Dopo la chiusura in bellezza di dicembre (+21% su dicembre 2021) parte a razzo il mercato auto italiano nel 2023. In gennaio sono state immatricolate in Italia 128.301 autovetture con una crescita del 18,96% su gennaio 2022. Per collocare questo risultato nella giusta dimensione occorre però dire che rispetto al gennaio 2019, cioè alla situazione ante-pandemia, il dato del gennaio scorso è in calo del 22,4%. Ciò ridimensiona ma non annulla la valenza positiva di questo inizio d’anno per il mercato auto italiano. Tra l’altro, dall’inchiesta congiunturale mensile del Centro Studi Promotor condotta a fine gennaio emerge un deciso miglioramento dell’affluenza di visitatori nelle show room ed anche nell’acquisizione di ordini.
Secondo Gian Primo Quagliano, presidente del Centro Studi Promotor, è quindi legittimo attendersi che continui la serie positiva iniziata con la crescita dell’agosto scorso dopo tredici cali consecutivi, ma questo non significa che il mercato automobilistico italiano stia per superare la gravissima crisi apertasi nel 2020 con la pandemia e con tutti gli eventi negativi che l’hanno seguita. La ripresa in atto è dovuta essenzialmente ad un allentamento delle difficoltà dell’offerta generate dalla carenza di microchips e di altri componenti essenziali per la produzione di autovetture. Per tornare alla normalità (e quindi ad un volume di immatricolazioni vicino a 2.000.000 di auto all’anno) occorre che vengano superati anche i fattori che hanno inciso negativamente sulla domanda ed in particolare occorre che finisca la guerra in Ucraina le cui conseguenze concrete e psicologiche hanno pesantemente influito anche sul mercato dell’auto. Questa prospettiva non pare raggiungibile a breve e il Centro Studi Promotor riconferma quindi la previsione che ha presentato la settimana scorsa nella sua conferenza stampa a Milano, che stima le immatricolazioni nel 2023 in 1.500.000 autovetture con una crescita sul 2022 del 14%, ma con un vuoto da colmare rispetto al 2019 di oltre 400.000 autovetture.
Per la realizzazione della previsione del CSP un contributo significativo potrebbe venire da un nuovo intervento del Governo sugli incentivi prenotabili dal 10 gennaio che stanno mostrando gli stessi difetti di quelli del 2022. In particolare, ad oggi lo stanziamento per le auto ad alimentazione tradizionale con emissioni di CO2 da 61 a 135 grammi al chilometro è già stato prenotato per l’83,4% e quindi si esaurirà a brevissimo, mentre lo stanziamento per auto elettriche e dintorni rischia di rimanere in larga misura inutilizzato come è successo nel 2022. Sempre ad oggi, infatti, per le auto con emissioni di CO2 da 0 a 20 grammi per chilometro sono stati prenotati incentivi soltanto per il 3,3% e per le auto con emissioni di CO2 da 21 a 60 grammi per chilometro soltanto per il 2,8%.
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