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Incentivi post-Covid: nel webinar Arval gli strumenti per orientarsi

Come utilizzare gli aiuti alle imprese previsti nel periodo post Covid-19, individuare il contributo adatto e l’approccio strategico per ottenerli? Questi i temi affrontati nel corso del secondo webinar di luglio organizzato da Arval e indirizzato agli Arval Premium Center e agli Arval Center nell’ambito del Programma di Formazione curato da 24Ore Business School

Ottenere un contributo in finanza agevolata può essere una “boccata d’ossigeno” anche per gli autoriparatori. In questo periodo post Covid-19 i bandi predisposti dai vari soggetti pubblici sono molti, ma bisogna individuare il contributo più adatto. Il webinar organizzato da Arval con la collaborazione di 24Ore Business School, indirizzato agli Arval Premium Center e agli Arval Center, ha fornito agli imprenditori i principali strumenti per orientarsi, illustrando le principali terminologie e i regolamenti che stanno alla base di tutti gli incentivi utilizzabili, fornendo una guida su come compilare i moduli amministrativi e impostare una pratica di finanza agevolata.

Riconoscere gli aiuti
Il webinar tenuto da Pierluigi BertoliniFunzionario Area Credito e Finanza Assolombarda Confindustria Milano, Monza e Brianza, Lodi – ha approfondito alcuni concetti base per riconoscere quando un incentivo si configura come aiuto di Stato, tale solo se ha l’impresa come beneficiario e viene concesso da un ente pubblico con risorse pubbliche (non quindi da una banca) e se è selettivo (ad esempio limitato dalle dimensioni di un’impresa o dal codice Istat). Si è quindi focalizzato sul regime de minimis, particolarmente usato dagli enti locali (in particolare Regione e Camere di Commercio), che fissa la cifra di aiuto per PMI e grandi imprese al valore assoluto di 200mila € nel triennio e trova applicazione in più ambiti: incentivi alla formazione, sicurezza, innovazione, assunzioni, internazionalizzazione. Più della metà degli incentivi è in de minimis. Per calcolare l’ammontare dell’agevolazione occorre sommare tutti gli aiuti ottenuti in de minimis dall’azienda nell’esercizio finanziario di concessione dell’aiuto e nei due precedenti. Il plafond si calcola sempre in un triennio e, nel caso di aziende collegate, il de minimis riguarda non la singola impresa ma il gruppo. Un’altra modalità di erogazione di aiuti di Stato è il Regolamento 651, che non fissa un ammontare massimo ma ricorre a limiti in termini percentuali o “intensità di aiuto” differenziando tra piccole, medie e grandi imprese e tipologie di intervento. Il Regolamento non ha quindi un plafond ed è preferibile – potendo scegliere – alla modalità de minimis.

Covid-19: gli incentivi previsti dal quadro temporaneo
Per fronteggiare la crisi dovuta all’emergenza sanitaria, la Comunità Europea consente agli Stati membri di attivare ulteriori incentivi alle imprese: sono previste 11 possibilità di intervento da parte dello Stato, ma la maggioranza dei provvedimenti prevede aiuti quali convenzioni dirette, anticipi rimborsabili o agevolazioni fiscali. Il plafond ottenibile a fondo perduto è di 800mila €. Il principio di erogazione è lo stesso del de minimis, ma il “quadro temporaneo” è a termine. È meglio quindi utilizzare questi incentivi, senza appesantire il de minimis così da utilizzarlo in futuro, scaduto il quadro temporaneo. Si possono cumulare più incentivi sulle stesse spese? Il principio base è che sulla stessa fattura non è possibile, bisogna scegliere strategicamente quale utilizzare. Perché gli incentivi siano cumulabili devono prevederlo nel loro regolamento (la Sabatini, p.es., dà un contributo configurabile come aiuto di Stato che si può sommare a incentivi di natura fiscale).

