L’indice Istat della produzione industriale ha fatto registrare in gennaio un rimbalzo dell’1,7% dopo quattro variazioni mensili negative. Questo dato si inserisce tuttavia in un quadro statistico di inizio 2019 prevalentemente negativo. I tassi di disoccupazione generale e giovanile in gennaio sono in aumento. Il clima di fiducia delle imprese è in calo sia in gennaio che in febbraio, le immatricolazioni di autovetture sono calate del 7,4% in gennaio e del 2,4% in febbraio. Il clima di fiducia dei consumatori, dopo una crescita in gennaio, è di nuovo in calo in febbraio. L’indicatore anticipatore dell’Istat fa registrare in febbraio una nuova contrazione. L’unico segnale positivo viene dalle vendite del commercio al dettaglio (+0,5% congiunturale in gennaio).
Appare quindi veramente difficile che il segnale positivo che viene dal dato sulla produzione industriale in gennaio diffuso oggi dall’Istat indichi una possibile inversione di tendenza. Questo dato si inserisce infatti in un contesto negativo compatibile con un nuovo calo congiunturale del Pil nel primo trimestre 2019, che sarebbe il terzo consecutivo e segnerebbe il passaggio dalla recessione tecnica alla recessione conclamata per l’economia italiana.
Il quadro attuale, secondo Gian Primo Quagliano, presidente del Centro Studi Promotor, è dunque decisamente preoccupante e non si vede come la situazione possa migliorare nel prossimo futuro dato il rallentamento economico del contesto internazionale e data la mancanza di una credibile politica anticongiunturale del nostro Paese. “L’Italia – ha proseguito Quagliano – unico Paese economicamente avanzato ancora alle prese con la crisi del 2008, nel 2018 ha accusato un calo del Pil del 4,3% sul 2007, mentre la produzione industriale è ancora al di sotto del livello ante-crisi di ben il 21,1%. Tra l’altro, la crisi economica che il nostro Paese sta vivendo è già la più lunga che si sia mai verificata nel nostro Paese dall’Unità d’Italia ad oggi”.
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