38,8 miliardi di euro il fatturato automotive complessivo delle imprese nazionali fornitrici di componenti auto, in crescita del 5,9% rispetto al 2014. Positivi i segnali anche per il 2016
Presentata la nuova edizione dell’Osservatorio sulla componentistica automotive italiana, rapporto annuale realizzato dalla Camera di commercio di Torino, da ANFIA (Associazione Nazionale Filiera Industria Automobilistica), dal CAMI (Center for Automotive & Mobility Innovation) dell’Università Ca’ Foscari di Venezia e dalla Camera di commercio di Modena. L’edizione 2016 dell’Osservatorio presenta alcune novità: dopo aver ampliato l’indagine, nel corso della sua quasi ventennale attività di studio, anche a parti della filiera non strettamente riconducibili alla produzione di componenti di autoveicoli, oggi l’analisi torna alle origini e si concentra unicamente sulla componentistica automotive in senso stretto.
Lo scenario che si delinea descrive un universo di quasi 2mila imprese e 136mila addetti impiegati nella componentistica automotive su scala nazionale, con un fatturato generato solo dalla componentistica che raggiunge i 38,8 miliardi. Protagonista indiscusso in questo comparto il Piemonte, che da solo ospita oltre 700 imprese, con 55mila addetti direttamente impiegati nella componentistica, e fattura oltre 15 miliardi nel settore, in crescita rispetto al 2014 del 6,6%, valore più alto rispetto a quello italiano (+5,9%).
“Dalla crisi alla ripresa: questo il percorso compiuto dalla componentistica nazionale, che con circa 2.000 imprese conquista in un anno un +5,9% del fatturato automotive – ha osservato Vincenzo llotte, Presidente della Camera di commercio di Torino. – A guidare lo sviluppo il nostro Piemonte, motor valley d’Italia, che da solo ospita oltre il 36% delle aziende e genera il 39% del fatturato, grazie soprattutto a strategie di export e innovazione. In Piemonte abbiamo, infatti, la percentualemaggiore di imprese di engineering e design (12,1% rispetto all’8,5% italiano), dove l’auto del futuro si inventa e si progetta; qui la quota media di fatturato generata dalle esportazioni è più elevata rispetto quella nazionale (il 45% contro il 40%), e sempre qui investiamo mediamente di più in ricerca e sviluppo. Un mix strategico di successo che ha permesso di superare le difficoltà e di riportare il settore a previsioni positive anche per il 2016”.
“È molto utile che l’Osservatorio sia tornato a focalizzarsi sul comparto della componentistica, così da restituire una fotografia puntuale di uno dei settori più vivaci della filiera automotive italiana, che ha raggiunto e superato i livelli di fatturato pre-crisi, dopo anni di buona tenuta nonostante la contrazione del mercato nazionale dell’auto dal 2008 al 2013 e livelli di produzione di autovetture scesi sotto la soglia critica delle 400.000 unità all’anno. – ha dichiarato Giuseppe Barile, Presidente del Gruppo Componenti di ANFIA. Della ripresa del mercato e della produzione di autoveicoli in Italia a partire dal 2014 ha beneficiato l’intera filiera, con un impatto positivo sulle commesse e sui livelli di occupazione già nel 2015, un trend, quest’ultimo, che prosegue nel 2016. La forte propensione all’internazionalizzazione che ha caratterizzato il nostro comparto in questi anni, ha fatto progressivamente calare la dipendenza da FCA, risalita nel 2015 perlopiù in riferimento alle forniture agli stabilimenti nazionali, mentre la quota di fatturato derivante dalle forniture all’estero è rimasta pressoché allineata ai livelli del 2014”.
Francesco Zirpoli, Direttore Scientifico del Centro CAMI – Università Ca’ Foscari di Venezia, non presente in conferenza stampa, ha voluto comunque evidenziare le sfide future del comparto: “Per le caratteristiche tecnologiche e dimensionali delle imprese della fornitura automotive italiana, lo sviluppo di relazioni inter-organizzative finalizzate alla creazione di nuove reti tra imprese risulta essere un fattore chiave per accelerare i processi di innovazione e di internazionalizzazione. Ciò grazie, rispettivamente, all’accesso a conoscenze complementari e alla possibilità di fare leva sul ‘capitale sociale’ di quelle imprese che hanno già in essere relazioni commerciali internazionali. La sfida, quindi, oltre che essere tecnologica è soprattutto di natura organizzativa e strategica”.
