Dopo decenni di stabilità, la guerra tra Russia e Ucraina segna un cambiamento dirompente sul territorio europeo, mettendo a rischio principi della democrazia e dello stato di diritto. L’associazione europea dei produttori di ricambi Clepa sta seguendo da vicino gli sviluppi del conflitto, raccogliendo informazioni e dati per assistere la rete dei componentisti associati. Una prima serie di indagini tra i membri ha chiarito come la maggiore preoccupazione riguardi naturalmente la salute e la sicurezza delle persone coinvolte direttamente dal conflitto. Alla tragedia umanitaria si aggiungono gli enormi danni all’ecosistema sociale ed economico del Paese nonché gli effetti sulle catene di approvvigionamento globale. In particolare, le aziende associate a Clepa che hanno impianti di produzione di ricambi auto in Ucraina o dipendono nella loro operatività dalla Russia risentono gravemente degli effetti della guerra in termini di produzione, occupazione, commercio e mobilità transfrontaliera di persone e merci.
I numeri dell’automotive in Ucraina
Il settore produttivo dell’automotive ucraino si trova principalmente nella parte occidentale del Paese, con cluster prevalentemente concentrati sulla produzione di cablaggi e cavi e produzione per l’aftermarket. In Ucraina hanno impianti produttivi sette fornitori europei e molti fornitori internazionali del nostro comparto. Nel 2021, le importazioni di ricambi auto nell’UE dall’Ucraina hanno totalizzato 23,3 milioni di euro, e la focalizzazione su cablaggi e cavi sta producendo interruzioni della catena produttiva di alcune Case auto, come annunciato da Volkswagen e Skoda.
Le esportazioni verso l’Ucraina hanno totalizzato 855 milioni di euro, rendendola la 42esima destinazione di esportazione per i fornitori automobilistici dell’UE.
I numeri dell’automotive in Russia
La Russia ha un settore automobilistico significativo che impiega circa 600mila addetti, circa l’1% della forza lavoro totale del Paese. Diversi OEM hanno una forte presenza in Russia, soprattutto Hyundai e Kia, ma anche Stellantis, Renault e Toyota, con 34 impianti di assemblaggio e produzione di automobili. Più di 30 fornitori europei di componenti automotive e ricambi hanno impianti in Russia e gli investimenti diretti esteri dei fornitori europei tra il 2010 e il 2021 sono stati di 2,3 miliardi di euro.
La Russia – che ha prodotto 1.767.674 veicoli nel 2018, classificandosi al 13° posto tra le nazioni produttrici di automobili – rappresenta l’1,8% della produzione mondiale. Le sanzioni esistenti dal 2014 hanno limitato le operazioni commerciali di molti fornitori e, di conseguenza, il grado di integrazione della Russia nella catena di approvvigionamento globale. Tuttavia, la dimensione del mercato interno ha sostenuto una presenza significativa dei fornitori. La Russia è fortemente dipendente dalle importazioni di ricambi auto.
Per fare un confronto, le importazioni di ricambi automobilistici nell’UE dalla Russia hanno totalizzato 113 milioni di euro nel 2021, mentre le esportazioni verso la Russia hanno totalizzato 3,2 miliardi di euro, rendendola la quinta maggiore destinazione di esportazione per i fornitori automobilistici dell’Europa Unita.
Ucraina e Russia: chip e materie prime per l’automotive
Ucraina e Russia svolgono un ruolo decisivo nella catena di approvvigionamento automobilistico a valle. Il 29% dell’acciaio importato nell’UE proviene dall’Ucraina, che è anche uno dei maggiori fornitori di gas nobili usati nella produzione di chip, in particolare il neon (25% delle forniture globali). La Russia rappresenta il 9% delle importazioni di alluminio primario UE e il 42% delle importazioni UE di acciaio semilavorato, il 42% delle forniture di palladio (l’85% del palladio prodotto è usato per i catalizzatori delle auto), il 12% della fornitura di platino (il 39% prodotto è usato per i catalizzatori), il 9% dell’offerta di rodio (il 91% prodotto è utilizzato per i catalizzatori) e l’11,2% della produzione mondiale di nichel utilizzato nelle batterie dei veicoli.
L’impatto della guerra sulle catene di fornitura globali
“La guerra in Ucraina ha drammaticamente aumentato i rischi che le catene di fornitura globali devono affrontare, a causa delle pesanti incertezze geopolitiche ed economiche che ne derivano – spiega Sigrid de Vries, Segretario Generale di Clepa – Il nostro settore sta facendo il massimo per mantenere l’operatività: dal fornire supporto concreto ai dipendenti in queste aree all’implementazione dei nuovi limiti imposti dalle sanzioni, all’organizzazione di forniture alternative che consentano di proseguire le diverse attività. La crisi intensificherà i problemi del settore automotive in Europa, per esempio aumentando la già grave carenza di chip iniziata durante il Covid-19, causa del pesante calo della produzione di veicoli. Se il conflitto non si risolve nel prossimo futuro, possiamo aspettarci che sia la disponibilità di chip sia l’offerta di materie prime diminuiranno drasticamente”.
