Il comparto aftermarket, generalmente anticiclico, presenta un fatturato in calo nel 2013. Ma il 2014 è partito bene e ci sono segnali di ripresa. Ecco il quadro elaborato da Anfia
Il comparto aftermarket (componentistica non destinata al primo impianto), generalmente anticiclico, presenta un fatturato in calo negli ultimi anni. Secondo i dati del Barometro Aftermarket – rilevazione statistica interna al Gruppo Componenti ANFIA che fornisce un trend indicativo dell’andamento del mercato su base mensile, sia a livello consolidato, sia a livello di singole famiglie di prodotto – il fatturato della componentistica aftermarket nel 2013 è calato del 3,5% rispetto al 2012 (anno che aveva chiuso a -7,5% dopo un 2011 positivo), seppur con variazioni percentuali diverse a seconda delle famiglie di prodotto considerate. Il calo più marcato ha interessato i materiali di consumo (-7,6%); seguono i componenti motore (-4,1%); pressoché stabili i componenti di carrozzeria e abitacolo (-0,9%), mentre registrano una crescita a doppia cifra i componenti undercar (+10,9%). Nel 2014, tuttavia, emergono segnali di ripresa. Sempre secondo il Barometro Aftermarket, il fatturato complessivo, dopo un primo trimestre chiuso a +1%, presenta una variazione positiva dell’1,6% nel primo semestre 2014 rispetto al primo semestre 2013, con dinamiche diversificate per le singole famiglie di prodotto: dal +12,4% dei materiali di consumo al +7,9% dei componenti motore, mentre riportano un calo del 3,4% i componenti di carrozzeria e abitacolo e dell’8,8% i componenti undercar.
Secondo Paolo Vasone, Coordinatore del Gruppo di lavoro Aftermarket del Gruppo Componenti ANFIA, “L’inesorabile invecchiamento del parco circolante, in conseguenza della forte contrazione delle vendite di auto nuove in Italia – nel 2013 l’età mediana (in aumento rispetto al 2012) è arrivata a 12 anni e 2 mesi per le auto a benzina e a 7 anni e 7 mesi per le auto diesel – dovrebbe sostenere la domanda di riparazioni e manutenzione. Evidentemente, però, altri fattori spingono a rinviare o a contenere il più possibile gli interventi”.
“Tra questi fattori – sottolinea Renzo Servadei, amministratore delegato di Promotec, società organizzatrice di Autopromotec – vi è senz’altro il consistente calo del traffico, come emerge con grande chiarezza anche dagli ultimi dati sui consumi di carburante, che ha comportato una minor usura degli autoveicoli”.
“Ci sono, poi, alcuni trend maturati negli ultimi anni, che non possono passare inosservati per gli operatori del post-vendita – ha proseguito Vasone. L’evoluzione della domanda di mobilità in direzione di un impiego più ragionato della vettura, infatti, implica anche una maggiore attenzione alla qualità dei servizi e dei prodotti in rapporto ai prezzi e, in generale, una più accurata selezione delle offerte, anche grazie all’ampia disponibilità di informazioni sui portali online. Inoltre, la complessità dei veicoli di ultima generazione continua a crescere, sia in termini di gamma di sistemi di alimentazione a disposizione, sia in termini di nuove tecnologie a bordo del veicolo. Una complessità che si riflette sul mondo del ricambio e dell’autoriparazione e che può essere gestita solo con adeguati programmi di training, per l’acquisizione delle competenze indispensabili ad operare in sicurezza e secondo le norme di riferimento”.
“A questo proposito – ricorda Servadei – nelle ultime edizioni di Autopromotec, la più specializzata rassegna espositiva internazionale delle attrezzature e dell’aftermarket automobilistico, spazio crescente si è dato proprio ai problemi della formazione e dell’aggiornamento professionale degli operatori dell’autoriparazione. Ed anche per la prossima edizione di Autopromotec, che si svolgerà presso il Quartiere Fieristico di Bologna dal 20 al 24 maggio 2015, sarà previsto un ricco calendario di iniziative destinate ad incidere positivamente sulla professionalità degli operatori dell’aftermarket.”
Componentisti
Per la filiera della componentistica automotive italiana – stimabile in circa 2.400 aziende e 166.000 addetti diretti (intero settore automotive: oltre 1,2 milioni di lavoratori), – comunque, il 2013 è stato un anno complessivamente positivo. Secondo le stime ANFIA, il fatturato complessivo si aggira attorno ai 39 miliardi di Euro, con una crescita contenuta rispetto all’anno precedente (+2,7%) soprattutto per via del rallentamento della produzione di autoveicoli a livello nazionale (-2% rispetto al 2012, con poco più di 658.000 unità) e anche in alcuni Paesi europei. Nello stesso anno, le esportazioni della componentistica hanno raggiunto i 19,3 miliardi di Euro (+5,7%, in controtendenza rispetto all’andamento complessivo di tutte le merci esportate a livello nazionale), con una bilancia commerciale positiva di 8,2 miliardi di Euro (+7,7% rispetto al 2012), mentre le importazioni hanno superato gli 11 miliardi di Euro (+4,2%). Le esportazioni del settore pesano per il 4,9% di tutto l’export italiano, mentre le importazioni incidono per il 3,1% circa, quote che salgono rispettivamente al 5,2% e al 3,9% se si esclude dal totale dei flussi di scambio commerciale il comparto energia.
Nel primo trimestre 2014, le esportazioni di parti e accessori per autoveicoli raggiungono i 5,1 miliardi di Euro (+9,3% sullo stesso trimestre del 2013) e le importazioni i 2,9 miliardi di Euro (+8,2%), con un saldo attivo di 2,2 miliardi di Euro (+10,8%). Cresce il peso delle esportazioni del settore sul totale delle merci italiane esportate, passando dal 4,9% di fine 2013 al 5,3%, mentre le
importazioni pesano per il 3,2% circa (3,1% a fine 2013).
Le esportazioni e la presenza diretta delle imprese della filiera sui mercati esteri hanno seguito un trend crescente negli ultimi anni. Nonostante il ridimensionamento della produzione domestica di autoveicoli, infatti, le aziende hanno saputo far leva sui fattori di competitività, dirottando una parte crescente delle loro produzione alle commesse estere. Le imprese più strutturate, dopo aver conquistato e confermato la presenza su un mercato, danno il via ad investimenti fissi aprendo stabilimenti produttivi in loco per la fornitura locale, specie nelle zone a maggior crescita.
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