Nel 2018 sono oltre 2.200 le aziende italiane della filiera della componentistica automotive, con un fatturato di oltre 49 miliardi, in leggera crescita nel 2018. Tra queste il 34% ha sede in Piemonte, ma è proprio qui che si intravedono i primi segnali di una contrazione, con il fatturato in calo dello 0,5%.
Presentata questa mattina a Torino Incontra l’ultima edizione dell’Osservatorio sulla componentistica italiana, indagine realizzata dalla Camera di commercio di Torino, da ANFIA (Associazione Nazionale Filiera Industria Automobilistica) e dal Center for Automotive and Mobility Innovation (CAMI) del Dipartimento di Management dell’Università Ca’ Foscari di Venezia.
“Come previsto, i dati 2018 del nostro Osservatorio iniziano a rilevare un rallentamento del settore, che probabilmente sarà confermato anche nel 2019: la componentistica italiana sta risentendo, infatti, inevitabilmente, del calo globale della domanda e della produzione, oltre che dell’export nazionale – ha dichiarato il Presidente della Camera di commercio di Torino Vincenzo Ilotte. – Per quanto riguarda il Piemonte, da un lato rileviamo una pressoché stabile vocazione all’internazionalizzazione e la riduzione della dipendenza dal gruppo FCA, mentre ci preoccupa il dato relativo ai minori investimenti in R&S, in un settore dove l’innovazione rappresenterà sempre più in futuro un fattore competitivo irrinunciabile, tra soluzioni 4.0 e lo sviluppo di nuove motorizzazioni”.
Per Marco Stella, Presidente del Gruppo Componenti ANFIA (Associazione Nazionale Filiera Industria Automobilistica): “Anche nel 2018 la componentistica italiana si è posizionata bene in termini di export, con un valore di 22,4 miliardi di euro (+5% rispetto al 2017) e con un saldo positivo di 6,8 miliardi. Nel primo semestre 2019, il valore delle esportazioni è in calo del 2,1% e anche il surplus commerciale, pari a 3,49 miliardi di euro, risulta in decrescita del 7,5%. Questi dati cominciano a riflettere gli effetti del calo della produzione di auto in alcuni mercati europei: la Germania ha riportato una flessione del 10,8% nel semestre. Quanto alla sfida dell’elettrificazione, la filiera della componentistica deve essere supportata da politiche industriali adeguate alla valorizzazione delle competenze già esistenti e all’allargamento a nuove aree di mercato da presidiare”.
Secondo Francesco Zirpoli, Direttore scientifico del CAMI del Dipartimento di Management dell’Università Ca’ Foscari: “A fronte del rischio di una decrescita strutturale, è necessario che la componentistica italiana investa sull’innovazione facendo rete e sfruttando le complementarietà tra attori e territori della filiera. Il Rapporto 2019 mostra che le caratteristiche di specializzazione delle aree produttive del paese, se valorizzate adeguatamente, possono diventare lo strumento per l’attrazione di nuovi investimenti produttivi in Italia e il rilancio del paese come luogo di progettazione e produzione per il nuovo ecosistema della mobilità”.
Il contesto internazionale 2018-2019
Nel 2018 la domanda mondiale di autoveicoli ha totalizzato 96 milioni di unità, in calo dello 0,8% rispetto al 2017. La frenata del mercato si è accentuata nel 2019 e l’anno dovrebbe chiudersi con un calo attorno al 4,5% con 93,5 milioni di autoveicoli. Sul fronte europeo, la domanda di autoveicoli, dopo anni di segni negativi, è in crescita dal 2014 e nel 2018 conta 18,2 milioni di unità (+0,4% sul 2017), mentre per l’anno 2019 si prevede una variazione negativa (attorno al 2%), a causa della flessione del mercato delle autovetture. In Italia la domanda di autoveicoli si è mantenuta positiva fino alla seconda metà del 2018, quando subisce un progressivo rallentamento chiudendo l’anno a 2,12 milioni, con una flessione del 3,1%. Il 2019 resta critico per il comparto delle autovetture: nei primi 9 mesi il calo registrato è dell’1,6%.
La produzione mondiale di autoveicoli, dopo il livello record di 97,9 milioni di unità del 2017, ha registrato nel 2018 un leggero calo, dell’1,1%, ossia 1,06 milioni di autoveicoli in meno rispetto al 2017 (96,8 milioni). La fabbricazione di autoveicoli è diminuita in Cina, UE15, Turchia e Iran, mentre è aumentata in UE13, Russia, Brasile, Indonesia e Thailandia. La produzione in Europa ha totalizzato nel 2018 18,7 milioni di autoveicoli (-2,5% e una quota del 19,4% sul totale mondiale). In Italia, la produzione di autoveicoli è diminuita del 7% nel 2018, mentre a gennaio-giugno 2019 registra una contrazione del 14%. La produzione industriale del settore automotive nel suo complesso (inclusa la produzione di carrozzerie e componenti), registra un calo tendenziale del 3,3% nel 2018 rispetto al 2017, che era in crescita del 4,4% sul 2016, e chiude il consuntivo di gennaio-giugno a -9,6%. Il 2019 ha un andamento negativo più accentuato rispetto a quello registrato nel 2018, che riguarda, in particolare, il comparto delle autovetture, in quasi tutte le macro-aree del mondo.