Materie prime e prezzi dell’energia: l’impatto sul settore auto
Il flusso di materie prime provenienti dalla Russia e destinate all’UE è stato compromesso e poi bloccato del tutto, con relative interruzioni logistiche, problemi bancari e di pagamento. I produttori che utilizzano l’acciaio nei propri processi industriali, per esempio, hanno subito il blocco delle consegne. Nel settore automotive, in particolare, ci si sta preparando alla penuria di gas neon, utilizzato per i microchip; di palladio, usato per le marmitte catalitiche; di nichel, usato per le batterie agli ioni di litio.
Per quanto riguarda i prezzi dell’energia, già in aumento prima del conflitto in Ucraina, per l’Europa saranno guai seri, dato che dipende dalla Russia per il gas naturale e il 23 marzo Vladimir Putin ha ordinato che i Paesi considerati “ostili” alla Russia paghino le forniture di gas e petrolio esclusivamente in rubli, anziché in dollari, per imporre di sostenere la moneta russa agli stessi Paesi che l’hanno fatta crollare con le sanzioni. Non solo: Mosca ha aperto ai pagamenti di materie prime in Bitcoin, ma solo ai Paesi “amici”. Anche i prezzi del petrolio sono aumentati in tutto il mondo, poiché gli acquirenti stanno ostracizzando le forniture di petrolio russo. I fattori che influenzano i prezzi dell’energia e le loro interconnessioni richiedono un monitoraggio e strategie appropriate e di natura politica per la loro regolamentazione.
Problemi di trasporto di merci e controlli alle frontiere
Restrizioni e controlli sulle esportazioni stanno causando molti problemi alle autorità doganali e agli spedizionieri, che dovranno valutare e gestire le nuove restrizioni relative a migliaia di prodotti e tecnologie diverse scambiati tra la Russia e l’UE.
Il conflitto sta anche causando l’interruzione dei trasporti a livello globale, che presto farà sentire il suo massimo effetto. Le aziende di trasporto polacche impiegavano 103mila autisti ucraini, uomini che oggi sono destinati a combattere sul campo di battaglia o cercano disperatamente di portare in salvo le proprie famiglie. Molti di loro, non potendo più attraversare le frontiere, hanno dovuto abbandonare i rimorchi, separati dalla motrice, ad altri trasportatori.
Le linee ferroviarie utilizzate dai treni merci diretti dall’UE alla Cina, che attraversano Ucraina e Bielorussia e rappresentano una via strategica sia per l’importazione di componenti e materie prime sia per le esportazioni di prodotti finiti, sono attualmente interrotte. Anche il trasporto aereo è bloccato: la chiusura dello spazio aereo russo alle compagnie aeree occidentali ha fermato le spedizioni delle aziende di logistica dell’UE fino a nuovo avviso. Anche le spedizioni in Bielorussia e Ucraina sono state colpite. Anche se molti operatori logistici possono contare su un’operatività mondiale per il flusso internazionale delle merci, è urgente strutturare un piano a medio e lungo termine per evitare le interruzioni e proteggere la forza lavoro.
Automotive: gli effetti delle sanzioni dell’UE alla Russia
In risposta all’attacco della Russia all’Ucraina l’UE ha applicato diverse misure restrittive, che includono attualmente limitazioni all’esportazione di beni e tecnologie a duplice uso; divieti di esportazione per tecnologie di difesa; divieti di esportazione per l’industria aeronautica e spaziale; restrizioni per il settore finanziario e misure contro le persone e i loro beni. Solo una gamma limitata di componenti automobilistici appare nella lista delle esportazioni vietate, ma l’impatto sul commercio di ricambi auto tra UE e Russia sarà probabilmente più alto di quanto sembra, per l’effetto di sanzioni applicate a macrocategorie di prodotti e componenti.
• Divieto di esportazione di prodotti a duplice uso
L’UE ha imposto ulteriori restrizioni sulle esportazioni di beni e tecnologie a doppio uso, cioè quelle che potrebbero contribuire al miglioramento tecnologico della Russia nel settore della difesa e della sicurezza. I produttori automotive non possono più vendere nessuno dei prodotti elencati nel documento UE (scaricabile online all’indirizzo: https://trade.ec.europa.eu/doclib/docs/2020/december/tradoc_159198.pdf) a qualsiasi persona fisica o giuridica o entità per l’uso in Russia. Questi prodotti possono infatti essere utilizzati sia per scopi civili che militari. Per la maggior parte dei componenti automobilistici è abbastanza chiaro che non è previsto un uso militare esplicito, quindi l’impatto diretto è limitato. Ma pensiamo a un’azienda che esporti sensori o GPS in Russia e alla difficoltà di verificare e dichiarare alle autorità doganali che effettivamente non verranno utilizzati per mezzi o strumentazioni militari.
