ANIASA: “si continua a penalizzare la mobilità delle imprese nazionali rispetto ai competitor europei”
“Una misura miope che penalizza le aziende italiane rispetto ai competitor europei che beneficiano di minori costi di mobilità. L’ennesimo rinvio all’italiana che contraddice quanto il Governo sta portando avanti nella Legge di Stabilità con il super ammortamento”. E’ questo il commento di ANIASA (l’Associazione Nazionale Industria dell’Autonoleggio e Servizi Automobilistici di Confindustria) all’ulteriore proroga al 2019 della limitazione della detraibilità IVA al 40% sulle auto aziendali, richiesto dal Governo e concesso dall’UE.
IVA sulle auto aziendali: un percorso a tappe
L’Iva è da sempre tema centrale per l’auto aziendale: dal 1980 e per vent’anni l’Italia ha chiesto e ottenuto dall’UE un regime speciale di totale indetraibilità; poi dal 2001, visto che eravamo gli unici in Europa, si è deciso di rendere detraibile l’IVA sulle autovetture al 10%, salendo al 15% dal 2006.
Proprio nel 2006 è intervenuta la Corte di Strasburgo che ha condannato lo Stato ad applicare la detraibilità del 100%, così come previsto dalla normativa europea. Il MEF dell’epoca, menzionando un’indagine mai pubblicata sui soggetti interessati (imprese e lavoratori autonomi), ha sostenuto la richiesta di limitare la detrazione al 40%, considerata percentuale accertata di utilizzo del veicolo a scopi di produzione del reddito; l’UE ha accordato l’autorizzazione per il periodo 2007-2010 e da allora, di triennio in triennio, sono state chieste (e concesse) altre proroghe, fino all’ultima, concessa proprio in questi giorni, fino al 31 dicembre 2019.
L’ennesima proroga
E’ stata infatti pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale dell’EU la decisione del Consiglio Europeo di accordare un ennesimo rinvio, per altri tre anni, così come chiesto dal nostro Governo.
Le motivazioni a supporto dell’istanza appaiono discutibili, in quanto, si specifica che per l’Italia la proroga “è volta a contrastare l'evasione dell'Iva e a semplificare la relativa procedura di imposizione e ha pertanto un impatto potenzialmente positivo per le imprese e le amministrazioni in quanto riduce in maniera significativa l'onere amministrativo. La soluzione è ritenuta dall'Italia una misura adeguata ed è comparabile ad altre deroghe precedentemente o attualmente in vigore”.
Va, invece, rimarcato proprio il ruolo rilevante dell’auto aziendale come promotore sia di correttezza fiscale che di contrasto all’evasione. In particolare con il noleggio veicoli, ogni fase operativa sotto il profilo amministrativo e contabile è strettamente e necessariamente congiunta ad ogni adempimento stabilito dalla normativa tributaria.
“Questa ennesima proroga all’italiana”, commenta Pietro Teofilatto – Direttore del noleggio a lungo termine ANIASA, “graverà sulla competitività delle aziende nazionali chiamate a concorrere con competitor tedeschi e francesi che possono contare su una detraibilità al 100%. Pur comprendendo la delicatezza della situazione di finanza pubblica, l’ulteriore rinvio non potrà certo contribuire proprio ai ricordati problemi anti-elusione.
In vari contesti aziendali, cominciano a serpeggiare perplessità sul tema, ricordando che il regime di proroga deve essere un’eccezione e non una normalità pluridecennale. Chissà che non ci sia spazio per un nuovo ricorso a Strasburgo?”.
La telematica applicata alle flotte, con test da condurre in collaborazione con il Ministero dei Trasporti, potrebbe essere utile per verificare con precisione quanto in percentuale l’auto viene impiegata per esigenze di lavoro (sicuramente più del 40%).
Probabilmente il peso della manovra di bilancio in corso e la crescita del PIL indicata all’1% ha portato a tale proroga, ma il gap con l’Europa continua a pesare negativamente sulle aziende italiane.
Il grave disallineamento, con la conseguente situazione di minor competitività delle aziende nazionali (in particolare per l’export) rispetto alle concorrenti europee su un asset così rilevante come la mobilità aziendale, appare ancora più evidente se si raffronta la tassazione su un’auto media in Italia e negli altri Paesi (con un prezzo al pubblico di 30.000 €). E il divario fiscale, accentuato dalla minor deducibilità dei costi, incide in maniera sensibile sul mercato dell’auto aziendale che in Italia continua a “valere” il 36% contro il 45% medio degli altri principali Paesi europei.
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