un approccio alla smart car valido per tutti. Mentre ci sono alcuni punti fermi comuni su come ancorare l’unità IT /sviluppo software nell’organizzazione, la configurazione corretta dovrebbe essere scelta dall’ OEM in base alle sue priorità. Le parole d’ordine sembrano tuttavia chiarezza dei compiti, riduzione delle interfacce e velocità del processo decisionale. In altre parole un’organizzazione più snella e con team focalizzati sul software.
Poiché le diverse funzioni – come ricerca e sviluppo, acquisti, produzione, vendite e post-vendita – possono avere requisiti e cicli in contrasto con il software, appare necessario uno specifico sforzo per armonizzarli e garantire così una user experience totale e uno sviluppo efficiente dei processi. Secondo un sondaggio di McKinsey le Case auto sono in ritardo rispetto a società di altri settori nell’adozione di moderni modelli organizzativi, con meno del 35% di esse che punta su una riorganizzazione agile su larga scala . Ci sono tuttavia esempi positivi: Daimler, ad esempio, ha abbracciato un modello organizzativo decentralizzato, con team connessi orizzontalmente, seguendo l’esempio di molte organizzazioni IT. Anche Volvo Cars ha optato per una trasformazione agile su larga scala.
Le azienda “native digitali” hanno molte buone pratiche che gli OEM possono adottare: una maggiore trasparenza dei dati, ad esempio, può catalizzare gli sforzi di collaborazione, così come l’adozione di nuovi modelli di gestione di funzioni e processi ispirati alle aziende IT e che consentano alle stesse Case di trasformarsi in potenti software house.
In tutto questo risulta ovviamente cruciale riuscire anche ad attrarre i migliori talenti sulla piazza. Le Case auto sono dunque chiamate ad una trasformazione generale che le porti a concentrare sempre energie sul versante software e avvicinarsi di conseguenza al modello delle più avanzate aziende IT e software house, offrendo un ambiente di lavoro capace di attrarre i migliori programmatori e conforme al loro modo di lavorare, andando quindi oltre l’offerta di un buon salario e di un’auto aziendale. Le Case devono inoltre valorizzare al massimo i punti focali in cui attualmente è concentrato il talento digitale, come ad esempio le specifiche competenze alla base degli algoritmi della guida autonoma.
Auto del futuro: grossi cambiamenti per la filiera automotive
Gli OEM hanno tradizionalmente lavorato a stretto contatto con fornitori di primo livello (tier 1). Oggi, tuttavia, si sta assistendo all’emergere di un ecosistema più ampio. Mentre le aziende high-tech entrano nel mercato automotive, gli operatori storici formano nuove partnership e i fornitori di secondo livello si mettono in fila per offrire prodotti e servizi direttamente agli OEM, superando così quelli di primo livello. Secondo una recente analisi McKinsey, un OEM dovrebbe investire quasi 75 miliardi di dollari per avere una posizione di forza nelle tecnologie ACES (guida automa, connettività auto, elettrificazione e mobilità condivisa). Quel che è certo è che le nuove tecnologie produrranno un enorme valore, ma nessuno può già dire esattamente dove confluirà il profitto economico.
Gli OEM hanno attualmente il controllo sul cliente finale (in una certa misura) e sul prodotto principale: l’auto. Tuttavia, per rimanere dominanti nel mondo ACES, le Case devono rivalutare il loro ruolo all’interno dell’intero ecosistema, capire quali leve muovere e decidere che fetta della torta saranno disposti a cedere per formare una prospera rete di innovazione. Gli OEM devono inoltre risolvere sfide tecniche che includono l’incremento della complessità del software automotive, problemi di sicurezza e responsabilità più complesse di gestione dell’ auto connessa.
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