In che misura l’aumento dei costi energetici, il rincaro continuo dei prezzi delle materie prime e la crisi dei chip stanno impattando sulla vostra azienda e quali iniziative state attuando per contrastarli?
“Ormai da tempo stiamo subendo i rincari delle materie prime e l’innalzamento dei costi aziendali a vario titolo. Purtroppo la politica energetica italiana non ci favorisce, ma possiamo agire in ottica di efficientamento soltanto aziendalmente. Stiamo cercando di abbattere la carbon footprint della nostra attività, ampliando e integrando il nostro impianto fotovoltaico che fa da polmone al reparto produttivo. Di pari passo stiamo portando avanti il relamping aziendale, per ridurre in modo sensibile l’assorbimento energetico del plant. Il tutto in un più ampio quadro di gestione energetica aziendale integrata, ad esempio con la programmazione da remoto di tutti i servizi ad asservimento della fabbrica. Il nostro target nei prossimi anni sarà la neutralità energetica ed è per questo che puntiamo da sempre sulle rinnovabili. Il tema della sostenibilità del business è al centro dell’agenda aziendale e lo valutiamo al pari di altri indicatori economici di performance. Con la pandemia il processo di Risk Management aziendale ha portato al continuo studio di strategie di gestione del rischio e dei processi. Per contrastare il rincaro delle materie prime e la difficoltà della reperibilità delle stesse abbiamo cercato di introdurre nell’organizzazione best practices per monitorare, gestire e diversificare il rischio di fornitura. Questo ovviamente creando piani di back up dei fornitori, sviluppando accordi quadro a lungo raggio, negoziando condizioni nuove forti di un potere contrattuale riconosciuto da tanti anni di presenza sul mercato. Il fatto di avere una Supply Chain stabile e non alla ricerca del prezzo ad ogni costo ci ha agevolato certamente, tanto è che poco è cambiata la nostra percentuale di evasione degli ordini. Il monitoraggio costante del tracking degli ordini, della solidità dei fornitori è un lavoro continuo che richiede il coinvolgimento di persone in processi che cambiano continuamente, in base al mercato. La resilienza e la sostenibilità costituiscono ormai il nuovo modello di business per essere oggi presenti su un mercato così difficile e dinamico”.
Questi fattori hanno avuto o avranno un effetto diretto anche sui vostri listini?
“Per contenere gli effetti di tutte le criticità del mercato contemporanee sui listini abbiamo lavorato innanzitutto su noi stessi, su una logistica efficiente, perfezionando il flusso delle merci e cercando, in ottica di miglioramento continuo, di ottimizzare la movimentazione dei materiali e delle giacenze, costruendo o perlomeno provando a farlo, una fabbrica intelligente. Senza dubbio l’estensione del nostro magazzino costruito negli anni ci ha aiutato e ci ha permesso di assorbire gran parte dei rincari senza trasferirli in egual misura sui prezzi dei prodotti o comunque in minima parte. Stiamo provando a stabilizzare il nostro mercato e rendere sostenibile il business, che si compone di prodotti che potremmo ritenere quasi beni essenziali, parlando di ricambistica auto di largo consumo. Auspichiamo che i prossimi mesi potranno fare rientrare una situazione ormai emergenziale, in cui le aziende come la nostra avrebbero bisogno di misure governative forti, che normalizzino il mercato in un contesto di continue oscillazioni. Noi, come tanti altri, stiamo facendo da ammortizzatore in una situazione non facile, in cui la sensazione è che non ci sia in una visione d’insieme del problema e la capacità di mettere insieme allo stesso tavolo i soggetti della filiera automotive con la politica, per arrivare all’implementazione di misure concrete di sostegno”.
Conflitto Russia-Ucraina: quanto coinvolge la sua azienda in termini di acquisti e vendite?
“Per quanto riguarda il tema della guerra Russa-Ucraina, i mercati di Russia, Bielorussia e Ucraina costituiscono una percentuale significativa delle nostre esportazioni, tant’è vero che abbiamo accordi decennali di collaborazione con i nostri partner locali. Le sanzioni imposte hanno un doppio rischio: il primo, immediato, è il blocco delle forniture già in budget, con conseguenti perdite di fatturato; il secondo, a lungo termine, deriva dal rischio di perdere irrimediabilmente questi mercati una volta finito il periodo di emergenza, giacché i clienti russi e bielorussi si stanno rivolgendo nel frattempo ad altri produttori, rimpiazzando così i nostri prodotti. Per quanto riguarda l’Ucraina invece il danno è sempre duplice, ma stavolta con effetti nel breve periodo: il primo dettato dalla perdita di fatturato, il secondo rappresentato dall’impossibilità di incassare i crediti finché la guerra non avrà fine”.
Gennaro Chianese Amministratore Delegato di Original Birth
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