Se questo articolo fosse un film, il titolo sarebbe “Metti un pomeriggio in Petronas”. Il pomeriggio, quello rigido di un giorno dello scorso dicembre a ridosso di Natale, il set gli stabilimenti di produzione e il nuovissimo centro ricerche di Petronas tra Villastellone e Santena, immediata periferia torinese, la trama un viaggio che si snoda tra tradizione, innovazione e futuro, il protagonista operatore globale che è anche un’eccellenza italiana. Nel 1912 nasce la divisione Oli Fiat, ribattezzata Fiat Lubrificanti nel 1929 e poi, nel 2000 trasformata in FL Selenia. Si arriva poi al 2008, quando la torinesissima FL Selenia si fonde con Petronas dando origine a Petronas Lubricants International. Già alla nascita di questa unione PLI, Petronas Lubricants International, è tra i primi 20 produttori di lubrificanti al mondo con un volume di vendita stimato di 650 milioni di litri l’anno. In questi quattordici anni molto lubrificante è passato sotto i ponti e nelle fosse delle officine. Nel 2018 il Gruppo raggiunge una posizione top nei lubrificanti siglando numerose partnership tecniche con gli OEM e inaugura il Petronas Global R&T Centre di Santena, frutto di un investimento di 60 milioni di dollari e centro di eccellenza a livello mondiale, dotato di un laboratorio all’avanguardia che contiene oltre 100 apparecchiature per analisi. Oggi PLI consegue un miliardo di litri di volume di vendita l’anno, è nei primi 10 Global Top Lubricants Player al mondo, è presente in oltre 90 Paesi, è protagonista nello sviluppo di fluidi per veicoli elettrici e, non ultimo, è l’azienda di lubrificanti in più rapida crescita a livello globale. Ma la vera sfida per PLI è creare prodotti e processi che aiutino i consumatori a fare scelte più sostenibili e solidali. E in quest’ottica anche il packaging dei prodotti Petronas Syntium è stato sviluppato per essere più sostenibile: le nuove taniche Petronas Ecovent da 20 litri contengono fino al 50% di plastica riciclata Post Consumer Resin (PCR) e, grazie al sistema brevettato anti-glug assicurano un versamento più rapido e un minor spreco di olio. Inoltre, PLI ha anche introdotto una nuova confezione Bag-in-a-Box che utilizza il 92% di plastica in meno rispetto alla versione originale, riducendo drasticamente rifiuti e inquinamento. E per tutelare la biodiversità, lo scorso maggio PLI ha trasformato la sua sede in un ecosistema protetto per le api, insetti bioindicatori, garantendo loro le condizioni ottimali per la produzione del miele tramite l’installazione di tre arnie presso il Centro di Ricerca e Sviluppo. L’iniziativa è stata realizzata in collaborazione con Apicolturaurbana.it, realtà italiana che da oltre 20 anni si dedica allo sviluppo dell’apicoltura in città attraverso il rispetto della biodiversità, alla promozione, all’educazione green e al biomonitoraggio dell’ecosistema delle api.