Il contesto internazionale 2015/2016
Immatricolazioni – Il 2015 è stato un anno positivo per l’industria automotive mondiale: la domanda di autoveicoli ha riguardato complessivamente 89,7 milioni di unità, +1,4% rispetto al 2014. La crescita è stata sostenuta in particolare dalle vendite in Europa Occidentale (+9,3%), con l’Italia a +16%, Stati Uniti, Messico, India e Cina. In ripresa anche il mercato turco (+25%), mentre restano in pesante contrazione Russia (-44,5%) e Ucraina (-50,6%).
Dal 2007 al 2015 la composizione della domanda mondiale di autoveicoli, aumentata del 25%, si è modificata enormemente: i Paesi industrializzati e “motorizzati”, storicamente aree di produzione, hanno visto ridurre il peso dei loro mercati, passando dal 57% di quota al 45%, mentre i paesi BRIC (Brasile, Russia, India e Cina), la cui domanda è cresciuta del 98% rispetto al 2007, hanno raggiunto il 36% delle vendite mondiali (era il 23% nel 2007). Nel primo semestre 2016, la domanda di autoveicoli è ancora in crescita con 45,6 milioni di unità (+3,9%). L’Europa è l’area in cui si registra lo sviluppo maggiore: +7,2%. Nello stesso periodo, l’Italia vede crescere le immatricolazioni auto del 19,2%, mentre le previsioni di chiusura d’anno si attestano a 1,84 milioni di immatricolazioni (+15%).
Produzione – Nel 2015 la produzione mondiale di autoveicoli ha totalizzato oltre 91 milioni di unità, con un +1,1% rispetto al 2014: tutte le macro aree di produzione risultano in crescita, con la sola eccezione del Sud America (-21%). Rispetto al 2007, la produzione globale risulta in crescita del 24%.
In Italia, si è tornati al milione di unità prodotte, come non avveniva dal 2008, e questo ha avuto ripercussioni positive sull’intera filiera automotive nazionale. Quanto alle quote di produzione, nel 2015 il 52,5% degli autoveicoli è prodotto in Asia-Oceania, il 23,6% in Europa, il 19,7% nell’area Nafta e il 4,2% nel Resto del Mondo. La Cina è il primo Paese produttore del mondo (rappresenta il 26,9% della produzione mondiale), seguita da USA (13,3%) e Giappone (10%). Si è progressivamente delineato uno spostamento dei volumi produttivi dalle aree di più antica tradizione automobilistica, condizionate dalla saturazione dei mercati e dall’eccesso di capacità produttiva, verso aree nuove, a favore delle quali giocano fattori demografici e di sviluppo economico generale, oltre che bassi costi di produzione. I primi 3 produttori di autoveicoli nel mondo sono: Toyota Group, con 10,29 milioni di autoveicoli prodotti nel 2015 (-2,1%), Volkswagen Group con 10,26 milioni (-2,5%) e GM Group con 9,69 milioni (-2,1%). FCA ha prodotto 4,9 milioni di autoveicoli nel 2015 (+1%). Nel 2016 la produzione mondiale di autoveicoli dovrebbe vedere confermato il trend del 2015. Anche in Italia, il trend positivo della produzione dell’industria automotive nel suo insieme sta proseguendo nel 2016, seppur a ritmi inferiori rispetto all’anno precedente, chiudendo il primo semestre a +6%, contro l’appena +0,8% della produzione industriale nel suo complesso.
Osservatorio sulla componentistica automotive italiana: i dati 2015
Quest’anno l’indagine si è basata su 355 questionari compilati on line nella primavera del 2016 direttamente dalle imprese della componentistica automotive italiana e sull’analisi di 1.956 bilanci di società di capitali da cui sono stati estratti ricavi e addetti.
