Il mondo dell’autoriparazione ha dovuto rapidamente adeguarsi alla presenza di più refrigeranti , adottando le attrezzature più consone. Finiti i tempi del “rabbocco facile”, da diversi anni a questa parte la questione si è fatta molto più complessa, come dimostra anche l’introduzione del “patentino” per i gas fluorurati. Dal 2017, in base alle normative europee, tutti gli impianti A/C delle auto che escono dagli stabilimenti produttivi sono caricati con l’R1234yf, più ecologico del vecchio refrigerante ma anche molto più costoso. Dal 2017 sono dunque sempre di più le auto che, utilizzando le stazioni ricarica climatizzatore, devono essere ricaricate con il nuovo refrigerante, ma, al tempo stesso, sono molte anche quelle che utilizzano il vecchio refrigerante. Assolutamente vietato mischiare i due refrigeranti. Ed è per questo che sul mercato si è affacciata un’offerta sempre più ampia e diversificata di stazioni di recupero/ricarica, ognuna delle quali è concepita per rispondere ad esigenze ben precise.
In futuro si dovrà fare i conti anche con gli impianti caricati con CO2. Caricare un impianto con C02 richiede competenze e attrezzature nuove, dal momento che i sistemi a C02 hanno una componentistica diversa da quelli tradizionali e lavorano a pressioni molto alte, il che richiede una serie di competenze e accorgimenti a livello riparativo,
Stazioni di ricarica climatizzatore: le diverse tipologie
Le soluzioni che oggi vanno per la maggiore sono le stazioni di ricarica climatizzatore in grado di operare sia con il nuovo che con il vecchio refrigerante, permettendo di alternare la ricarica su mezzi dotati di refrigeranti R134a e R1234yf. Queste stazioni possono disporre di doppio serbatoio e doppi e distinti circuiti di recupero, riciclaggio e ricarica, oltre a processi di manutenzione completamente automatizzati.
Le stazioni ricarica climatizzatore top di gamma sono in grado di operare contemporaneamente con entrambi i refrigeranti, passando in pochissimo tempo da una configurazione all’altra, grazie al doppio serbatoio e ad un sofisticato sistema di lavaggio che effettua una completa e sicura pulizia dei condotti.
Generalmente le stazioni di ultima generazione, anche nella fascia media, sono munite di funzioni automatiche per il recupero ed il riciclaggio del refrigerante e per lo scarico dell’olio.
Modelli evoluti di stazioni di ricarica climatizzatore sono equipaggiati con un sistema a flaconi ermetici per l’olio, oltre ad effettuare il controllo automatico della correttezza del peso del refrigerante. I flaconi dell’olio ermetici e ricaricabili impediscono la contaminazione dell’olio con aria e umidità e hanno il vantaggio di poter essere continuamente riutilizzati.
Altra soluzione innovativa è il sistema di riconoscimento automatico della tipologia di olio, che, incrociando le informazioni contenute nel database veicoli, segnala l’eventuale inserimento di un flacone sbagliato. L’avvento di nuove tipologie di veicoli, specialmente quelli ibridi, ha portato infatti all’introduzione di oli diversi a seconda del sistema di climatizzazione sul quale si interviene (ad esempio PAG oppure POE).
Altri modelli di stazioni di ricarica sono predisposti per effettuare operazioni di ricarica e manutenzione A/C o con il gas R134a oppure l’R1234yf. Il passaggio da una configurazione all’altra avviene generalmente tramite un kit retrofit attraverso il quale è possibile operare con il nuovo refrigerante.
Identificazione del refrigerante e diagnosi sistema A/C
Con l’introduzione del nuovo refrigerante R1234yf è diventato fondamentale, prima di eseguire la manutenzione, riconoscere la tipologia di refrigerante. Un aspetto a cui dare la giusta attenzione, visto che è possibile imbattersi anche in refrigeranti contraffatti o in prodotti non conformi. Sono stati pertanto introdotti sul mercato degli appositi Kit di identificazione del refrigerante che consentono di verificare la purezza del refrigerante e la tipologia. Ciò consente inoltre di scongiurare pericolosi mescolamenti di gas, bloccando la stazione di ricarica qualora si introduca un refrigerante sbagliato o, peggio ancora, contraffatto.
La complessità dei veicoli moderni non ha risparmiato l’impianto di climatizzazione, e per poter intervenire su un impianto non è più sufficiente controllare solamente temperature e le pressioni. Le stazioni di ricarica di fascia alta possono quindi integrare un sistema di Autodiagnosi, che consente di individuare eventuali errori e operare su parametri, regolazioni e attivazioni del sistema di climatizzazione. In tal modo è possibile verificare rapidamente il corretto funzionamento dell’impianto A/C e, in caso di problemi, intervenire prontamente.