Centro Globale di Ricerca e Tecnologia Petronas: innovazione alle porte di Torino
Il Centro Globale di Ricerca e Tecnologia di Petronas – un polo del valore di 60 milioni di dollari – è il risultato dell’impegno di Petronas Lubricants International verso l’industria automotive e i suoi principali partner OEM. Petronas ha voluto fortemente investire in Italia per la grande rilevanza che il nostro Paese offre in ambito automotive e per le competenze professionali ad alto valore aggiunto che può vantare. La scelta di Torino, inoltre, sottolinea quanto la città e il territorio abbiano una rilevanza a livello globale quando si tratta di ingegneria e tecnologia per l’auto. Il Centro è anche un esempio di sostenibilità, sia in ambito ricerca e tecnologia, sia da trasferire lungo tutta la supply chain. È dal 2018, infatti, che PLI ha indirizzato il 75% dei suoi investimenti in ricerca e tecnologia verso prodotti in grado di ridurre le emissioni dei veicoli e prolungarne la durata, sostenendo l’obiettivo più ampio di un’auto a zero emissioni entro il 2050. Il PLI Global Research & Technology Centre è inoltre impegnato costantemente nella ricerca sui fluidi per la mobilità elettrica. I motori EV funzionano in modo diverso da quelli tradizionali: per questo, un team dedicato studia come ottimizzarne le prestazioni anche grazie alla collaborazione diretta con i costruttori di veicoli. Da questo impegno è nata la gamma di fluidi Petronas Iona, specifica per i veicoli elettrici, che accompagna gli automobilisti nel loro viaggio verso un futuro più sostenibile. Di recente, il centro R&T di Santena è diventato un energy provider: i banchi meccanici sono stati riprogettati per recuperare l’energia prodotta durante i test di collaudo, invece di dissiparla come calore sprecato. Questa energia viene poi rimessa in circolo per alimentare il resto del Centro, mentre l’eventuale surplus viene immesso nella rete elettrica e inviato a un fornitore locale di elettricità, a vantaggio del territorio e della comunità locale. Il Centro Ricerche di PLI è nato con lo scopo di fornire pronte risposte ad un mercato dei fluidi in costante evoluzione e sempre più esigente per via della necessità impellente di salvaguardare l’ambiente, della diversificazione delle applicazioni e di mantenere alti standard in termini di performance dei prodotti, oltre a garantire anche agli OEM un centro di eccellenza per la progettazione e lo sviluppo di prodotti in partnership, realizzati su misura e rispondenti alle specifiche esigenze dei costruttori.
Il laboratorio di chimica analitica
Dotato di apparecchiature da cromatografia, da spettroscopia e altre analisi di tipo elementare, questo primo laboratorio è il luogo in cui si analizzano le sostanze per verificare se possono essere impiegate nella formulazione di una nuova ricetta. “Se ad esempio un OEM ci interpella per lo sviluppo di un motore con una specifica applicazione – spiegano i tecnici di PLI – in questo laboratorio andremo a selezionare le sostanze che potrebbero soddisfare la richiesta, alla fine ipotizziamo di avere 20 candidati con le caratteristiche chimiche compatibili con l’applicazione che stiamo perseguendo”.
Il laboratorio di chimica-fisica
Questo laboratorio contiene apparecchiature per analisi chimico-fisiche volte a valutare la viscosità cinematica e dinamica, il punto di infiammabilità, acidità e basicità, conducibilità elettrica, calore specifico, resistenza alla corrosione e ossidazione come capacità protettiva dell’olio. Qui si trova lo SpectrOil, un apparecchio basato sulla spettroscopia ad emissione atomica, che serve per determinare i metalli di usura presenti nell’olio esausto; questo strumento ha due gemelli: uno in Mercedes e uno sui circuiti F1. I dati dei tre strumenti sono confrontabili: questo significa che la ricerca gode simultaneamente dei dati raccolti dalle tre differenti esperienze e che i ricercatori PLI lavorano in sinergia con gli OEM.
“Circa 50 campioni candidati per settimana sono testati dal laboratorio per valutarne il comportamento chimico-fisico – prosegue la spiegazione – Questo comporterà una selezione, per cui probabilmente solo la metà dei candidati avrà effettivamente le caratteristiche necessarie per la nostra applicazione”.
Il laboratorio di tribologia
“La tribologia è la scienza che studia gli attriti e la compatibilità tra materiali, e in questo laboratorio effettuiamo a livello micro i test che si faranno poi nei mechanical test a livello macro. Si possono effettuare test standard per valutare il potere protettivo dell’olio, viene posta una goccia d’olio su un piattino metallico su cui viene fatta sfregare una sfera metallica, o con l’RSV si possono misurare gli attriti tra specifiche componenti, ad esempio tra i cuscinetti, simulando il carico della vettura con un modello matematico”.