Le imprese della componentistica si possono dividere in 4 grandi gruppi:
1. integratori di sistemi e i fornitori di moduli, il 4,5% del totale nazionale. Sono fornitori di 1° livello o nel caso dei modulisti anche di 2° livello; vendono direttamente alla testa della filiera
2. specialisti (34%), produttori di parti e componenti con un contenuto di innovazione e di specificità tale da costituire un vantaggio competitivo
3. subfornitori, è l’insieme più numeroso (53%). Producono parti e componenti standardizzate, secondo specifiche fornite dai clienti e facilmente replicabili dai competitors
4. engineering e design (E&D, 8,5%), protagonisti nell’ideazione e nella progettazione di una vettura. Forniscono servizi direttamente agli assemblatori oppure ai fornitori di primo livello, comprendendo in questo insieme sia le imprese dell’ingegneria di prodotto sia quelle dell’ingegneria di processo. In questo settore il Piemonte continua a mantenere un’elevata specializzazione: le imprese di questa categoria della fornitura rappresentano il 12,1% del totale a fronte dell’8,5% registrato a livello nazionale.
Nel 2015 il fatturato automotive della componentistica italiana, con 1.956 aziende e oltre 136mila addetti impiegati direttamente nella componentistica, ha raggiunto i 38,8 miliardi di euro, con un incremento del 5,9% rispetto al 2014. Il Piemonte, regione che si conferma essere la più specializzata del comparto in Italia, conta 712 imprese e 15,2 miliardi di fatturato della componentistica automotive, con una crescita superiore a quella nazionale (+6,6%).
A livello italiano, particolarmente positiva risulta la performance degli E&D (+10,4%). Anche le altre categorie della fornitura hanno evidenziato una crescita che appare più contenuta solo per i subfornitori (+2,5%). In Piemonte la perfomance migliore è stata conseguita, invece, dagli specialisti, che hanno evidenziato un aumento dei ricavi dell’8,3%: si tratta del cluster maggiormente in ripresa, sia perché nei fatti ha registrato un migliore andamento del fatturato sia perché per il futuro si esprime con previsioni più rosee.
Capacità produttiva
Si mantiene su livelli elevati l’utilizzo della capacità produttiva: oltre il 51% delle imprese ha dichiarato che la percentuale di saturazione è stata pari o superiore all’80%. La percentuale cresce al 61% per gli specialisti, mentre è inferiore fra i fornitori di moduli e sistemi (il 31% delle imprese).
Export e nuovi mercati
Il 75% delle imprese italiane e l’81% di quelle piemontesi esportano. L’attitudine piemontese all’internazionalizzazione è anche confermata dalla quota media di fatturato generata dalle esportazioni, che per i componentisti piemontesi risulta maggiore rispetto a quelli italiani (il 45% a fronte del 40%) e in risalita rispetto al 2014 (era rispettivamente del 37% e del 35%). Per modulisti e sistemisti, categoria che vende di più all’estero, la quota media di fatturato export raggiunge il 64% per i piemontesi e il 55% per gli italiani. In Italia la variazione media del fatturato estero fra il 2015 e il 2014 è stata pari al +4,2% soprattutto grazie alla performance degli specialisti (+4,9%) e degli E&D (+6,5%). Il fatturato estero dei fornitori piemontesi cresce un po’ meno di quello italiano (+3,3%), trainato proprio dagli E&D (+5,6%), aziende altamente specializzate, leader a livello internazionale, nella progettazione e nella prototipazione.
Europa, Medio Oriente e Africa (EMEA) costituiscono insieme la principale area di destinazione delle esportazioni di componentistica automotive, sia a livello nazionale (348 citazioni, l’81%), sia a livello piemontese (200, 80%). In Europa, Germania, Francia e Polonia risultano i primi tre paesi di approdo sia delle merci italiane sia di quelle piemontesi, segnale che i principali gruppi automobilistici rappresentano ancora i più importanti committenti delle forniture italiane. Le altre aree geo– economiche1 rivestono ancora un peso decisamente meno importante nella produzione e nei volumi di vendita dei componentisti italiani.
