Un settore che conta nell'economia del Paese ha bisogno di una politica industriale seria a supporto dei livelli occupazionali che la riconversione produtivva rischia di colpire. I rappresentanti della filiera automotive in Italia si sono riuniti a Torino per definire una posizione comune sui temi centrali dell’attuale fase di trasformazione ed evidenziare priorità e richieste alle istituzioni
Si è svolto oggi pomeriggio, presso l’Unione Industriale di Torino, il “Tavolo sul futuro dell’automotive in Italia” organizzato da Confindustria e ANFIA, che ha riunito le principali aziende italiane del settore – produttori e componentisti – nonché quelle coinvolte nei grandi processi di trasformazione legati alla diffusione delle alimentazioni alternative. Durante la successiva conferenza stampa, il Presidente di Confindustria Vincenzo Boccia e il Presidente di ANFIA Paolo Scudieri hanno incontrato i giornalisti per illustrare le finalità e i risultati emersi nel corso di questa prima riunione.
Di fronte alle innumerevoli sfide, tecnologiche e regolamentari, che la filiera automotive si trova a dover affrontare in questa fase di profondo cambiamento – in primis quelle legate all’evoluzione del veicolo connesso e autonomo, all’elettrificazione del veicolo e all’alleggerimento dei pesi in vista di target europei sulle emissioni di CO2 sempre più ambiziosi – il Presidente ANFIA Paolo Scudieri ha voluto ricordare i numeri di questa filiera in Italia: 5.700 imprese, 100,4 miliardi di fatturato, pari al 6% del PIL, quasi 259.000 addetti (il 7,1% del settore manifatturiero), una spesa in ricerca e innovazione di 1,7 miliardi di Euro l’anno, 74,4 miliardi di Euro di gettito fiscale nel 2017.
“Siamo un settore che conta nell’economia del Paese, sia in termini di attivazione della domanda, visto che 1 Euro di valore aggiunto creato dalle imprese automotive nella fase industriale genera 2,2 Euro addizionali di valore aggiunto nell’economia, sia di attivazione dell’occupazione – 10 occupati nelle imprese automotive della fase industriale sostengono 20 occupati addizionali nell’economia – ha dichiarato il Presidente ANFIA. Affrontare sfide così complesse in tempi così rapidi e in un contesto reso più incerto dal possibile rallentamento dell’economia in Europa occidentale, ma anche in altre aree a livello internazionale, dalla frenata della domanda di autoveicoli, con impatti sul mercato e sui livelli produttivi, condizionati anche da uno scenario geopolitico globale a sua volta instabile, significa per le nostre imprese soccombere o reagire. Come? Aumentando notevolmente gli investimenti in R&D, rivedendo il proprio footprint produttivo e i propri modelli di business, lavorando sul capitale umano per implementare nuove competenze e profili professionali e formare di conseguenza le persone. A patto, tuttavia, di poter contare, come settore, su una politica industriale seria, a supporto dei livelli occupazionali che la riconversione rischia di colpire – è un dato di fatto che la filiera produttiva del veicolo elettrico necessita di meno manodopera e di un minor numero di componenti per veicolo. Definire una posizione comune sui temi centrali dell’attuale fase di trasformazione ed evidenziare priorità e richieste alle istituzioni, valutando contestualmente il posizionamento tecnologico e competitivo della filiera industriale e avviando un dialogo pubblico-privato efficace come già avvenuto negli altri Paesi nostri competitor, è il punto di partenza per creare le condizioni che rendono possibile il cambiamento”.
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