Le sale prove motore
Qui si effettuano i test sui motori o sulle componenti meccaniche dei veicoli quali assali, cambio, trasmissioni, e ogni sala si può allestire a seconda della necessità. Le sale prova oggi sono 6, di cui 4 statiche e 2 dinamiche:
- heavy-duty, freno elettrico; si fanno prove in stazionario o in trascinato;
- banco prova assali; si fa lo shock test per vedere i metalli d’usura, quanto è protettivo l’olio sul differenziale;
- sale motori standard, sale prove trasmissioni dove si prova il cambio completo e anche prove assali;
- nelle sale prova dinamiche si può simulare l’applicazione veicolo, quindi inserendo la massa inerziale, la rapportatura e i coefficienti di resistenza il banco fa i cambi marcia e simula le inerzie come su un ciclo su strada e quindi è possibile acquisire le emissioni e fare delle considerazioni anche sulla fuel economy.
Tutte le sale prova possono trascinare il motore senza combustione condizionando dall’esterno i fluidi e quindi fare la mappatura degli attriti interni del motore; in queste sale oltre a valutare l’effetto protettivo dell’olio verso il motore si valuta anche la fuel economy applicando, nelle prove, vari tipi di cicli standard WLTP, New European Driving Cycle, ma anche prove studiate internamente o con gli OEM, che collaborano nello sviluppo di uno specifico fluido per uno specifico motore.
Il workshop
Questo luogo ha due scopi: il primo è quello di preparare il motore per i test e per il banco rulli e il secondo è quello di smontare il motore in seguito ai test per valutare l’usura delle sue componenti.
Il banco rulli
Per prima cosa il motore viene dotato di termocoppie, termoresistenze, trasduttori di pressione, al fine di avere costantemente sotto controllo pressione e temperatura durante la prova; inoltre, viene dotato di coppa per svuotarlo dall’olio al termine del test senza dovere spostare la vettura. Una volta che il motore è pronto si prepara la vettura sul ponte e la si porta nella sala del banco rulli, poi la vettura viene fissata sui rulli, la batteria viene mantenuta sempre carica per non fare lavorare l’alternatore, il tubo di scarico viene attaccato a un tubo che convoglia i fumi agli analizzatori, e la grossa ventola posizionata di fronte al muso del veicolo permette di raffreddare il motore.
A questo punto si imposta il tipo di ciclo, WLTP, New European Driving Cycle o test pensati specificatamente per un’applicazione in particolare. In genere si fanno 5 test più un reference per avere un minimo di statistica. Infine, i gas di scarico vengono analizzati, CO2, CO, PM, NOx e attraverso il bilancio di carbonio si valuta la fuel economy dell’olio. Il Petronas Global Research & Technology Centre di Santena è un esempio di sostenibilità, sia in ambito ricerca e tecnologia, sia da trasferire lungo tutta la supply chain.
Dove nascono i prodotti Petronas
Tutta l’area occupata dallo stabilimento è situata nel Comune di Villastellone ed è dominata dalla grande e storica torre di miscelazione su cui campeggia la scritta Petronas Lubricants International. Il trasferimento da Santena a Villastellone per visitare lo stabilimento dura quanto l’attraversamento di un cancello: i due siti, laboratorio di ricerca e stabilimento di produzione, sorgono sulla stessa area che però è attraversata dal confine tra i due centri del torinese.
Parco serbatoi
I serbatoi che alimentano la blending tower – la torre di miscelazione – con le materie prime necessarie, e i serbatoi in cui vengono stoccati alcuni prodotti prima di venire confezionati o venduti sfusi trasportati in autobotte, sono in parte interrati e in parte in superficie. Per quanto riguarda le materie prime stoccate nei serbatoi interrati si tratta nella maggior parte dei casi di oli base che vengono portati ai miscelatori mediante pompe, i serbatoi e le pompe sono dedicati a specifiche famiglie di prodotto in modo da limitare i lavaggi quando si inserisce un prodotto nuovo nel serbatoio o si usa la pompa per alimentare un blender. Gli additivi, invece, sono spesso stoccati in fusti. Dove una volta c’era il vecchio centro ricerche ora è stato sistemato il laboratorio di Controllo Qualità. Questo laboratorio effettua due tipologie di test: sulle materie prime e sui prodotti di miscelazione. Per quanto riguarda le prime, le materie prime in fusti vengono analizzate a campione, mentre quelle che giungono in autobotte vengono portate con il camion alla baia di campionamento dove si preleva un campione di materiale e lo si porta ad analizzare. Se il laboratorio concede il benestare la cisterna viene svuotata, diversamente viene ripetuto il test e se la sostanza continua a risultare fuori specifica l’autobotte viene mandata indietro. Come detto, anche i prodotti di miscelazione vengono testati. Al termine del processo di miscelazione prima di svuotare il blender per portare il semilavorato nell’area di stoccaggio o alle linee di riempimento, si preleva un campione e attraverso posta pneumatica viene inviato al Controllo Qualità; nel caso il prodotto rientri nelle specifiche il blender viene svuotato, in caso contrario la ricetta viene corretta con l’aggiunta di additivi o di olio base e si riprende la miscelazione, poi si ripete il test. Se il prodotto continua ad essere fuori specifica dopo diversi tentativi di correzione – situazione molto rara – la miscela è messa da parte.
