Fondato nel 2009, il Consorzio PDA, entrato nel 2019 in Groupauto Italia Holding, si è trovato come tutti ad affrontare gli effetti dell’epidemia del Coronavirus e del lockdown previsto dal Decreto ministeriale di aprile 2020. Vediamo come
Per capire quali provvedimenti siano stati adottati per gestire l’attività coordinata del Consorzio PDA abbiamo intervistato il Direttore Commerciale e Presidente di PDIAM Claudio Santin: “In questo drammatico periodo, abbiamo lavorato per garantire continuità non solo alle attività gestionali del Consorzio e per rinnovare i contratti con i fornitori in scadenza al 31 dicembre, rinegoziando le condizioni del 2019 e calibrandole al 2020. La maggior parte dei fornitori ha offerto collaborazione e disponibilità. Siamo sempre più consapevoli della reale situazione del mercato: le società già in difficoltà pre-Coronavirus, con il diffondersi dell’epidemia e i successivi blocchi iniziano a risentire concretamente della situazione. Ed è possibile che qualcuno, messo a bilancio il 2020, nel 2021 sarà costretto a chiudere. Realtà di ‘seconda linea’, con fatturati di nicchia o una certa instabilità economica prima tollerata, dovranno fare i conti per la propria sopravvivenza”.
Tra le attività gestite durante la lunga quarantena della Fase 1, primario è stato preservare la comunicazione con i soci attraverso telefonate, videocall, collegamenti online che “non sostituiscono l’incontro diretto, così importante nel nostro settore – dice Santin – perché l’uomo vive di relazioni. Ma è stato importante proseguire il dialogo e il confronto, benché virtuali. Tutti i soci sono rimasti aperti, lavorando metà giornata e fatturando all’incirca dal 10 al 30% rispetto al consueto, non di più”.
Obiettivo ripresa
Quale potrebbe essere un piano condiviso utile a una piena ripresa? La posizione del Consorzio è che proprio la coscienza di trovarsi tutti nelle stesse condizioni stimoli una risposta coordinata dell’intera filiera aftermarket: “Mi aspetto che i fornitori diano una mano ai distributori, questi ai ricambisti e questi ultimi alle officine. Ognuno deve fare la propria parte. Se io, che sono un’ottimista per natura, prima ero pronto a firmare per 100, oggi mi fermo a 80, perché ho perso 2 mesi di vendita. Quindi ricominciamo, ma diamoci una mano. Dovremo trovare soluzioni per articolare l’offerta”.
E in tema di pagamenti e liquidità? Bisogna essere molto lucidi: “Quando un ricambista non paga non si rivolge al fornitore, si rivolge al distributore e questo si rivolge al fornitore che a sua volta, se non interviene con i soldi propri, si rivolge alla banca. Onestamente non mi aspetto niente, neanche dall’Europa. E credo che ormai non serva più a nulla attribuire colpe e responsabilità a questo Governo e ai precedenti, sarebbero tutti sotto accusa. Accertato che non eravamo pronti a ciò che si è scatenato… Quindi ripartiamo con tranquillità. Ognuno faccia la propria parte, ma insieme e poco alla volta rimettiamo in moto tutto”. Con alle spalle i buoni risultati del 2019. Il Consorzio, infatti, ha fatturato 70 milioni di euro a livello nazionale e 52 a livello internazionale.
a cura di Manuela Battaglino
Condividi l'articolo
Scegli su quale Social Network vuoi condividere