Dipendenza da FCA
Nonostante la tendenza a diversificare espressa dalle imprese della componentistica automotive nell’indagine 2016, torna ad essere rilevante il rapporto con FCA, grazie alle buone performance dell’azienda e all’avvio delle nuove linee di produzione nel territorio nazionale. Nel 2015, il 79% dei componentisti italiani ha dichiarato di avere il gruppo FCA nel proprio portafoglio clienti a fronte del 60% del 2014; questa percentuale sale all’87% fra i piemontesi (era 65% nel 2014). Circa il 34% dei piemontesi (ma solo il 29% degli italiani) affida a FCA oltre il 75% del proprio fatturato. La dipendenza più marcata dal gruppo FCA viene rilevata fra i subfornitori, mentre gli specialisti risultano invece la categoria di operatori con maggiore autonomia dal costruttore.
Innovazione e ricerca
Il comparto automotive si distingue per un’elevata propensione all’innovazione: è uno dei settori economici dove gli investimenti in ricerca e sviluppo sono più consistenti, ad alta intensità di capitale e ad alta intensità tecnologica. Anche il campione delle imprese indagate conferma l’importanza del fattore innovazione in un periodo di espansione come quello attuale: il 72% (74% tra i piemontesi) dei rispondenti dichiara di investire una parte del fatturato nelle attività di ricerca e sviluppo, in crescita rispetto alla rilevazione del 2014 (68%). Di questi quasi il 15% afferma di destinare almeno il 10% del fatturato all’innovazione. Le imprese di E&D sono quelle con la maggiore propensione all’innovazione (il 90% dei rispondenti) e il 40% spende oltre il 10% del fatturato in R&S; fra gli specialisti, così come fra i modulisti e sistemisti, la percentuale di imprese scende al 74%; tuttavia i fornitori di moduli e sistemi, quando investono, lo fanno in maniera più consistente utilizzando una quota maggiore di fatturato per lo sviluppo di attività innovative.
Di che tipo di innovazione si tratta? Oltre il 57% dei rispondenti ha dichiarato di aver introdotto nel mercato prodotti nuovi o significativamente migliorati: nell’85% dei casi (l’87% a livello piemontese) l’impresa è stata propulsore nel proprio mercato di riferimento e, solo in percentuale residuale, ha innovato esclusivamente per adeguarsi alle imprese concorrenti con prodotti nuovi solo per l’impresa. La percentuale sale a oltre il 70% se si considerano le imprese che hanno introdotto innovazioni di processo, che hanno riguardato in primo luogo il processo di produzione (il 61% delle imprese) e a seguire i processi di gestione (il 43%) e la logistica (il 18%).
Lo sviluppo delle innovazioni avviene principalmente “in house”, grazie all’utilizzo di risorse interne; tuttavia una quota importante di innovazione fa capo a collaborazioni instaurate dall’impresa stessa con istituzioni, ad esempio l’università, ma anche con altre imprese. I clienti, infine, giocano un ruolo fondamentale nell’innovazione: il 69% dei componentisti del campione italiano e il 67% di quello piemontese ha dichiarato che la collaborazione più significativa fra il 2013 e il 2015 è stata instaurata con un committente, attore che gioca una parte importante nella definizione delle specifiche per i prodotti e le soluzioni innovative.
Uno sguardo al 2016
Gli ultimi dati diffusi dall’ISTAT confermano che anche il 2016 sarà un anno di crescita per il settore automotive (la variazione tendenziale registrata nel mese di agosto per la produzione dell’industria automotive nel suo insieme è stata pari al +32,1% e anche i dati dell’indagine congiunturale condotta da Unioncamere Piemonte – Camera di commercio di Torino evidenziano per il Piemonte una crescita nei primi sei mesi del 2016). Il sentiment del campione nazionale delle imprese della componentistica automotive va in questa direzione: il saldo fra chi ha previsto una crescita per il 2016 e chi una diminuzione è del +60% (un po’ più basso quello rilevato per il Piemonte, +51%). Risultano più ottimisti i fornitori di moduli e sistemi e gli specialisti; più cauti sono gli engineering e design e i subfornitori
(fonte: ANFIA)
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