In aftermarket il sistema di scarico, come viene chiamato dagli operatori del settore, rappresenta una parte importante del business di ricambisti e officine. Sono molti infatti i ricambi che rientrano nell’ambito degli impianti di scarico, così come gli interventi riparativi ad esso associati.
I “protagonisti” dello scarico sono componenti quali silenziatore, filtro antiparticolato, catalizzatore e tubo di scarico (marmitta). Nella gamma scarico rientrano valvole EGR, sonde lambda, sensori NOX, sensori di pressione e sensori temperatura gas di scarico, oltre ad attrezzature diagnostiche specifiche. Sono dunque molti gli interventi di riparazione che riguardano l’ambito dell’ impianto di scarico, spaziando dalla pulizia del filtro antiparticolato alla sostituzione dei singoli sensori legati allo scarico. In certi casi il problema può essere dunque risolto con un intervento “mirato”, come la pulizia del filtro antiparticolato, ma spesso è necessario risolvere il problema alla radice sostituendo tutte le parti interessate.
Ricambi: i kit scarico aftermarket
A questo scopo sono stati introdotti in aftermarket degli appositi kit che includono – nella stessa scatola – tutte le parti singole di prodotto e gli accessori necessari per il montaggio. La gamma di questi kit scarico comprende generalmente kit per silenziatori, filtri antiparticolato diesel, catalizzatori e tubi di scarico. Nella stessa scatola i meccanici possono trovare, oltre ai singoli componenti, anche morsetti, silent block, e altri accessori necessari per una facile e corretta installazione. La comodità è dunque quella di non dover ordinare separatamente i vari prodotti e gli accessori per il montaggio ma di avere sotto un unico riferimento e in un’unica confezione tutto il necessario.
Problemi legati allo scarico auto
Quando si parla di guasti all’impianto di scarico di un veicolo, tra i “sospettati” principali c’è molto spesso il filtro antiparticolato o FAP. La sua funzione è infatti quella di trattenere la fuliggine impedendo allo scarico di disperderla nell’ambiente. Tuttavia, perchè il filtro antiparticolato sia efficiente è necessario che resti pulito, dal momento che un eccesso di accumuli ne abbassa drasticamente la capacità filtrante. Uno scarso utilizzo dell’auto impatta sulla capacità del filtro di “auto-pulirsi” attraverso la cosiddetta rigenerazione del filtro antiparticolato.
Se infatti il motore diesel non funziona abbastanza a lungo, o non è abbastanza caldo da consentire la rigenerazione attiva, la rigenerazione attiva non avviene correttamente. Tale rigenerazione necessita infatti di una temperatura di circa 600° per attivarsi ossidando la fuliggine e trattenendola nel filtro.
Rigenerazione filtro antiparticolato
Una prima possibile strada da tentare quando si ha a che fare con un filtro antiparticolato intasato, che compromette lo scarico del veicolo, è la rigenerazione forzata. Per farla il meccanico porta il motore a 3.000 giri per circa 10-12 minuti (a vettura ferma), aggiungendo un additivo professionale che dovrebbe innescare la rigenerazione. Se il filtro resta intasato è opportuno sostituire il filtro antiparticolato, utilizzando l’apposito kit con tutti i componenti e gli accessori per il montaggio. Un’altra possibilità è quella di affidarsi ad aziende specializzate nella pulizia profonda del filtro antiparticolato, che richiede lo smontaggio e rimontaggio dello stesso.