Incentivi_imprese

Registro nazionale aiuti di stato RNA e nuova Sabatini
Le imprese che devono compilare la tabella degli incentivi utilizzati possono utilizzare l’RNA, che riporta gli incentivi configurabili come aiuti di Stato ed è utile per verificare che le agevolazioni pubbliche siano concesse rispettando le normative comunitarie e per controllare i massimali e i divieti di cumulo previsti. Il Registro indica: aiuti in de minimis; aiuti in esenzione (esentati dall’obbligo di notifica alla Commissione Europea); aiuti notificati dallo Stato membro alla Commissione Europea. La Sabatini è un incentivo nazionale che prevede un abbattimento del tasso di interesse con procedura valutativa a sportello. Con quasi 300 milioni di contributi ancora disponibili, consente alle imprese finanziamenti fino a 4 milioni di euro per acquistare strumentazioni nuove. La banca abbatte del 2,75% annuo il tasso di interesse sul finanziamento concesso. Il contributo è erogato a fondo perduto, dopo l’analisi economico/finanziaria dell’impresa da parte della banca e per alcuni beni: macchinari, impianti, beni strumentali e attrezzature nuove di fabbrica a uso produttivo, hardware, software e tecnologie digitali. Le imprese che hanno già in essere la Sabatini possono prorogarla di 6 mesi per realizzare gli investimenti e trasmettere al MiSE la documentazione.

Individuare e ottenere il contributo giusto
Giulia Podestà
Service Manager Credito & Finanza Agevolata – Assolombarda Servizi – ha sottolineato alcuni aspetti fondamentali delle agevolazioni. La finanza agevolata non è quasi mai retroattiva: tutto ciò che un’azienda ha già speso non è più ammissibile ad essere contribuito. Prima di muoversi occorre quindi valutare le opportunità e selezionare gli incentivi più adatti. Può essere utile affidarsi a un consulente o un’associazione che verifichi di quali agevolazioni usufruire, individuando l’incentivo giusto. Occorrerà poi raccogliere i documenti e scrivere una relazione, compilare la domanda da caricare e gestire portale online di ogni Regione o ente. Approvata la domanda bisogna realizzare quanto indicato nel progetto nei tempi e nei modi previsti (potrebbero seguire visite ispettive). Attenzione: non spendere un euro prima di avere ottenuto il contributo, anche un piccolo acconto può portare all’esclusione dall’aiuto. Soprattutto in questo periodo di emergenza, è opportuno adottare un approccio strategico all’utilizzo di finanziamenti e contributi, valutando le varie possibilità e considerando anche un “piano B” per eventualmente riutilizzare la richiesta per altri programmi simili. È questa la premessa dell’intervento di Germana Di FalcoFounder & CEO presso Cassiopea, esperta dell’Agenzia per la Coesione Territoriale – che ha fornito utili consigli per utilizzare al meglio incentivi e agevolazioni: “Le imprese dovrebbero usare la crisi per cambiare il proprio paradigma, utilizzando i finanziamenti non solo per ammortizzare gli urti e arrivare ai livelli di performance pre-crisi ma per esplorare soluzioni di differenziazione e ampliamento del business”. Occorre giocare d’anticipo e prevedere un percorso alternativo, qualora una domanda fosse respinta, riutilizzando in maniera intelligente il progetto “ritarandolo” su un bando omologo. Fondamentale è strutturare richieste di finanziamento competitive e presentare progetti che rispondano alle politiche sottese ai bandi, posizionando quindi la propria esigenza finanziaria rispetto alle caratteristiche di policy previste.

