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Mercato auto Europa: la domanda è fiacca, ma cresce l’elettrico

In febbraio sono state immatricolate in Europa Occidentale (UE+EFTA+UK) 963.540 autovetture con una contrazione su febbraio 2024 del 3,1% e una contrazione decisamente più grave (-16,2%) nei confronti dei livelli ante-crisi da pandemia, cioè nei confronti del 2019. In rosso sono anche i risultati del primo bimestre che ha chiuso con 1.959.580 immatricolazioni con un calo del 2,6% sullo stesso periodo del 2024 e di ben il 17,5% sul livello ante-pandemia. Il calo interessa quasi tutti i mercati dell’area con pochissime eccezioni in paesi decisamente marginali. Le ragioni di questa situazione sono ben note e sono riconducibili essenzialmente all’imposizione da parte dell’Unione Europea di una transizione energetica che prevede l’abbandono dei motori a combustione interna entro il 2035.

Ci si attendeva quindi che il Piano di azione presentato il 5 marzo a Bruxelles prevedesse un’attenuazione del rigore talebano dell’Unione per imporre l’auto elettrica, ma al di là della concessione accordata alle case automobilistiche di tre anni di tempo per adeguare la loro produzione ai diktat dell’Unione evitando le multe miliardarie previste, nessuna concessione sostanziale è stata fatta. Tra le conseguenze di questa situazione vi è anche il fatto che il mercato ridimensionato di questa fase post-pandemica è sempre più sostenuto essenzialmente dagli acquisti delle aziende che hanno la possibilità di far fronte all’aumento dei prezzi delle auto scaricando l’onere sui prezzi dei loro prodotti, mentre a fronte di questa situazione appare sempre più difficile il quadro delle persone fisiche che non potendo acquistare auto nuove dati i forti aumenti dei prezzi sono costrette in misura crescente a tenere in esercizio oltre il ragionevole le loro vecchie auto o a sostituirle con auto usate più recenti, ma che, in tempi normali, sarebbero state da tempo già rottamate. Le conseguenze sono ovviamente molto pesanti sia in termini di inquinamento che in termini di sicurezza. Tra l’altro, va segnalato il forte scontento dei produttori di auto e di componenti per l’auto, che, con il Piano di azione, chiedevano che l’Unione Europea riconoscesse il principio della neutralità tecnologica che in soldoni vuol dire lasciare la possibilità di essere immatricolate dopo il 2035 anche a soluzioni diverse dall’auto elettrica che, però, considerando anche il ciclo di produzione dei loro carburanti, abbiano emissioni zero di CO2.

Tornando ai dati diffusi oggi dall’ACEA, va detto che nel consuntivo del primo bimestre la quota delle elettriche nelle vendite in Europa Occidentale è in recupero ed è salita dal 12,5% del 2024 al 16,9% e questo anche grazie al contributo del grande mercato del Regno Unito in cui la quota delle elettriche è salita al 22,8% anche se, come afferma, Mike Hawes, amministratore delegato dell’associazione dei produttori e commercianti di automobili del Regno Unito (SMMT), questo risultato è stato ottenuto “grazie ad un costo enorme per i produttori in termini di supporto al mercato”. Tra i grandi mercati del continente all’estremo opposto rispetto al Regno Unito vi è proprio il mercato italiano in cui la quota delle elettriche nel primo bimestre 2025 ha toccato il 5%. D’altra parte, sostiene Gian Primo Quagliano, presidente del Centro Studi Promotor, i costruttori italiani di auto e di componenti per l’auto non possono certo investire per sostenere la transizione energetica dato che debbono impegnarsi fortemente per sopravvivere in un mercato sempre più aperto a concorrenti particolarmente aggressivi.