L’Osservatorio sulla componentistica italiana – Edizione 2019
L’indagine ha individuato 2.207 imprese appartenenti al settore; di queste ben 550 le rispondenti all’indagine. Tenendo conto delle dinamiche di evoluzione del comparto e dell’elevato tasso di risposta (25%), la rappresentazione della filiera tracciata dall’Osservatorio è divenuta nel tempo più nitida e aderente all’universo.
A livello italiano, nel 2018, le 2.207 imprese della componentistica hanno prodotto un fatturato stimato attribuibile al settore pari a 49,3 miliardi di euro e hanno occupato un bacino di 158.700 addetti. Rispetto al 2017, che aveva fatto registrare una crescita piuttosto sostenuta del fatturato (+6,9%), il 2018 ha subito un rallentamento nell’incremento (+1,3%). Dinamica analoga è stata registrata in termini di occupazione, con un aumento degli addetti impiegati direttamente nel settore del +1% rispetto all’anno precedente.
La crescita più modesta del fatturato registrata in corso d’anno deriva dalle perdite subite dai sistemisti e modulisti (-1,2%) e dai subfornitori delle lavorazioni (-0,5%), mentre hanno registrato buone performance soprattutto le imprese di Engineering & Design (+9,6%) gli specialisti del motorsport (+7,7%) e i subfornitori (+5,1%). Dal lato della forza lavoro, l’unico calo è registrato dai fornitori di moduli e sistemi, che hanno manifestato segnali di debolezza, con una riduzione degli addetti del -1,1%.
Con 19,7 miliardi di euro, il 39,9% del fatturato complessivo italiano, il giro d’affari automotive piemontese ha registrato una lieve contrazione rispetto al 2017 (-0,5%). In calo tutti i segmenti della componentistica, ad esclusione dei subfornitori e degli E&D che continuano a crescere decisamente (+12,2%), a testimonianza del ruolo strategico del Piemonte nello sviluppo delle nuove tecnologie abbinate alla mobilità. A livello occupazionale, con oltre 61mila addetti il Piemonte registra nel 2018 una lieve crescita rispetto all’anno precedente (+0,3%), in particolare grazie all’incremento evidenziato dagli E&D (+6,7%).
La geografia della filiera
Dove si collocano le imprese della componentistica? Il Piemonte resta la regione capofila per numero di imprese (oltre il 34%), seguita dalla Lombardia (27,1%) e dall’Emilia-Romagna (10,4%). Solo il 16% delle imprese è plurilocalizzato in più di una regione italiana: si tratta soprattutto di aziende orientate ad un mercato globale (sistemisti e modulisti), attive ai più alti livelli della fornitura (specialisti puri), o imprese di progettazione e design (E&D), la cui attività è trasversale per tipo di committenza e livello di fornitura.
Dinamiche del fatturato e previsioni
Guardando l’insieme delle imprese rispondenti all’indagine, dopo anni di crescita e di progressiva dinamica espansiva, nel 2018 si è palesata un’inversione di tendenza, anche se il saldo tra le imprese che hanno dichiarato un aumento e quelle che si sono espresse per una riduzione del fatturato, è rimasto positivo: +19% a livello italiano (era il +42% nel 2017). Scontano il rallentamento soprattutto i fornitori di moduli e gli integratori di sistemi, con un saldo del -19%. Solo le attività di Engineering & Design, dopo essere risultate per un triennio la categoria più debole della filiera, hanno registrato una ripresa significativa, con un saldo tra dichiarazioni di aumento e di riduzione nettamente positivo (+52%).
In Piemonte, questa dinamica è amplificata: il saldo rimane positivo (+5%) ma raggiungeva il +33% nel 2017. Sono i sistemisti/modulisti a manifestare il saldo peggiore (-44%) a dimostrazione di quanto il vertice della piramide di fornitura, che direttamente si interfaccia con il costruttore, abbia risentito delle contrazioni di mercato registrate a più riprese durante l’anno.
Nonostante il quadro di incertezza e il rallentamento dei mercati, per il 2019 permangono nel complesso positive le aspettative delle imprese della filiera della componentistica italiana. Il 61% degli operatori si dichiara infatti ottimista, benché prevalga la moderazione (il 57% delle risposte). Rispetto al recente passato aumentano, tuttavia, nettamente, le imprese pessimiste (il 39%, a fronte del 16% dello scorso anno). Ne deriva pertanto un saldo tra ottimisti e pessimisti che, seppur ancora ampio, pari al +22%, è andato decisamente erodendosi rispetto al triennio precedente.