Importante per le stazioni di ricarica è il rispetto dei requisiti di sicurezza Europei CE/PED e la rispondenza a gli standard in materia di purezza del refrigerante e di efficienza di recupero.
Ricarica impianto A/C passo per passo
La ricarica dell’impianto rappresenta l’intervento più frequente in ambito di climatizzazione. Sui tubi del circuito di alta pressione e bassa pressione sono presenti le valvole unidirezionali che permettono la carica del circuito con la quantità di refrigerante indicata dal costruttore. Per caricare un circuito occorre utilizzare delle stazioni specifiche che sono in grado di immettere nel circuito il refrigerante e la quantità di olio prescritta dal costruttore.
Fondamentalmente le operazioni da seguire sono le seguenti:
1) fare il vuoto nel circuito usando la pompa presente nella stazione (l’operazione deve durare almeno 20 minuti)
2) Immettere la quantità di olio prescritta
3) Immettere la quantità di gas prescritta (in caso di difficoltà di immissione fare entrare il refrigerante dal solo circuito di bassa pressione con il motore in funzione a circa 2000 giri/min. e il clima acceso).
Climatizzatore guasto: i possibili problemi
Molti altri interventi interessano l’impianto di climatizzazione. Di seguito le diagnosi dei difetti più ricorrenti:
– Compressore rumoroso: c’è troppo gas (le pressioni sono elevate), manca olio nell’impianto, la frizione elettromagnetica e i cuscinetti sono usurati; occorre verificare la tensione della cinghia.
– Rumorosità della valvola di espansione: umidità nell’impianto, valvola difettosa.
– Non si inserisce il compressore: manca il gas (la pressione nel circuito è troppo bassa), la pressione è troppo alta (valvola di espansione bloccata), trinary o pressostato difettoso, anomalia sull’impianto elettrico.
– I cicli del compressore sono brevi e ravvicinati: c’è troppo gas nell’impianto (le pressioni sono elevate), il compressore non è comandato in modo corretto.
– Non si inserisce l’elettroventilatore del condensatore: il trinary è difettoso, c’è un problema elettrico sull’impianto di attivazione, il motore dell’elettroventilatore è guasto.
– La resa dell’impianto è scarsa (non esce aria sufficientemente fredda): manca il refrigerante, la valvola di espansione è bloccata nella posizione chiusa (la bassa pressione ha un valore troppo contenuto e/o quella alta ha un valore troppo elevato), il filtro è intasato; verificare tensione cinghia.
Riparazione impianto climatizzazione: alcune precauzioni
Per eseguire tali interventi sono indispensabili alcune fondamentali precauzioni. Quando si smontano gli elementi si devono sigillare sempre i tubi del circuito per evitare che al loro interno si depositino impurità e umidità. Si devono sempre verificare gli O-Ring di tenuta, eventualmente sostituirli con altri nuovi ed inumidirli prima del montaggio con l’olio usato per lubrificare il compressore. E’ inoltre importante serrare i raccordi alla coppia prescritta dal costruttore ed operare sempre con la massima pulizia. Durante la carica si deve aggiungere sempre una percentuale di olio pari a quella che è rimasta depositata nel componente sostituito. É poi fondamentale effettuare un vuoto perfetto del circuito: questo serve infatti ad eliminare piccole impurità e l’umidità che potrebbe trasformarsi in ghiaccio all’interno della valvola di espansione.
Patentino gas fluorurati
Tutti gli autoriparatori che hanno a che fare con i climatizzatori delle auto devono necessariamente iscriversi al Registro nazionale dei gas fluorurati e ottenere l’attestato. Lo stabilisce il decreto D.P.R. 43-2012, entrato in vigore a fine gennaio, precisando che “i tecnici e le imprese che eseguono interventi su impianti frigoriferi, condizionatori, pompe di calore, estintori antincendio e commutatori ad alta tensione e altri apparecchi che contengono gas fluorurati a effetto serra, dovranno avere specifica certificazione, che sarà rilasciata da organismo appositamente accreditato”. Anche gli autoriparatori che utilizzano una stazione di ricarica o che riparano l’impianto in caso di danno o manutenzione (e che quindi devono svuotarlo e riempirlo del gas refrigerante) rientrano nelle categorie previste dal decreto, e in particolare nella categoria “Recupero di taluni gas fluorurati ad effetto serra dagli impianti di condizionamento d’aria in determinati veicoli a motore” (Regolamento CE n. 307/2008). I veicoli a motore cui fa riferimento il regolamento sono auto e furgoni per trasporto di persone, con massimo otto posti a sedere oltre al sedile del conducente, e per il trasporto di merci con massa massima di 1305 kg.
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