La blending tower
La torre è composta da 11 miscelatori, di cui due automatici e nove manuali, ed è soggetta ad una programmazione di base settimanale, che definisce l’ordine di produzione giornaliero. I miscelatori sono divisi per famiglia di semilavorato (6 per oli motore, 2 per trasmissioni, 2 per industriali e 1 dedicato alle piccole produzioni e alla F1). La destinazione d’uso specifica è necessaria al fine di evitare fenomeni di contaminazione fra semilavorati con caratteristiche molto diverse ed evitare sprechi di materia prima per la pulizia del sistema. Ad esempio, un miscelatore dedicato all’olio motore non potrà servire alla lavorazione di un olio trasmissione, in quanto partono da caratteristiche primarie completamente diverse. La miscelazione avviene intorno ai 45-50°C in leggero vuoto per permettere all’acqua di evaporare, una ricetta può contenere dal 95 al 75% di olio base e dal 5 al 25% di additivi in base all’applicazione a cui è destinato.
Il confezionamento
Una volta che il prodotto è pronto e ha superato i test di qualità, passa alle linee di riempimento che sono divise per formati: taniche in plastica da 1, 2 litri, taniche in metallo, “taniconi” da 20 litri e fusti. Tutti gli imballi arrivano dal magazzino imballi vuoti per via aerea direttamente alle linee di riempimento, il semilavorato invece viene portato alle linee tramite il “manifold”, una matrice di pompe che dai blender o più spesso dai serbatoi di stoccaggio porta il semilavorato alle linee. Le tubature vengono pulite con il “pig” e “avvinamenti” successivi. Il pig è una palla con delle lamelle metalliche che raschia via dalle pareti il prodotto che vi era passato in precedenza: questo metodo permette di risparmiare 90 tonnellate di prodotti l’anno che diversamente diverrebbero prodotto di scarto. Ogni linea riempie, etichetta, inscatola e applica il numero di lotto ai prodotti, per cui da ogni linea esce il prodotto così come viene stoccato, pronto per andare ai pallettizzatori.
L’area di pallettizzazione
È divisa in linee per scatole (piccoli formati) e fusti e taniconi (grandi formati): qui i prodotti vengono pallettizzati in modo automatico, “filmati”, nel senso che vengono ricoperti da una pellicola per imballaggio e attraverso un nastro trasportatore arrivano al magazzino, dove viene applicata un’etichetta generata dal gestionale della logistica, che assegna un posto negli scaffali.
Il magazzino prodotti finiti
Gli operatori caricano con i muletti i pallet e li posizionano sugli scaffali gialli in corrispondenza della fila in cui dovranno essere posizionati; in seguito un altro operatore con i carrelli laterali li sistemerà nel posto assegnato.
La logistica
Una volta che la logistica riceve un ordine di spedizione produce la bolla e fa preparare il carico nella baia, il gestionale del magazzino dice agli operatori quali pallet di prodotti prendere in base alla data di confezionamento, in modo da non tenere mai in magazzino i prodotti troppo a lungo. Il carico viene disposto nella baia secondo i criteri di distribuzione del peso necessari per il trasporto, successivamente all’arrivo del camion questo viene caricato.
di Francesco Oriolo
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