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Fiat barchetta: la spider vintage made in Italy

Scopri tutti i segreti della Fiat barchetta, piccola sportiva vintage. Oggi, la spider italiana è un vero e proprio must have per ogni collezionista di automobili

Inaugurata nel 1995, la produzione della Fiat barchetta cessa nel 2005, dopo un restyling datato 2003.

Poco più di 57mila gli esemplari usciti dalla catena di montaggio: per questo sarebbe da puntare su questa spider vintage, un esempio di stile Made in Italy esclusivo.

La storia della Fiat barchetta

All’inizio degli anni ’90 Fiat non navigava certo nell’oro e l’idea di sviluppare una piattaforma con schema a trazione posteriore per un solo modello di nicchia era fuori questione per un brand generalista.

In quegli anni, la banca organi in quel di Mirafiori disponeva della nuova architettura recentemente sviluppata per la Punto prima serie, sul mercato dal 1993.

Fiat barchetta: le fasi progettuali

I tecnici del Lingotto decisero, quindi, di partire da lì per costruire l’ossatura della nuova Fiat barchetta (rigorosamente con la “b” minuscola), l’auto che insieme alla coeva Coupé riportò la casa torinese nel settore delle sportive accessibili.

Il risultato fu al di sopra delle aspettative: grazie all’accorciamento del passo di 175 mm (per un totale di 2.270 mm e una lunghezza complessiva di 3.920 mm) e all’adeguamento delle proporzioni del cofano (allungato e abbassato), tutto si poteva desumere fuorché la barchetta sotto sotto fosse una Punto.

Chi ha disegnato la barchetta?

La matita che ha disegnato la barchetta è quella del designer greco Andreas Zapatinas, che vinse sul disegno di nome “Diavola” di un allora giovanissimo Chris Bangle. La spider italiana trae ispirazione dalle sportive biposto italiane degli anni ’60, in particolare dalla Ferrari 166M.

Altro omaggio alle spider vintage è la lamiera a vista sui pannelli porta, che insieme alle maniglie delle portiere “a scomparsa” dà un tocco di classico molto equilibrato.

La produzione della spiderina italiana

La produzione della spider made in Torino era affidata alla Carrozzeria Maggiora, il cui marchio è ben visibile sulle vetture aprendo le portiere, sul lato basso del montante.

La storia di Maggiora affonda le sue radici nel 1925, la produzione automobilistica su larga scala ha inizio nel 1951, quando arrivano le prime commesse da Fiat e da diversi altri produttori italiani di vetture, per i quali si producono carrozzerie complete.

Tra i modelli di maggior prestigio ricordiamo la Fiat 2300 S Coupé, le Lancia B20 e Flaminia Touring, l’Alfa Romeo 2000 Touring, la Maserati Mistral e la De Tomaso Pantera per citarne alcune. Modellli più recenti includevano la Lancia Delta Integrale Evoluzione o la Kappa Coupé.

Design, strumentazione, optional

Design
Come l’esterno, così l’interno la Fiat barchetta ha un’identità ben marcata, perché la plancia altro non è che un ideale prolungamento della carrozzeria che si allunga fino in abitacolo (come la Coupé).

Strumentazione
La strumentazione, analogica a esclusione di un piccolo orologio a Led, era composta da tre strumenti circolari (tachimetro, contagiri centrale e indicatori livelli) posta dietro a un volante a tre razze con airbag.

Interni
I due sedili, sufficientemente avvolgenti da offrire un discreto contenimento in curva, a richiesta potevano essere richiesti con rivestimento in pelle.

Optional
Pochi altri gli optional in lista, che si possono riassumere in ABS, aria condizionata, antifurto, cerchi in lega e antenna elettrica.

Il motore

A spingere la Fiat barchetta, dal 1995 al 2005, è sempre lo stesso motore 1.800 quattro cilindri aspirato, alimentato a benzina e dotato di variatore di fase lato aspirazione.

Capace di 130 CV, spinge la due posti italiana fino a 201 km/h e la “spara” da 0 a 100 km/h in 8,9 secondi.

In quel periodo, questi dati, la proiettavano nella fascia alta della classifica “prestazioni delle spider”, poiché nessuna sua competitor era in grado di superare i 200 km/h ad esempio.

Durante la carriera della barchetta, Fiat mette mano due volte al propulsore (da qui i cosiddetti step A e step B), anche se non ne danno mai troppo conto e la potenza rimane invariata:

  • la prima volta viene modificata l’iniezione
  • la seconda viene aggiunto un catalizzatore sui collettori per adeguare le emissioni inquinanti alle nuove normative.

Lo schema tecnico delle sospensioni è il classico McPherson all’anteriore, mentre al posteriore sono presenti due tiranti ancorati ad una barra trasversale; le ruote, invece, sono da 15’’ in misura 195/55R15.

La guida

Quanto alla guida, la barchetta non può certo offrire lo stesso feeling della Mazda MX-5, ma il carattere non le manca di certo.

Tra passo corto e sterzo rapido (almeno per i canoni di oltre 20 anni fa), prima di alleggerire il gas in curva è bene fare una bella pensata, perché il rischio di mettersi di traverso è molto concreto.

I 2 metri e 27 cm di passo sono abbastanza pochi, il che fa sì che la spiderina italiana sia molto reattiva e divertente nel misto, complice anche il peso contenuto a 1.100 kg.