Maurizio Vitelli, direttore generale della Motorizzazione Civile Italiana, fa chiarezza sullo scandalo “emissioni truccate” che ha coinvolto Volkswagen e scosso il mondo dell’auto
Il recente scandalo che ha coinvolto Volkswagen ha richiamato l’attenzione su un aspetto molto importante e al contempo poco trattato quando si parla di veicoli a motore e che riguarda l’omologazione. Soprattutto è aumentato l’interesse a saperne di più sulle prove effettuate per determinare le emissioni inquinanti, sui cui limiti si basa la classificazione Euro dei veicoli. In questa nuova puntata della rubrica “La Motorizzazione informa”, pertanto, insieme all’Architetto Maurizio Vitelli, Direttore generale della Motorizzazione civile, cercheremo di capire come viene omologato un veicolo a motore, quali sono le normative di riferimento e le prove effettuate per poi fare un confronto tra le procedure applicate nei Paesi europei e quelle valide per il mercato americano. Infine, facciamo una panoramica sullo stato dell’arte per comprendere fino a che punto il problema denunciato dall’EPA, l’autorità competente negli Stati Uniti d’America in materia di emissioni inquinanti, riguarda anche i veicoli commercializzati in Europa e in Italia dal costruttore tedesco e chi è responsabile in caso di anomalie.
Architetto Vitelli, quali sono le normative di riferimento per omologare i veicoli a motore?
Perché un veicolo possa essere immatricolato in Italia o negli altri Stati dell’Unione Europea è necessaria un’omologazione europea che viene concessa se il “tipo di veicolo” di riferimento supera una serie di prove previste dalla Direttiva Quadro 2007/46/CE. Le prove per il rilascio delle omologazioni sono stabilite in specifici regolamenti dell’Unione Europea o in regolamenti internazionali delle Nazioni Unite (Unece) e riguardano sia gli aspetti attinenti la sicurezza, come la resistenza del veicolo agli urti o le prove sui sistemi di frenatura, sia gli aspetti ambientali inerenti le emissioni inquinanti e di CO2.
Quali sono le autorità competenti per il rilascio dell’omologazione?
L’omologazione europea può essere concessa da qualsiasi autorità di uno Stato membro della UE e viene riconosciuta in tutta Europa. Per ciascun veicolo il costruttore emette un certificato di conformità (CoC), che attesta la rispondenza del veicolo al prototipo omologato e ne permette l’immatricolazione nei Paesi europei. Per l’Italia tale autorità è la Direzione generale della Motorizzazione civile del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, la quale si avvale di propri servizi tecnici che sono 12, presenti nelle principali città e che effettuano i test nei Centri Prova Autoveicoli del MIT, detti CPA.
E per la Germania?
In Germania l’autorità competente è il KBA, agenzia del governo tedesco che corrisponde alla Motorizzazione. Contrariamente a quanto avviene da noi, in Germania il KBA si avvale dei servizi tecnici erogati da specifici enti peritali privati, che si occupano di svolgere i test omologativi.
Entriamo a questo punto nel merito del problema di così forte attualità. Quali sono le normative che regolamentano le emissioni inquinanti dei veicoli?
La verifica delle emissioni inquinanti avviene secondo le prescrizioni del Regolamento CE 715/2007 del Parlamento Europeo per l’omologazione di autovetture e veicoli commerciali leggeri classificati Euro 5 ed Euro 6. Tale regolamento indica le disposizioni generali e stabilisce, tra gli altri, anche i limiti di emissione dei gas di scarico, la misurazione del consumo di carburante e di CO2, la durata dei dispositivi di controllo dell’inquinamento e i sistemi diagnostici di bordo (OBD). Le procedure di dettaglio per l’omologazione delle emissioni inquinanti, invece, sono raccolte nel Regolamento attuativo N. 692/2008 della Commissione Europea, recante attuazione e modifica del regolamento precedente con la successiva serie di modifiche ed emendamenti.
In cosa consistono le prove per la verifica delle emissioni?
Le prove per la verifica delle emissioni vengono effettuate in laboratorio su un banco a rulli dinamometrico, provvisto di un sistema che simula la resistenza e l’inerzia del veicolo quando è su strada in cicli urbani ed extraurbani, riproponendo condizioni di utilizzo realistico. Durante le prove vengono registrate le emissioni di monossido di carbonio (CO), di idrocarburi (HC), di ossidi di azoto (NOx) e le emissioni di particolato prodotte dai motori diesel, che sono dei gas nocivi sia per l’ambiente sia per la salute. L’attuale procedura di prova adottata all’inizio degli anni ’90, tuttavia, non è più idonea a rappresentare le emissioni ed i consumi rilevabili durante la guida su strada. Per tale ragione, a livello internazionale è stato recentemente proposto un nuovo ciclo di prova da laboratorio (Wltp), che con molta probabilità entrerà a regime nel sistema di omologazione dell’Unione Europea a partire dal settembre 2017. Rispetto al ciclo attuale, tale procedura prevede che il veicolo debba essere sottoposto a prove di laboratorio più dinamiche, della durata di 30 minuti (contro i 20 attuali), con una percorrenza di circa 23 km e con tratti percorsi a bassa, media ed elevata velocità su strade urbane, extraurbane e autostradali fino a raggiungere i 135 km/h.
