Riportiamo un’ interessante riflessione sull’inserimento in azienda di neolaureati pubblicata sul Giornale delle PMI a firma di Giacomo Bellantoni.
L’inserimento di nuove figure aziendali è sempre un momento di riflessione importante per una PMI italiana, si impiega tempo ad incontrare diversi candidati per analizzarne capacità, conoscenze e competenze, tutto ciò per capire se il candidato è in grado di integrarsi all’interno dell’organizzazione e quale è il valore aggiunto che effettivamente può dare.
Il discorso si può considerare anche più complicato se il candidato in oggetto è un neolaureato. Ci sono casi in cui si decide di puntare su una persona esperta in quanto si considerano i trascorsi lavorativi della stessa come garanzia di conoscenza e competenza, senza investire tempo nella formazione di un nuovo individuo. Assumere un neolaureato significa puntare su un giovane preparato dal punto di vista teorico che però non ha quasi mai messo piede in un reparto produttivo o in un ufficio marketing.
Le peculiarità che spesso vengono richieste ad un giovane in uscita da un percorso universitario sono conoscenza delle strategie di problem solving, caratteristiche come creatività e desiderio di mettersi alla prova. Un percorso di studi è sicuramente fondamentale per dare al ragazzo alcune conoscenze specifiche di settore ma l’applicazione di tali conoscenze resta un tabù nella maggior parte dei percorsi universitari. In altri termini, chi si occupa di selezione del personale avrà di fronte un ragazzo giovane con conoscenze specifiche ed una determinata forma mentis frutto di un percorso universitario, al quale aggiungere le qualità individuali.
Arrivati a questo punto sembra che il punto a sfavore per il neolaureato sia l’inesistente esperienza aziendale.
Proviamo a fare un passo indietro, perché allora ricercare un neolaureato e non un laureando?
Sono molte le università che impostano il percorso di studi facendo in modo che al termine dello stesso ci sia la possibilità di effettuare un tirocinio in azienda ma purtroppo sono poche le opportunità proposte agli studenti vicini alla laurea. Permettere ad uno studente laureando di fare un’esperienza in azienda quando è ormai alla fine del proprio percorso formativo porta vantaggi a tutte le parti coinvolte: studente, università ed azienda. Lo studente ha la possibilità di avere un primo approccio con il mondo del lavoro, toccando con mano ciò che ha solo visto sui libri. L’università ha l’opportunità di interfacciarsi con le aziende così da avere un feedback dal mercato ed eventualmente modificare il percorso di studi in modo da formare individui idonei al mondo del lavoro. L’impresa ha l’occasione di introdurre un giovane laureando all’interno della propria organizzazione, valutarlo con un anno di anticipo rispetto ad un neolaureato, formarlo e magari assumerlo qualora valuti il ragazzo valido per la propria attività; in questo modo l’azienda ha contribuito alla formazione dello studente ma soprattutto se interessata al giovane lo ha formato nel proprio interesse per il futuro ingresso in azienda.
Non è da sottovalutare la valenza sociale di questo gesto da parte delle aziende: anticipare l’ingresso dei giovani nel mondo del lavoro avrebbe riscontro positivo anche per la disoccupazione giovanile ed il lavoro nero, riducendo sicuramente entrambi. Non bisogna dimenticare che siamo in un contesto storico particolare: la globalizzazione, lo sviluppo tecnologico e l’attuale situazione economica sembrano eventi che insieme stanno trasformando profondamente il mondo del lavoro. Siamo in un periodo storico in cui i concetti di formazione ed istruzione stanno modificando il loro significato. Fino ad oggi i programmi formativi sono stati impostati sull’insegnamento di nozioni, ma nel XXI secolo grazie ad internet abbiamo tutti un accesso illimitato a nozioni ed informazioni, di conseguenza l’obiettivo dovrà essere impostare percorsi di formazione utili ad interpretare (attraverso le università) ed applicare (attraverso le aziende) tali nozioni così da aiutare lo studente a selezionare quelle che sono realmente importanti.
In conclusione, non possiamo sapere come evolverà il mercato del lavoro nei prossimi anni e di conseguenza non è possibile definire quali particolari abilità saranno richieste: probabilmente vedremo una riduzione delle conoscenze tecniche specifiche in favore di capacità utili a gestire il cambiamento e soprattutto che insegnino al lavoratore ad essere flessibile così da adattare se stesso a ciò che il mondo del lavoro richiede.
Le aziende avranno un ruolo chiave in questo percorso di cambiamento sociale e probabilmente la chiave è investire nei giovani, garantendo una formazione meno teorica ma più applicativa in accordo a ciò che l’azienda in questione ed il mercato richiedono.
Articolo di Giacomo Bellantoni, Export Manager presso RILUB S.p.A., azienda produttrice di oli lubrificanti. Laureato in Ingegneria Gestionale, laurea magistrale, presso l’Università degli Studi di Napoli Federico II.
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