Richiesta_finanziamentiLo scenario post-Covid: aiuti più “elastici”
Il Covid ha modificato lo scenario di riferimento degli incentivi alle aziende, l’emergenza ha “allargato le maglie” delle condizioni di concessione degli aiuti. Le PMI possono chiedere fino a 800mila € che non rientrano nel novero degli aiuti di Stato per tutto quanto riferibile a esigenze urgenti di liquidità per contrastare gli effetti della diffusione del virus. Altra novità è l’avere fatto uscire dal paniere degli aiuti il sistema delle garanzie, degli sconti fiscali e delle proroghe fiscali che lo Stato può concedere alle PMI (assicurazioni, prestiti e garanzie che lo Stato dà alle banche che veicolano liquidità al sistema, come ad esempio la misura Liquidità Italia per concessioni di 25mila € euro senza garanzia). In questo particolare periodo, varrebbe la pena cercare di ottenere i contributi a fondo perduto previsti dal quadro regolamentare. Tra questi, il contributo per la riduzione del fatturato rispetto ai valori registrati nell’anno precedente. L’attuale quadro regolamentare consente ai soggetti pubblici di aiutare le PMI in maniera più elastica rispetto al pre-Covid: ciò può consentire alle aziende di esplorare nuove possibilità, non considerando i contributi come “sussidiari” ma provando a utilizzare i fondi per scaricare il rischio di investimento connesso a nuove aree di attività o alla ridefinizione delle modalità di erogare servizi. La finanza agevolata risulta vantaggiosa rispetto alla richiesta di prestiti alle banche o di eventuali operazioni di equity. Nel caso dei contributi a fondo perduto è infatti possibile accedere a capitali aggiuntivi senza dovere dare nulla in cambio. È tuttavia necessario che l’azienda identifichi a cosa servono concretamente le risorse previste dal bando. Bisogna poi definire quanti soldi servono e la soglia minima di attivazione. Generalmente i bandi sono impostati su tre soglie: fino a 100mila €, tra 100mila e 500mila, sopra i 500mila. Il secondo passaggio è individuare precisamente a cosa servono i soldi: acquisto di un immobile, ristrutturazione/allestimento di nuovi spazi, rifacimento impianti o anche piani di marketing, formazione personale, consulenze…

Consigli per partecipare a un bando
Per aumentare le chances di vincere un bando occorre individuare gli aspetti di finanziabilità che possono fare da “amo” per ottenere le risorse previste. Bisogna considerare dove si trova la propria impresa (in base all’area sono infatti disponibili bandi differenti da valutare), quindi individuare le sue caratteristiche specifiche e i beneficiari. Si considerino poi concretamente i fattori produttivi utilizzati nel progetto (per esempio auto elettriche, piattaforme digitali, igienizzazione, ristrutturazione green…) utili ad “agganciare” il programma con cui è possibile pagare l’intero pacchetto. Infine, vanno considerati i settori a cui il bando è rivolto.

Pianificare per decidere rapidamente
In un contesto di elevata incertezza, avere una corretta gestione economico-finanziaria è importantissimo. Per questo – come ha precisato Stefano Branca, Senior Manager Strategy e Corporate Finance 24Ore Business School – occorre pianificare attentamente i flussi di cassa e le analisi di sensitività, considerando che dal prossimo anno entrerà in vigore il nuovo Codice della crisi di impresa, che imporrà anche alle aziende di piccole dimensioni di dotarsi del revisore per garantire la capacità di essere solvibile e di fare fronte agli impegni finanziari. Non solo business plan, quindi, ma anche una corretta gestione della tesoreria. Sarà prioritario impostare non solo il budget economico e di tesoreria ma anche dare spazio ad analisi di sensitività, che consentano di capire qual è l’impatto delle variabili.

Costruire un buon business plan
Per realizzare un buon piano economico-finanziario, oltre alla pianificazione di breve periodo è fondamentale capire gli obiettivi di periodo medio-lungo e la direzione per raggiungerli. Qual è la direzione per raggiungere tali obiettivi? Sul breve periodo, bisogna concentrarsi sul budget, che prevede obiettivi prospettici a 6-12 mesi. Il budget è la declinazione del primo anno di piano finanziario in una mensilizzazione o per trimestri. Tutto parte dall’analisi della situazione contabile dell’azienda, dei bilanci e della contabilità passata (gli ultimi 2-3 esercizi) per capire le marginalità, la capacità di generare cassa e cosa ha funzionato e cosa no. Passo successivo è individuare i key drivers (assunzioni) del business plan, che permettono di iniziare a definire gli obiettivi di crescita a 1-2-3 anni o di ottimizzazione dei margini. Si realizza poi il piano economico finanziario e si declina il piano economico pluriennale in un piano mensilizzato e nel piano di cassa, per avere una visione prospettica delle esigenze finanziarie mese per mese. Infine, la costruzione di simulazioni per prevedere cosa può succedere se cambiano obiettivi e assunzioni.

a cura di Andrea Martinello