La UE vuole aumentare i dazi sulle auto elettriche prodotte in Cina. Una decisione contestata da molti costruttori e componentisti occidentali che hanno interessi commerciali con Pechino. Ma anche Clepa non ci sta e lancia una proposta alternativa a tutela della competitività delle aziende automotive europee
Il 12 giugno, la Commissione europea ha ufficializzato la decisione di aumentare i dazi sulle auto elettriche a batteria prodotte in Cina (BEV) ed esportate nell’Unione europea.
Al dazio già attivo del 10%, verrà aggiunta un’ulteriore percentuale che potrà arrivare al 38%, mirata a correggere lo squilibrio in termini di concorrenza, calmierando il mercato.
Se la Cina e l’UE non risolveranno altrimenti la questione, le nuove tariffe potranno essere applicate a partire dal 4 luglio, quando la Commissione pubblicherà sulla Gazzetta Ufficiale il nuovo regolamento.
Il commento di Clepa sui dazi UE ai BEV made in Cina
In seguito alla comunicazione UE sull’aumento dei dazi sulle auto elettriche provenienti dalla Cina, Benjamin Krieger, segretario generale di Clepa, Associazione europea dei fornitori del settore automobilistico che rappresenta più di 3mila aziende, ha dichiarato:
- “La Commissione europea ha ragione a preoccuparsi della competitività dell’UE come polo manifatturiero e delle sfide rappresentate dai produttori cinesi, ma le tariffe possono fornire solo una tregua temporanea e comportano anche il rischio di ritorsioni”
- “Il commercio globale richiede condizioni di parità e possono essere necessarie misure correttive. Tuttavia, il protezionismo non può essere la risposta per ripristinare la competitività europea”
- “Sono invece necessari sforzi consolidati per rendere l’UE nuovamente attraente per gli investimenti”
Il mercato automobilistico cinese
Il mercato automotive cinese rappresenta un terzo dell’industria globale e molti produttori europei forniscono componenti e sistemi a case automobilistiche internazionali e cinesi.
In sostanza, anche i veicoli elettrici BEV costruiti in Cina spesso incorporano componenti e tecnologie prodotti da aziende europee.
Costruttori e fornitori di ricambi automotive stanno accelerando i cicli di sviluppo dei prodotti e investono circa 70 miliardi di euro all’anno in R&S per rafforzare il loro vantaggio competitivo.
La sfida principale dell’Europa non è rappresentata dalla mancanza di capacità innovativa, ma piuttosto da:
- costi energetici elevati
- incoerenza normativa
- accesso limitato al capitale e ai finanziamenti pubblici
Queste condizioni portano sempre più spesso a produrre all’estero le soluzioni tecnologiche più innovative.
La proposta di Clepa per rilanciare la competitività delle aziende automotive UE
Per Clepa, invece di affidarsi a misure protezionistiche che potrebbero ostacolare l’accesso delle imprese europee a mercati cruciali, i responsabili politici dell’UE dovrebbero concentrarsi sul rendere le aziende UE più performanti.
Clepa ha quindi individuato cinque priorità per rafforzare e migliorare la competitività dell’industria automotive europea, con l’obiettivo di tutelare il suo ruolo di leader del mercato globale, all’avanguardia nell’innovazione e nella sostenibilità.
Le 5 priorità individuate da Clepa
Di seguito, le cinque priorità individuate da Clepa per rafforzare la competitività dell’industria automotive UE:
- 1. Sostenere gli investimenti per l’industrializzazione
Istituire un fondo di trasformazione industriale dell’UE per deresponsabilizzare gli investimenti in innovazioni verdi e digitali per la mobilità, con particolare attenzione agli impianti esistenti e alle tecnologie chiave per una mobilità neutrale dal punto di vista climatico - 2. Creare un ambiente normativo favorevole
Sviluppare un quadro normativo coerente e favorevole per l’industria automobilistica, con particolare attenzione all’apertura tecnologica, alla riduzione degli oneri amministrativi e a obiettivi realistici - 3. Rendere accessibile e sicura la fornitura di energia e materie prime
Ridurre i costi di produzione abbassando i prezzi dell’energia, promuovendo l’impiego di energie rinnovabili e compiendo sforzi concertati per contribuire alla diversificazione della supply chain delle materie prime. - 4. Sviluppare le infrastrutture critiche
Promuovere un approccio coordinato tra gli Stati membri per rafforzare le condizioni abilitanti, come la diffusione di infrastrutture di ricarica e rifornimento, l’idrogeno verde e la produzione di carburante a zero emissioni, nonché lo sviluppo della rete e dell’infrastruttura digitale. - 5. Sostenere l’accesso al mercato
Rafforzare il mercato unico, anche regolamentando l’accesso ai dati di bordo dei veicoli, per favorire lo sviluppo di servizi di mobilità digitale. Facilitare l’accesso ai mercati globali, ai capitali e ai lavoratori qualificati attraverso uno sforzo coordinato tra gli Stati membri dell’UE.
I dubbi dei costruttori di auto su nuovi dazi alla Cina
Che oggi, in Europa (dove la domanda di auto elettriche BEV è debole), gli effetti negativi dei dazi superino quelli positivi è parere condiviso da pressoché tutte le Case auto, non solo del Vecchio Continente.
Tutte, infatti, hanno forti interessi in Cina e quindi temono le reazioni del governo di Pechino. Per esempio:
- Tesla esporta dalla Cina in Europa la Model 3
- BMW costruisce in Cina il SUV elettrico iX3 e la Mini elettrica
- Mercedes è proprietaria al 50% (l’altra metà è della cinese Geely) del marchio Smart, che produce le nuove smart elettriche in Cina
Stellantis, che ha rilanciato sull’elettrico aumentando l’offerta di BEV da 30 a 60 modelli nei prossimi 3 anni con autonomia media di 420 km e 12 modelli multienergy di 6 brand – è contraria all’introduzione di dazi sulle auto cinesi importate in Europa.
Tavares ha dichiarato che Stellantis non vuole “giocare in difesa” ma all’attacco, attraverso una strategia calibrata, confidando nella concorrenza nel commercio mondiale, senza misure che intacchino il libero mercato e semmai “sfruttando” il vantaggio competitivo del Dragone.
Per il Gruppo BMW, l’aumento dei dazi UE alla Cina danneggerà le aziende europee, innescando politiche economiche protezionistiche, che non favoriscono la libera competizione sui mercati internazionali.
Anche per Mercedes-Benz, il commercio globale deve essere libero e le barriere commerciali, semmai, devono essere abbattute.
Che i nuovi dazi possano rafforzare la competitività dell’industria europea automotive è messo in dubbio anche da Volkswagen e da Volvo, che teme che nuovi dazi alla Cina penalizzino soprattutto i clienti finali, che pagheranno di più le auto elettriche.
a cura di Manuela Battaglino
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