Sonda lambda difettosa
I problemi di scarico potrebbero essere connessi a un guasto o malfunzionamento della sonda lambda, componente che ha il ruolo fondamentale di rilevare con la massima precisione la concentrazione di ossigeno all’interno della camera di combustione affinché il dosaggio aria-carburante sia corretto. Nel circuito di regolazione lambda, la sonda di regolazione misura l’ossigeno presente nel gas di scarico prima che entri nel catalizzatore. Rilevata la concentrazione dell’ossigeno, il sensore dialoga con la centralina del motore (ECU) che, a seconda di quanto rilevato dal sensore, varia il rapporto aria combustibile della miscela. Tutto questo per avere la cosiddetta “miscela stechiometrica, ossia il rapporto aria-carburante ottimale affinché il catalizzatore possa funzionare con la massima efficienza, convertendo i gas di scarico nocivi in gas non pericolosi per l’ambiente. Se la miscela è grassa, il catalizzatore lavora con meno efficienza e le emissioni di monossido di carbonio e idrocarburi incombusti aumentano. In caso di miscela magra, invece, aumentano considerevolmente le emissioni di ossidi di azoto.
Le sonde lambda possono essere di varie tipologie (link) e nel tempo, quando diventano meno reattive e il salto di tensione si indebolisce, richiedono di essere sostituite per una migliore efficienza del sistema di scarico e delle prestazioni del motore.
Catalizzatore: come funziona e quando sostituirlo
Il catalizzatore, o convertitore catalitico, ha la funzione di assorbire le particelle più inquinanti del gas di scarico e di convertirle in sostanze meno dannose. Alla base del funzionamento del catalizzatore c’è un complesso processo chimico reso possibile dalle specifiche proprietà di materiali come il platino, il palladio o il rodio. Meglio conosciuto come “marmitta catalitica”, il catalizzatore è installato sull’impianto di scarico del motore endotermico (all’ interno della marmitta) e opera ad una temperatura tra i 170 e i 390 gradi.
La principale funzione del convertitore catalitico è quindi quella di abbattere le emissioni inquinanti, grazie ad apposite barriere / paratie in grado di assorbire monossido di carbonio e di azoto e di trasformarlo in biossido di carbonio. Le paratie, generalmente in palladio o rodio, assorbono dunque gli idrocarburi incombusti, gli ossidi di azoto e il monossido di carbonio per trasformarli in anidride carbonica, acqua e azoto. I gas vengono poi liberati all’esterno attraverso la marmitta, passando per i silenziatori per attenuare il rumore.
Guasto al catalizzatore
Se il catalizzatore non funziona correttamente possono verificarsi vari problemi. Tra i sintomi di un catalizzatore guasto può esserci un graduale peggioramento delle prestazioni del motore, che porta anche ad una riduzione della velocità massima. Altro sintomo è l’aumento delle emissioni, che tuttavia difficilmente può essere riconosciuto dall’automobilista. Rumori insoliti provenienti dalla marmitta e fumo nero possono essere chiari segnali che il catalizzatore non funziona, così come un difficile avviamento.
Alcuni additivi arricchiti di ossigeno possono essere utilizzati per una pulizia del catalizzatore, ma possono rivelarsi non efficaci richiedendo la sostituzione del catalizzatore. Il problema al catalizzatore, se non ci sono compromissioni serie, può essere spesso risolto guidando con continuità l’auto in autostrada a velocità sostenuta, consentendo al catalizzatore di raggiungere una temperatura elevata che lo auto-pulisce.
Nei veicoli più recenti la riduzione delle emissioni di ossidi di azoto è ottenuta grazie al catalizzatore SCR Continuo (Selective Catalytic Reduction), che riduce fino all’80% gli ossidi di azoto trasformandoli in vapore acqueo e azoto. Per funzionare correttamente richiede un additivo a base di urea, che deve essere sempre mantenuto ai corretti livelli.
Valvole EGR e problemi allo scarico
Altri problemi connessi allo scarico potrebbero dipendere dalle valvole EGR. La valvola EGR – in questo articolo è spiegato nel dettaglio cos’è e come funziona la valvola EGR – ha il compito di reintrodurre parte dei gas di scarico in camera di combustione in modo da ridurre l’aspirazione di ossigeno. Un malfunzionamento delle valvole EGR potrebbe dunque impattare sul sistema di scarico, non limitando adeguatamente la formazione di ossidi di azoto.
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