In Piemonte solo il 59% dei fornitori è ottimista, percentuale che, sebbene positiva, è nettamente inferiore a quella rilevata per il 2018 (quando toccava l’89%). Il saldo è positivo (+19%), in netto calo (+56% per il 2018).
La dipendenza dal settore automotive e le strategie di diversificazione
L’Osservatorio analizza tradizionalmente le strategie di diversificazione in mercati diversi da quello dell’auto. Siamo di fronte a una filiera che consolida la propria posizione riguardo ai mercati di sbocco, senza repentini cambiamenti di strategia rispetto al passato. Nel 2018 la quota di imprese con ricavi generati in misura maggioritaria dal settore automotive si è assestata al 73%, a fronte del 71% dell’anno precedente e del 77% del biennio 2015-16.
In questo quadro, si rileva una riduzione significativa della dipendenza della filiera da FCA, a segnalare la ripresa del processo di riorganizzazione delle imprese della componentistica come fornitori di case automobilistiche estere.
Il 75% delle imprese ha dichiarato di avere FCA, direttamente o indirettamente, nel proprio portafoglio clienti, incidenza prossima a quella rilevata nel 2017. Tuttavia, la quota di ricavi generati dalle vendite al gruppo italo-americano è scesa al 37% (era il 42% nel 2017).
In Piemonte la dipendenza resta più marcata rispetto al dato italiano, con il 78% delle imprese che dichiarano di avere rapporti con FCA e una quota media di ricavi pari al 41% (ma nel 2017, le percentuali erano rispettivamente pari al 79% e al 45%).
Tra gli altri Costruttori maggiormente citati dalle imprese interessate, il gruppo Volkswagen AG, seguito da BMW, RNM (Renault-Nissan-Mitsubishi) e Daimler.
Propensione all’internazionalizzazione
Stazionario a livello italiano il numero di imprese che esportano (73%), ma l’incidenza del fatturato prodotto sui mercati esteri nel 2018, pari al 39,9% dei ricavi totali, è aumentata tornando ai livelli del 2015, dopo il rallentamento che l’export ha subito nello scorso biennio.
Sebbene il Piemonte continui a rappresentare la prima regione per valore delle esportazioni italiane di componentistica, la quota di imprese che hanno esportato è diminuita dall’80% del 2017 al 77%; tuttavia, anche a livello regionale la quota del fatturato generato dall’export è aumentata, passando dal 38,4% del 2017 al 39,9% del 2018.
La geografia delle esportazioni resta ancorata all’Europa e ai mercati di prossimità sia per le imprese italiane, sia per quelle piemontesi. I primi paesi si confermano Germania, Francia e Polonia.
R&S
Il rallentamento economico dell’ultimo anno ha avuto un impatto negativo anche sul rafforzamento dei processi di innovazione del comparto. I risultati dell’indagine descrivono una filiera che ha visto calare il numero di imprese che investono in R&S e la spesa in innovazione.
A livello italiano gli operatori della filiera che hanno investito parte del fatturato in attività di R&S è sceso dal 73% al 69%. In Piemonte, l’orientamento all’innovazione è ancora più ridimensionato: il 67% ha dichiarato di aver investito una quota di fatturato in ricerca impiegando almeno una parte del proprio organico in queste attività (ma era il 69% l’anno prima).
Nuovi trend tecnologici e Industria 4.0
Quali sono le risposte della filiera italiana alle principali sfide dettate dall’evoluzione dell’innovazione tecnologica nel settore automotive?
Nonostante un quadro di complessiva incertezza e di lenta crescita delle quote di mercato delle nuove motorizzazioni, le imprese della filiera sono in maggioranza ottimiste sulle opportunità offerte dalle nuove tecnologie, in particolare quelle relative all’ibrido. Il 71,1% delle imprese ritiene che lo sviluppo del motore ibrido porterà un aumento di competitività. Inoltre, il 35,3% dei fornitori vede positivamente anche lo sviluppo dei powertrain elettrici, anche se, nel complesso, il numero di imprese che partecipano allo sviluppo di almeno una tipologia di powertrain di nuova generazione è ancora limitato (il 23% delle imprese intervistate rispetto al 18,4% della precedente indagine), con la prevalenza di investimenti nell’ibrido tradizionale (10,6% delle intervistate).
Più confortante è lo scenario relativo agli investimenti in industry 4.0, dove l’impegno delle imprese della filiera è importante (il 55,4% delle rispondenti ha fatto almeno un investimento in questo ambito) e dove si registra un maggiore dinamismo degli investimenti per area funzionale, a conferma di una maggiore attitudine della filiera verso l’innovazione di processo.
Infine, i risultati di quest’anno sono confortanti nel mostrare come le imprese della filiera si stiano aprendo maggiormente all’innovazione collaborativa (66% delle intervistate; il 55% nel 2017), probabilmente indizio di un tentativo di cambio di passo nello sviluppo dell’innovazione.
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