A cosa serve la classificazione Euro dei veicoli a motore?
La classificazione Euro dei veicoli riportata nelle diverse normative comunitarie in materia di emissioni degli inquinanti è utilizzata da diversi Comuni in Italia per le sempre più frequenti limitazioni alla circolazione nei centri urbani. Autoveicoli, motoveicoli e ciclomotori sono classificati in base al livello d’inquinamento e le categorie, stabilite dalla Comunità Europea, sono indicate sulla Carta di circolazione.
Quali sono i criteri per la classificazione Euro dei veicoli?
I criteri sono definiti in funzione dei limiti di emissione per i singoli gas inquinanti (CO, HC, NOx, particolato). Le omologazioni effettuate a partire dal 1° settembre 2014 sono già Euro 6 come lo sono obbligatoriamente le immatricolazioni dal 1° settembre 2015. Questa classificazione si deve al fatto che negli ultimi vent’anni il legislatore europeo ha adottato una progressiva riduzione dei limiti di emissione, la quale ha condotto alla drastica riduzione dei principali inquinanti (NOx e particolato) da parte delle Case automobilistiche. A proposito degli NOx per i motori diesel, ad esempio, nel 2000 i veicoli erano classificati Euro 3, poi la riduzione è stata del 50% con gli Euro 4, del 64% con gli Euro 5 e ora, con gli Euro 6, è dell’84%.
Come mai un veicolo omologato per i Paesi europei ha bisogno di specifiche omologazioni per il mercato americano?
Fondamentalmente perché non vi è un riconoscimento reciproco tra le omologazioni europee e le certificazioni concesse nel Nord America, dove i costruttori non sono sottoposti ad un regime di omologazione ma operano in regime di autocertificazione fornendo comunque tutte le informazioni utili all’EPA (Environmental Protection Agency). Tale agenzia governativa conduce annualmente, e per proprio conto, alcuni test di verifica su un campione casuale di modelli pari a non più del 10-15% dei nuovi modelli immessi sul mercato. Durante tali test le vetture vengono sottoposte comunque alle prove di laboratorio ma la conformazione del ciclo è differente e i limiti, pur se confrontabili con quelli europei, non sono equivalenti. In Europa invece, come abbiamo fin qui descritto, i test vengono curati da enti peritali o, come avviene da noi in Italia, presso i Centri Prova Autoveicoli dello stesso Ministero.
Cosa ha originato il “caso Volkswagen” di questi ultimi mesi e in che misura coinvolge anche il mercato europeo e italiano?
Stando ai risultati delle verifiche condotte su alcuni modelli di auto Volkswagen condotte dalla EPA, l’autorità competente negli Stati Uniti d’America in materia di emissioni inquinanti, sembrerebbe che i veicoli sottoposti al controllo non siano conformi alle normative sulle emissioni da gas di scarico vigenti negli USA e che il costruttore abbia fatto ricorso all’impiego di strategie elettroniche per permettere comunque al veicolo di superare le prove di laboratorio. Per quel che riguarda l’Italia, abbiamo richiesto formalmente le necessarie informazioni sia al KBA – l’autorità di omologazione della Germania che ha rilasciato l’omologazione di tutti i veicoli del costruttore Volkswagen per l’Europa – sia allo stesso costruttore, per sapere se le anomalie riscontrate coinvolgono anche eventuali tecnologie utilizzate su autoveicoli commercializzati sul territorio italiano. Abbiamo anche contattato la sede italiana della Volkswagen Group.
Chi risponde in caso di non conformità o di anomalie come queste?
Secondo il sistema legislativo sulle omologazioni dell’UE, in caso di non conformità di un prodotto è l’autorità dello Stato membro che ha rilasciato l’omologazione a dovere prendere le necessarie misure. Pertanto, in questo caso specifico, spetta al KBA fornire una risposta ufficiale sull’accaduto, pretendendo dal costruttore il numero esatto dei veicoli non conformi e tutte le altre informazioni di ordine tecnico. Il costruttore, inoltre, deve individuare le possibili soluzioni e proporle all’ente di omologazione in modo da potere intraprendere tutte le azioni opportune al ripristino dei veicoli, per una maggiore tutela della salute dei cittadini e dell’ambiente. Il costruttore, perciò, è tenuto a ripristinare i veicoli per renderli conformi alle norme comunitarie e, in questo contesto particolare, alla Direttiva sulle emissioni inquinanti.
Quanti sono i veicoli coinvolti in Italia?
La Volkswagen Group ha recentemente comunicato che i veicoli non conformi circolanti in Italia sono 709.712 suddivisi tra i marchi Volkswagen, Audi, Seat e Skoda. Da Volkswagen, inoltre, è stato comunicato che i proprietari dei veicoli non conformi saranno informati attraverso una campagna di richiamo e che i veicoli saranno resi conformi rispetto alla norma sulle emissioni con le dovute azioni correttive che lo stesso costruttore intraprenderà con interventi mirati.
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