Il fenomeno delle importazioni illegali di gas refrigeranti ha subito negli ultimi anni una preoccupante escalation, interessando tutti i principali gas – R134A, R410A, R404A, R407C – e creando una persistente minaccia per tutta la filiera distributiva. Ad evidenziare l’emergenza è stata all’inizio dell’anno ADIRA, l’ Associazione Italiana dei Distributori Indipendenti di Ricambi per Autoveicoli, che in collaborazione con gli operatori del settore ha stilato una “guida all’acquisto responsabile” specifica per i gas refrigeranti. Obiettivo della guida è quello di dare a distributori, ricambisti e autoriparatori gli strumenti necessari per identificare i prodotti illegali e valutare le possibili minacce che comporta la loro commercializzazione.
Importazioni illegali di gas refrigeranti
Con l’adozione del regolamento (UE) n. 517/2014, recepito dal Governo italiano con DPR 146-2018 del 16/11/2018, l’Unione europea (UE) ha fissato un ambizioso pacchetto di politiche volte a ridurre le emissioni di idrofluorocarburi (HFC) e, conseguentemente, a regolamentare l’utilizzo di gas fluorurati. Ciò ha comportato restrizioni e divieti all’utilizzo di gas fluorurati su nuovi impianti, oltre a limitazioni all’uso per la manutenzione degli impianti esistenti, con l’obiettivo generale di ridurne la quantità commercializzata nel mercato europeo (-55% entro il 2021, -79% entro il 2030).
L’escalation dei prezzi verificatasi nel 2018, a seguito del primo gradino di taglio della CO2 disponibile sul mercato europeo, ha generato il fenomeno delle importazioni illegali di gas refrigeranti. Le importazioni fraudolente interessano tutti i principali gas refrigeranti (R134A, R410A, R404A, R407C), ed essendo veicolati sul mercato attraverso canali non legali, minacciano l’attività degli operatori virtuosi, oltre a costituire una seria minaccia ambientale e a impattare sulla sicurezza degli operatori e dei clienti finali.
L’entità delle importazioni vietate di gas refrigeranti è stata stimata nel periodo 2018-2019 circa il 25% della quota totale di CO2e immessa nel perimetro EU-28: circa 40 milioni di Ton CO2eq., equivalenti a circa 1.400 isocontainer di R134a oppure a 2.000.000 di bombole di R410A da 10 kg cadauna.
Transizione ritardata verso i gas ad alto contenuto di fluorocarburi
Altro “effetto collaterale” dei gas refrigeranti importanti illegalmente è stato quello di rallentare la transizione prevista dalla UE, oltre a ritardare la diffusione del recupero e rigenerazione dei gas ad alto contenuto di fluorocarburi (es. R404A) e incrementare altri tipi di inquinamento (spesso i gas vietati sono distribuiti con bombole «usa e getta» che generano notevole inquinamento). Non da ultimo va considerato la minaccia per la sicurezza degli operatori e dei clienti finali. Le importazioni vietate costituiscono infatti un pericolo in fase di trasporto (ADR), oltre minacciare la salute degli operatori durante il loro utilizzo da parte degli operatori. Anche gli automobilisti, inoltre, possono correre seri rischi, visto che alcuni prodotti possono generare umidità, acidità e particolato solido.
Le contromisure adottate contro le importazioni illecite di gas refrigerante
Varie misure sono state già adottate per arginare il fenomeno delle importazioni illegali. Oltre a un’informazione massiva al mercato su norme e rischi, è stata creata un integrity line per la segnalazione illeciti (https://efctc.integrityline.org). I maggiori produttori europei hanno inoltre aderito alla campagna “Stop Illegal Cooling» (https://stopillegalcooling.eu/it/) e a questo si è accompagnato il coinvolgimento delle autorità doganali e dell’ OLAF (Ufficio Europeo per la lotta antifrode). Altra importante misura è stata la connessione del portale e sistema di immissione gas fluorurati con lo sportello doganale unico UE – CERTEX che consentirà, in tempo reale, di verificare se il prodotto da sdoganare è coperto da regolare quota di immissione.
