La fusione tra ACI e Pra comporterebbe un significativo risparmio, visto che si eviterebbero i "doppioni". E anche il presidente dell'ACI ha presentato una proposta operativa
La fusione tra ACI e Pra potrebbe essere vicina. I presupposti parrebbero esserci, anche se manca ancora il via libera definitivo.Qualcosa comunque si sta muovendo. La fusione comporterebbe un significativo risparmio di spesa, visto che l’archivio della Motorizzazione fa capo al Ministero dei Trasporti mentre il Pra dipende dall’ACI. Una “duplicazione” che costa molto cara al Paese. Con la fusione si metterebbe fine all’anomalia tutta italiana, e si eliminerebbero tutte le duplicazioni strutturali e procedurali che oggi fanno gravare su automobilisti, imprese e operatori del settore il fardello dei doppi costi, sia di natura fiscale che documentale e la duplicazione di oltre 50 milioni di documenti cartacei da produrre e consegnare ai due uffici pubblici. Anche Cottarelli, nella sua spendig review, avrebbe dedicato un capitolo alla questione.
La Stampa, in un recente articolo, rileva che l’ACI ha 106 comitati provinciali, per un totale di 800 poltrone ben remunerate, e 3.000 dipendenti. La gestione del PRA, il pubblico registro automobilistico, che gli rende circa 200 milioni di euro all’anno, più 50 circa per il servizio di riscossione del bollo auto. “Si tratta una tassa occulta che pagano gli automobilisti e che rappresenta quasi il 90% delle entrate dell’ACI”, spiega La Stampa. Perchè non fondere dunque i due enti?
Il presidente dell’ACI, Angelo Sticchi Damiani, ha presentato al ministero dei Trasporti una proposta operativa per l’eliminazione delle sovrapposizioni dei servizi fra il Pubblico registro automobilistico e la Motorizzazione in grado di assicurare notevoli risparmi per lo Stato e le famiglie, a beneficio di tutto il comparto dell’auto: “Il progetto non comporta ripercussioni sulle strutture occupazionali dei due enti e permette una maggiore efficienza all’interno della pubblica amministrazione”. Siamo vicini alla svolta? Le stime parlano di un risparmio di 60 milioni di euro all’anno e di 11 euro per ogni singola annotazione.
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