I principali rischi aziendali a livello globale sono: Rischi informatici (n°1 con il 39% delle risposte / n°2 nel 2019) e Interruzioni di attività (n° 2 con il 37% delle risposte / n°1 nel 2019). In Italia il rischio più temuto dalle aziende si conferma l’Interruzione di attività, indicato dal 51% (in aumento rispetto al 47% della precedente rilevazione).
Sono questi i principali risultati del settimo Allianz Risk Barometer, pubblicato ogni anno da Allianz Global Corporate & Specialty (AGCS), che per il 2020 si basa sull’analisi di oltre 2.700 esperti di rischio provenienti da oltre 100 Paesi.
Per la prima volta in assoluto, nella nona edizione dell’Allianz Risk Barometer 2020, i rischi informatici (39% delle risposte) rappresentano il rischio aziendale maggiormente percepito a livello globale, facendo passare al secondo posto l’interruzione di attività (Business interruption, BI) con il 37% delle risposte. La consapevolezza della minaccia informatica è cresciuta rapidamente negli ultimi anni, spinta dalle aziende che si affidano sempre più ai dati e ai sistemi IT e da una serie di importanti incidenti. Sette anni fa si era classificata solo al 15° posto con appena il 6% delle risposte.
Ancora a livello globale, crescono i cambiamenti nella legislazione e nella regolamentazione (n° 3 con il 27%) e il
cambiamento climatico (n° 7 con il 17%). In particolare sono soprattutto la guerra commerciale USA-Cina, la Brexit
e il riscaldamento globale le preoccupazioni crescenti per aziende e nazioni. L’indagine annuale sui rischi aziendali
condotta a livello mondiale da Allianz Global Corporate & Specialty comprende le opinioni di ben 2.700 esperti
provenienti da oltre 100 Paesi, tra cui CEO, risk manager, broker ed esperti assicurativi.
Top 10 dei rischi in Italia
In Italia, i rischi maggiormente percepiti dalle aziende sono l’interruzione di attività, al primo posto con il 51% delle
risposte, seguita dai rischi informatici (49%, in crescita rispetto al 38% del 2019). Al terzo posto il danno
reputazionale o d’immagine (29%), che nell’ultimo anno ha scalato ben due posizioni superando le catastrofi
naturali, quarte con il 20%.
“La preoccupazione per la perdita di reputazione o di valore del marchio è diventata critica, ed è entrata a far parte, per la prima volta, dei primi tre rischi in Italia. Tuttavia, le interruzioni del business e i rischi informatici rappresentano ancora le principali preoccupazioni delle aziende italiane”, afferma Nicola Mancino, CEO di AGCS Italia.
I rischi informatici continuano ad evolversi
Oltre ad essere il primo rischio a livello globale, quello degli incidenti informatici è tra i primi tre rischi in molti dei paesi esaminati; in Austria, Belgio, Francia, India, Sudafrica, Corea del Sud, Spagna, Svezia, Svizzera, Regno Unito e Stati Uniti si colloca proprio al primo posto. Le aziende si trovano ad affrontare rischi di violazioni di dati sempre più grandi e costose, un aumento del ransomware e degli incidenti di spoofing, così come la prospettiva di sanzioni pecuniarie o controversie legali in materia di privacy. Una grande violazione dei dati – che compromette, ovvero, più di un milione di dati – costa oggi in media 42 milioni di dollari,1 con un aumento dell’8% rispetto all’anno precedente. “Gli incidenti stanno diventando sempre più significativi e le grandi aziende sono colpite da attacchi sempre più sofisticati e da ingenti richieste di estorsione. Cinque anni fa, una tipica richiesta di riscatto sarebbe stata di decine di migliaia di dollari, mentre ora può superare il milione di dollari”, afferma Marek Stanislawski, Deputy Global Head of Cyber, AGCS.
Interruzione dell’attività: una minaccia continua, con nuove cause
Dopo sette anni al vertice, l’interruzione di attività scende al secondo posto nell’Allianz Risk Barometer. Al tempo stesso, tuttavia, continua a crescere la tendenza a subire perdite più significative da business interruption (BI). Le cause sono molteplici e vanno da incendi, esplosioni o catastrofi naturali a incidenti che riguardano le supply chain digitali o addirittura al terrorismo. “Le supply chain e le piattaforme digitali consentono oggi la piena trasparenza e la tracciabilità delle merci, ma un incendio in un data center, un guasto tecnico o l’attacco di un hacker potrebbero portare a grandi perdite da BI per aziende che si affidano allo stesso sistema e che non possono tornare a processi manuali”, afferma Raymond Hogendoorn, Global Head of Property and Engineering Claims di AGCS.
Le aziende sono inoltre sempre più esposte all’impatto diretto o indiretto di rivolte popolari, disordini civili o attacchi terroristici. Lo scorso anno si è assistito ad un’escalation dei disordini civili a Hong Kong, Cile, Bolivia, Colombia e Francia, con conseguenti danni alle proprietà, interruzioni d’attività e perdita di reddito generale per le multinazionali e le aziende locali. Tali danni sono dovuti, inoltre, alla prolungata chiusura dei negozi, al mancato afflusso di clienti e turisti e all’impossibilità per i dipendenti di raggiungere il loro posto di lavoro per problemi di sicurezza.
I cambiamenti nella legislazione e nella regolamentazione sono al 3° posto nel Allianz Risk Barometer, rispetto al 4° posto del 2019: tariffe, sanzioni, Brexit e protezionismo tra le preoccupazioni principali. Solo nel 2019 sono state istituite, inoltre, circa 1.300 nuove barriere commerciali, con la controversia commerciale USA-Cina che ha portato il dazio medio statunitense a livelli vicini a quelli degli anni Settanta. “La politica commerciale sta diventando solo un altro strumento per raggiungere diversi obiettivi politici, come la diplomazia economica, l’influenza geopolitica o la politica ambientale”, spiega Ludovic Subran, Chief Economist di Allianz.
Focus settore Manifatturiero (incluso l’Automotive)
A livello globale, considerando le imprese del settore, le principali paure riguardano in assoluto le Interruzioni di attività (60%). Seguono i Rischi informatici (34%; erano al 3° posto col 29% nel 2019) e Incendi e esplosioni” (29%; erano al 4° posto col 26% nel 2019).
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