Tutto questo ha portato anche ad una serie di sequestri di gas refrigeranti, tra cui due operazioni in Italia nel settembre 2019 e nel febbraio 2020, che hanno contribuito a dare un “giro di vite” al fenomeno. Anche il mercato online è stato attenzionato, individuando in particolare numerose offerte di bombole «usa e getta» vietate di gas refrigerante commercializzate sui principali marketplace.
Carenza di offerta sul mercato dei gas tradizionali
L’effetto combinato della sostanziale mancata transizione ai nuovi gas, dovuta ai flussi di importazioni illegali, il miglioramento dei controlli doganali con conseguente riduzione di tali flussi nel corso del 2020 e l’ulteriore step di riduzione previsto dalla normativa europea per il 2021, potrebbe essere quello di una carenza di offerta sul mercato di alcune tipologie di gas, soprattutto quelli tradizionali, ammessi ancora per il 45% delle immissioni sul mercato. A mettere in guardia il settore è la stessa ADIRA, che proprio per questo invita gli operatori a pianificare per tempo gli approvvigionamenti.
Gas refrigeranti vietati: i controlli per non sbagliare refrigerante
Per non imbattersi in gas refrigeranti vietati è fondamentale in primo luogo verificare l’affidabilità del fornitore. È inoltre opportuno evitare di acquistare i prodotti in bombole «usa e getta» illegali in UE e verificare l’allineamento tra il prezzo proposto e quello di mercato. ADIRA suggerisce in particolare 5 controlli prima di ogni acquisto:
- provenienza certa del refrigerante
- il produttore/ importatore deve essere in possesso di regolari quote
- bombola ricaricabile di colore verde T-PED
- bombola etichettata correttamente che riporti le informazioni del produttore
- la scheda di sicurezza deve coincidere con quanto riportato sulla bombola.
Occorre ricordare che le bombole monouso sono bandite in Europa dal 2007, in quanto non conformi alla normativa ADR che regola il trasporto merci pericolose. Le bombole monouso sono destinate solamente ai mercati Extra UE e potrebbero inoltre contenere sostanze chimiche non registrate.
L’assenza di informazioni chiare relative al produttore e l’assenza dell’ etichetta con le informazioni di sicurezza devono far scattare immediatamente un “campanello d’allarme”. Lo stesso vale anche nel caso in cui la scheda di sicurezza, se fornita, non corrisponda al produttore, non sia scritta in Italiano e non riporti il numero di registrazione REACH della sostanza chimica. Nei casi di importazioni fraudolente il refrigerante non risulta inoltre coperto da regolare quota di immissione nel territorio dell’Unione Europea, e il fornitore, nella maggior parte dei casi, non ritira il vuoto per la successiva ricarica.
Marchiature e informazioni riportate sulla bombola del refrigerante
Come essere quindi sicuri di trovarsi di fronte ad un gas refrigerante correttamente commercializzato? Basta controllare attentamente che le bombole riportino le seguenti marchiature e informazioni:
- Etichetta con la marchiatura Pi (Π)
- Marchiatura EN 13322-1, che certifica il rispetto degli standard di progettazione e costruzione
- Approvazione TPED
- Mese e anno di produzione
- Le bombole devono essere controllate/ispezionate ogni 10 anni. L’anno di fine servizio deve essere marchiato sulla bombola
Altre fondamentali informazioni devono inoltre essere riportate sulla scheda di sicurezza emessa dal produttore:
- chiara indicazione del N° CAS, del N° indice e del numero di registrazione CE
- identificazione univoca del produttore con evidenziato indirizzo e numero telefonico per emergenze
- La scheda deve essere in italiano
- Anche le etichette apposte sulla bombola devono riportare chiara indicazione del produttore, le indicazioni di sicurezza, il pittogramma di conformità alla normativa ADR, il numero univoco UN
ADIRA ha diffuso in questi giorni un’informativa relativa alla tematica dei gas refrigeranti, realizzata in collaborazione ad operatori del settore e che torna particolarmente utile in in vista dell’imminente apertura pre-stagionale dell’ “Aria Condizionata”, diventando di fatto una vera e propria “guida all’acquisto responsabile”.
Qui sotto è possibile scaricare l’ informativa completa redatta da ADIRA sui gas refrigeranti
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