• Divieto di esportazione per ulteriori tecnologie di difesa
Le misure proibiscono anche l’esportazione di un’ampia varietà di prodotti che “possano contribuire al rafforzamento militare e tecnologico della Russia, o allo sviluppo del settore della difesa e della sicurezza”. È una lista molto estesa, che rende molto difficile l’esportazione di motori o componenti di motori per veicoli commerciali, poiché sarà difficile per gli esportatori garantire che questi non finiscano in veicoli militari.
• Persone
877 individui e 62 entità russe sono stati sottoposti al congelamento dei beni ed è vietato mettere a loro disposizione fondi o risorse economiche. Le aziende possedute o controllate da chi è soggetto a misure restrittive sono generalmente considerate soggette alle stesse restrizioni. I fornitori automotive devono quindi assicurarsi che le aziende partner (clienti e fornitrici) non siano di proprietà di individui o società presenti nella lista. I rischi legali avranno un peso sempre maggiore nel caso di rapporti commerciali con la Russia, con impatti significativi sull’importazione di materie come alluminio, palladio o acciaio.
• Swift
L’esclusione della finanza russa dal circuito globale dei pagamenti bancari impatta fortemente sulle imprese, rendendo oltremodo difficile ottenere il pagamento delle merci consegnate.
Il 25 marzo, al termine delle due giornate che hanno visto alternarsi la riunione del Consiglio Europeo, il vertice straordinario della Nato e il summit dei Paesi del G7, appuntamenti ai quali ha partecipato anche il Presidente Biden, l ’UE ha annunciato ulteriori sanzioni. Si tratta del quinto pacchetto di restrizioni finalizzate a colpire l’economia di Mosca e a convincere Putin a fermare l’invasione o a trattare il cessate il fuoco più rapidamente. Coinvolta anche la Bielorussia per fermare le esportazioni di qualsiasi merce, compresi i combustibili minerali e l’acciaio, bloccando definitivamente l’export di potassio. A fine aprile (data della redazione di questo articolo, n.d.r.), la UE si sta avviando verso la definizione del sesto pacchetto di sanzioni contro la Russia che, con molta probabilità, includeranno il blocco dell’import di petrolio russo. Stati Uniti, Regno Unito, Giappone, Australia e altri Paesi hanno frattanto emesso le proprie sanzioni. La Russia può anche imporre contromisure, compreso il congelamento dei fondi di aziende e cittadini stranieri. “In questo contesto – commentano in Clepa – un’informazione chiara e affidabile è fondamentale per le aziende fornitrici del settore automobilistico. In particolare, molte aziende avranno bisogno di capire chiaramente come applicare le sanzioni per chiarire la propria posizione specifica. Per questo continueremo a monitorare ogni sviluppo e a fornire informazioni tempestive alla filiera”.
Il settore automotive in Ucraina
• Le aziende operative nell’automotive si trovano per lo più nella parte occidentale del Paese
• La produzione è prevalentemente incentrata su cablaggi e cavi per l’elettronica dell’auto e sull’aftermarket
• La chiara focalizzazione della produzione su cablaggi e cavi sta producendo interruzioni della catena produttiva di Case auto, come annunciato da Volkswagen e Skoda
• In Ucraina hanno impianti di produzione sette fornitori europei e diversi fornitori internazionali
• Nel 2021 le importazioni di ricambi auto nell’UE dall’Ucraina hanno totalizzato 23,3 milioni di euro
• Le esportazioni verso l’Ucraina hanno totalizzato 855 milioni di euro, rendendola la 42a destinazione di esportazione per i fornitori automobilistici dell’UE.
(Fonte: Clepa, 2022)
Il settore automotive in Russia
• La Russia ha un settore automobilistico significativo, che impiega circa 600mila addetti (circa l’1% della forza lavoro totale del Paese)
• Diversi OEM hanno una forte presenza in Russia, soprattutto Hyundai e Kia, ma anche Stellantis, Renault e Toyota, con 34 impianti di assemblaggio e produzione di automobili
• Più di 30 fornitori europei hanno impianti in Russia
• Gli investimenti diretti esteri dei fornitori europei tra il 2010 e il 2021 in Russia sono stati di 2,3 miliardi di euro
• La Russia ha prodotto 1.767.674 veicoli nel 2018, classificandosi al 13° posto tra le nazioni produttrici di automobili e rappresenta l’1,8% della produzione mondiale
(Fonte: Clepa, 2022)
Dalla Russia le materie prime per l’industria automobilistica
La Russia rappresenta:
• il 9% delle importazioni di alluminio primario UE
• il 42% delle importazioni UE di acciaio semilavorato
• il 42% delle forniture di palladio (l’85% del palladio prodotto è usato per i catalizzatori delle auto)
• il 12% della fornitura di platino (il 39% prodotto è usato per i catalizzatori)
• il 9% dell’offerta di rodio (il 91% prodotto è utilizzato per i catalizzatori)
• l’11,2% della produzione mondiale di nichel utilizzato nelle batterie dei veicoli.
(Fonte: Clepa, 2022)
a cura di Manuela Battaglino
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