Nel mondo dell’aftermarket auto la porta OBD, o presa OBD, è diventata sinonimo di diagnosi elettronica del veicolo. Questa porta, generalmente posizionata sotto il cruscotto, è infatti il principale punto d’accesso al “cervello” del veicolo, consentendo l’individuazione delle problematiche del veicolo segnalate dalle spie, gli errori delle centraline, il reset dei dispositivi, il monitoraggio delle prestazione del motore e dei componenti.
Introdotta inizialmente negli Stati Uniti, l’ OBD auto – dall’inglese On-Board Diagnostics, diagnostica a bordo – è diventato uno standard globale per i veicoli destinati al mercato internazionale, diventando di fatto la principale interfaccia di comunicazione del veicolo con gli strumenti diagnostici in uso dai meccanici. Ma come funziona la presa OBD e perché ha un ruolo cruciale per il settore dell’autoriparazione?
A cosa serve la porta OBD
La porta OBD serve in primo luogo per collegare lo strumento di diagnosi dell’ autoriparatore e procedere con la diagnosi del veicolo per individuare guasti ed errori. È dunque la porta attraversano cui tutti i dati auto e gli errori registrati dalle centraline elettroniche vengono trasmessi al tester di diagnosi per essere analizzati e interpretati, in modo da individuare con precisione guasti e problemi ai vari sistemi dell’auto e ai singoli componenti.
I più avanzati sistemi di diagnosi vengono collegati direttamente alla presa OBD del veicolo, o tramite un connettore, e comunicano via Bluetooth con le unità di visualizzazione dei meccanici. Ecco a cosa serve la porta OBD:
- Monitorare le prestazione dell’auto tramite OBD: se in passato venivano rilevati solo errori e malfunzionamenti dei sistemi dell’auto, oggi l’evoluzione dell’elettronica e dell’interconnessione dei vari sistemi (auto connessa) consente un monitoraggio costante di tute le prestazioni del veicolo, da quelle del motore, a quelle delle emissioni e dei consumi, oltre al monitoraggio dello “stato di salute” dei vari sistemi (freni, sospensioni, trasmissione, raffreddamento, clima, gomme, ecc) e di vari componenti. Tutto questo flusso di informazioni passa attraverso la porta OBD, che fa dunque da porta di comunicazione tra il veicolo e l’esterno.
- Manutenzione predittiva: se fino a qualche tempo l’ “oggetto del contendere” erano i dati tecnici delle Case auto – spesso blindati o con restrizioni di accesso – oggi la questione si estende a tutti i dati raccolti dagli innumerevoli sensori con cui è equipaggiato il veicolo e trasmessi dalla telematica di bordo. Si tratta dei cosiddetti in-vehicle data, un enorme flusso di dati a ciclo continuo, che stanno alla base di quella che viene oggi chiamata “manutenzione predittiva” e che rappresenta il futuro della riparazione.
- Controllo delle emissioni: con le nuove normative sulle revisioni, l’ OBD diventa anche la porta d’accesso principale per verificare la conformità alle normative ambientali in merito alle emissioni dei veicoli in fase di revisione. Con i controlli obbligatori tramite OBD – previsti dalla circolare prot. n. 33287 pubblicata il 7 novembre 2023 – la lettura degli errori memorizzati diventa vincolante nella valutazione dell’efficienza del veicolo. Se la spia motore MIL rimane accesa in revisione è necessario la lettura degli errori memorizzati dalla centralina utilizzando la porta OBD e lo scantool OBD. Per il rilevamento di giri e temperatura motore, vi sono strumenti che, oltre a effettuare misure tramite pinza induzione e sensore piezo o da microfono e residuo segnale batteria, possono leggere i dati direttamente dalla presa OBD ed operare anche come SCANTOOL OBD.
Manutenzione predittiva: il futuro della riparazione auto
La strada è ormai tracciata. Presto non servirà più che un componente si rompa e l’auto rimanga in panne, perchè il guasto potrà essere predetto (in base ai parametri rilevati) e si potrà procedere ad una sostituzione preventiva prima della rottura del componente e di un guasto più grave al sistema.
Questo porterà ad un cambio di paradigma nel mondo dell’autoriparazione: non si porterà più l’auto in officina solamente nel momento in cui si rompe, lavorando in emergenza, ma come avviene negli ospedali si potranno “programmare” gli interventi per evitare danni più gravi e inaspettati.
