Secondo il Centro Studi Promotor, nel 2020 il mercato dell’auto potrà crescere del 5%, ma solo ricorrendo a efficaci incentivi per acquistare vetture elettriche o ad alimentazione tradizionale
Gian Primo Quagliano, presidente del Centro Studi Promotor, è molto diretto: il mercato dell’auto nazionale potrà raggiungere quota 2.010.000 (+5%) nel 2020, ma occorrono opportuni incentivi alla rottamazione, benefici sia per il Pil sia per la transizione all’auto elettrica e alla guida autonoma. Così ha affermato alla conferenza stampa annuale del Centro Studi Promotor, tenutasi stamattina a Milano e dedicata alla situazione e alle prospettive del mercato dell’auto.
A frenare questa possibilità, ha ribadito Quagliano, c’è l’obiezione che la situazione economica italiana non consenta di sostenere il grande sforzo per rinnovare in maniera significativa il parco circolante. L’Italia è l’unico Paese ad economia avanzata che non ha ancora superato la crisi del 2008, mentre il Pil pro capite 2018, contrariamente a quanto avviene in tutta la UE (con l’esclusione della sola Grecia), è più basso di quello del 2001 (-3,96%).
Ma il presidente del Centro Studi ha sottolineato come esistano formule di incentivazione alla rottamazione che possono dare una spinta anche al Pil a costo zero, perché il bonus viene completamente recuperato attraverso il gettito Iva sulle auto immatricolate in più. Una formula di questo tipo fu adottata in Italia con i primi incentivi alla rottamazione del 1997, determinando una crescita delle immatricolazioni del 39%, un gettito aggiuntivo per l’Erario di 1,400 miliardi di lire e una crescita del Pil calcolata dalla Banca d’Italia in 0,4 punti percentuali.
Quagliano ha quindi sottolineato come la formula del 1997 adattata alle attuali esigenze (quindi con incentivi per tutti i tipi di alimentazione, ma con super bonus per le vetture ad emissioni zero) potrebbe riportare le immatricolazioni ai livelli ante-crisi, ridurre le emissioni inquinanti o nocive e dare un sensibile contributo allo svecchiamento del parco circolante la cui età media è passata da 7 anni e 6 mesi del 2007 a 11 anni e 6 mesi del 2018 contro gli 8 anni del Regno Unito, i 9 anni della Francia e i 9 anni e 7 mesi della Germania. Il rinnovo del parco circolante avrebbe ripercussioni molto positive, oltre che sull’inquinamento, anche sulla sicurezza stradale, perché il tasso di mortalità per incidente stradale (morti per milione di abitanti) è strettamente correlato all’età del parco. Nel 2018 in Italia questo tasso era pari al 55,2 (età media del parco 11 anni e 6 mesi) contro 27,5 del Regno Unito (età media del parco 8 anni).
Un sistema ben calibrato di incentivi potrebbe poi dare un contributo importante alla crescita della presenza di auto elettriche la cui quota sulle immatricolazioni con gli incentivi in vigore nel 2019 non è andata oltre lo 0,5%. A tutto ciò si aggiunge che l’Erario avrebbe un maggior gettito dato dai maggiori introiti per l’Iva al netto del costo per l’erogazione degli incentivi e il Pil del 2020 potrebbe crescere di più dello 0,6% attualmente stimato dall’Istat.
“Nel 2020 – ha affermato Gian Primo Quagliano – le immatricolazioni supereranno la soglia dei 2.000.000 e si attesteranno a quota 2.010.000 (+5%), un risultato tutto sommato modesto (-19,4% sui livelli ante-crisi). Se vi fosse però una efficace campagna di rottamazione come quella che proponiamo anche le immatricolazioni nel 2020 avrebbero un notevole impulso che consentirebbe di colmare il divario rispetto ai livelli ante-crisi”.
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