Il maxi-richiamo di 2,6 milioni di veicoli per il problema al blocchetto di accesione, a cui se ne aggiungeranno altri 4,5 milioni nella seconda tranche, sta mettendo in ginocchio GM. Gli utili del primo quadrimestre crollano
Il maxi richiamo di 2,6 milioni di vetture sta costando caro a GM. Lo scandalo dei mancati richiami, che ha costretto il costruttore a tornare sui suoi passi e richiamare tutte le auto a rischio, ha portato ad un crollo dei profitti, rispetto al primo quadrimestre dello scorso anno, dell’88%. Nei primi quattro mesi del 2014 è già stato bruciato oltre un miliardo di dollari per i richiami, portando l’utile operativo a 125 milioni di dollari
I costi sostenuti per l’avvio del maxi-richiamo sono di circa 700 milioni solo per i primi 2,6 milioni di veicoli (di cui 300 mln riguardano i costi di trasporto per i circa 36.000 veicoli usati nei noleggi), mentre altri 600 milioni sono destinati ad una seconda tranche di richiami per 4,5 milioni di auto.
Al contempo Delphi, che fornisce i blocchetti di accensione modificati, sta lavorando sette giorni su sette su turni multipli per produrre i quantitativi necessari.
La maxi-procedura di richiamo riguarda sette modelli di quattro marchi, tutti prodotti tra il 2003 e il 2011: (2003-2007) Saturn Ion, (2005-2010) Chevrolet Cobalt, (2006-2010) Pontiac Solstice, (2007-2010) Pontiac G5, (2007-2010) Saturn Sky e (2006-2011) Chevrolet HHR. Il problema, come noto, è la scarsa resistenza della molla dei blocchetti di accensione, che potrebbe far ruotare la chiave dalla posizione “run” a quella “accessory” o a quella “off”, senza alcun preavviso, con il conseguente spegnimento dell’auto e di tutti i sistemi di sicurezza, airbag inclusi. Ad oggi sono già state intentate 59 cause relative ai blocchetti di accensione.
Condividi l'articolo
Scegli su quale Social Network vuoi condividere