Per i meccanici sarà decisivo acquisire tutte le competenze necessarie per lavorare con attrezzature interconnesse, dispositivi per la ricalibratura degli ADAS, oltre che per gestire i processi e l’organizzazione del lavoro con i migliori strumenti disponibili e per avere accesso a tutti dati, compresi gli in-vehicle data .
OBD, privacy e sicurezza dati
Un aspetto controverso riguardante la porta OBD è quello riguardante la sicurezza e la privacy dei dati trasmessi. Come tutti i dispositivi elettronici, anche la porta OBD è infatti potenzialmente vulnerabile a possibili bug informatici, anche se i sempre più avanzati standard di sicurezza sembrano al momento in grado di neutralizzare le minacce.
La porta OBD e il Regolamento Europeo di Omologazione REG 858/2018
Dal 1° settembre 2020 vige il Regolamento Europeo di Omologazione REG 858/2018. Uno dei temi centrali del Regolamento 858 è quello relativo all’accesso alle informazioni tecniche, in particolare quelle riguardanti la manutenzione e riparazione dei veicoli e quelle riferite alla diagnostica di bordo, cioè le informazioni trasmesse attraverso la porta OBD.
Ai costruttori viene importo l’obbligo di fornire a tutta la categoria di operatori indipendenti (produttori e distributori di parti di ricambio, autoriparatori non appartenenti ad una rete autorizzata, produttori e distributori di prodotti di diagnostica ma anche altri soggetti , ad esempio produttori e distributori di utensili, formatori) l’accesso a tutte le informazioni tecniche.
Punti focale del regolamento è che – indipendente da come tecnicamente si possa sviluppare questo accesso (presa OBD, transponder, ecc) – il costruttore debba comunque realizzare delle piattaforme tecniche attraverso cui l’autoriparatore possa accedere alle informazioni del veicolo.
Il futuro delle revisioni auto passa per la porta OBD
A partire da febbraio 2024, è entrata in vigore la Circolare prot. n° 33287 che introduce obbligatoriamente nelle revisioni auto i controlli tramite la porta OBD e la lettura degli errori memorizzati nella centralina se la spia motore MIL rimane accesa.
Le nuove regole delle revisioni prevedono inoltre la comunicazione dei consumi di carburante rilevati dalla centralina OBFCM, anche se non c’è ancora l’obbligo di comunicare tale dato. A questo si aggiungono i controlli sui chilometri percorsi/VIN memorizzati nella centralina. Tutto questo per assicurare controlli più scrupolosi sui veicoli attraverso la verifica tramite OBD.
Auto senza accesso porta OBD
Gli autoriparatori non devono quindi angosciarsi se, come può succedere, una nuova vettura non ha più l’OBD. Spetta infatti al costruttore, qualora non c’è la porta OBD, porre in essere altre soluzioni per consentire l’accesso ai dati della vettura da parte del mondo indipendente. E qui entra in gioco il Pass-Thru, cioè l’accesso ai dati a cui sono predisposti certi strumenti di diagnosi, basandosi su un accordo tra il produttore del diagnostico e la Casa auto, che si traduce in un canone che l’autoriparatore corrispondere al fornitore dello strumento di diagnosi e che gli consentirà di accedere ai dati direttamente dallo strumento. Il protocollo pass-through consente di fatto agli strumenti diagnostici stand-alone di by-passare il software interno del veicolo comunicando direttamente con le unita di controllo (ECU) dell’auto. Resta tuttavia aperta la questione di accesso ai dati subordinata all’acquisto di adattatori specifici da inserire nella porta ODB.
Che differenza c’è tra OBD e OBD2?
L’ OBD, introdotto negli anni ’80 negli USA, e l’ OBD2, introdotto negli anni novanta a livello globale, sono i due standard utilizzati per la diagnosi dei veicoli. Attualmente si parla quasi sempre di presa OBD, senza fare distinzioni. Lo standard OBD2 è stato adottato dai principali costruttori di veicoli a livello mondiale, così come la compatibilità con gli strumenti diagnostici OBD2.
OBD utilizza principalmente il protocollo J1850 PWM (Pulse Width Modulation) o altri protocolli meno comuni, mentre OBD2 utilizza principalmente i protocolli ISO9141, ISO14230 (KWP2000), ISO15765 (CAN), e SAE J1850 VPW (Variable Pulse Width).
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