Bruxelles ha varato un progetto di ricerca - “Battery 2030+” – che coinvolge il Politecnico di Torino, unico ateneo italiano coinvolto. Il business delle batterie è in mano a Cina, Giappone e Corea, ma l'Europa vuole puntare sull'innovazione per sviluppare le "batterie del futuro"
Secondo lo European Institute of innovation and technology il business delle batterie al litio varrà, a partire dal 2025, circa 250 miliardi di euro, trainato soprattutto dalla diffusione delle auto elettriche. Ma l’Europa rischia di rimanere esclusa da questa partita, con una quota di mercato di appena il 3%. La “torta” è infatti spartita tra Cina, Giappone e Corea del Sud, dove hanno sede i principali colossi di questo mercato. Dopo il petrolio, l’Europa rischia dunque una nuova dipendenza da litio. Per questo Bruxelles ha deciso di correre ai ripari, varando un progetto di ricerca – “Battery 2030+” – che comprende 5 università, 8 centri di ricerca e 3 associazioni industriali. L’obiettivo è di “battere” la concorrenza asiatica non tanto sul piano della quantità ma su quello dell’innovazione e della sostenibilità, sviluppando per primi “batterie del futuro”più performanti e puntando su aspetti oggi in ombra come riciclo/smaltimento. L’unico ateneo Italiano coinvolto nel progetto è il Politecnico di Torino, coordinato dalla professoressa Silvia Bodoardo, docente di Chimica applicata e Tecnologia dei materiali.
Alla base del progetto c’è l’assunto che per poter competere con cinesi, giapponesi e coreani occorre unire le forze per mettere a punto celle più performanti dal punto di vista della quantità di energia immagazzinata e della vita della batteria. Le batterie al litio-zolfo e litio-aria potrebbero essere una risposta vincente. Le batterie al litio-zolfo possiedono infatti 5 volte la capacità di quelle attuali al litio, e lo zolfo è molto più facile da reperire e meno costoso. Anche le batterie litio-aria, nonostante la loro commercializzazione appaia ancora lontana, potrebbero essere in grado si raggiungere una densità di energia 10 volte superiore all’attuale. Si sta inoltre valutando la possibilità di inserire dei sensori che, con l’impiego dell’intelligenza artificiale, consentano di monitorare il surriscaldamento e le reazioni chimiche al loro interno. Lo spazio per l’innovazione è dunque ancora molto, e il progetto europeo vuole dare una accelerata allo sviluppo.
Anche la riciclabilità è una problematica determinante, visto che batterie esauste sono rifiuti pericolosi e il recupero della materia prima è una questione complessa.
Altra priorità per mettere in piedi una filiera produttiva di batterie al litio di nuova generazione la formazione di ingegneri e professionisti specializzati, e il Politecnico di Torino si sta preparando a ospitare il primo master in Europa.
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