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Aftermarket in Italia: lo stato dell’arte

In Italia, l’aftermarket vale 28,1 miliardi di euro, fattura il 46,4% all’estero, occupa quasi 400 mila persone, guarda al futuro con cauto ottimismo e non teme, al momento, il passaggio all’elettrico. Il profilo aggiornato del post-vendita automotive

L’aftermarket in Italia è un settore che oggi

  • vale 28,1 miliardi di euro
  • fattura il 46,4% all’estero
  • occupa quasi 400 mila addetti

Ma soltanto il 5% delle imprese italiane dell’aftermarket sta investendo attivamente nella conversione verso l’elettrico: un dato – non così inaspettato – che preoccupa gli addetti ai lavori.

Questo dato sottolinea la prudenza delle imprese di fronte a un cambiamento profondo, ma solleva anche molti interrogativi sulla capacità del settore di cogliere nuove opportunità.

L’automotive, aftermarket in primo piano, si trova infatti ad affrontare una delle sfide più radicali della sua storia: la transizione verso la mobilità elettrica.

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Lo stato dell’arte dell’aftermarket in Italia

Ad analizzare lo stato dell’arte del comparto è la ricerca presentata a settembre a Torino: “Il settore dell’Aftermarket dell’automotive… tra tradizione e innovazione”.

La ricerca è stata realizzata dal Centro Studi delle Camere di Commercio Guglielmo Tagliacarne per conto della Camera di commercio di Modena, in collaborazione con la Camera di commercio di Torino e con il supporto di ANFIA.

Spiega Giuseppe Molinari, Presidente del Centro Studi Tagliacarne e della Camera di Commercio di Modena:

  • “L’aftermarket si rivela un pilastro fondamentale dell’economia italiana, superando in termini di valore aggiunto settori chiave come la farmaceutica e avvicinandosi a quello agricolo”
  • “Le imprese dell’aftermarket esprimono esigenze precise: dalla necessità di ridurre i costi energetici alla richiesta di incentivi per l’adozione di tecnologie digitali e per la ricerca e sviluppo”

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Aftermarket automotive: settore maturo e frammentato

Dai Presidenti delle Camere di Commercio torinese e modenese non potevano mancare delle istantanee sulla storia dell’aftermarket automobilistico italiano:

  • L’aftermarket nazionale è fortemente caratterizzato da profonde radici legate alla storia industriale del Paese
  • Nato e cresciuto all’ombra delle grandi case automobilistiche, l’aftermarket ha sviluppato nel tempo una rete capillare di officine, ricambisti e distributori, garantendo un servizio di assistenza e manutenzione di prossimità
  • La struttura dell’aftermarket, molto frammentata e caratterizzata da una prevalenza di piccole e medie imprese, ha rappresentato per lungo tempo un punto di forza, consentendo al settore di adattarsi rapidamente ai cambiamenti del mercato
  • Tuttavia, la stessa struttura frammentata dell’aftermarket potrebbe ora rivelarsi una debolezza, di fronte alle sfide poste dalla transizione verso l’elettrico
  • La frammentazione dell’offerta, la difficoltà di coordinare le azioni tra i diversi attori della filiera e la scarsa propensione all’investimento in ricerca e sviluppo potrebbero rallentare l’adattamento alle nuove tecnologie

La Sezione Aftermarket di Anfia

Come spiega Gianmarco Giorda, Direttore Generale di Anfia:

  • “L’aftermarket è un comparto che intercetta più lentamente rispetto alla componentistica di primo impianto i cambiamenti che stanno avvenendo nella filiera industriale dell’automotive, essendo strettamente legato all’evoluzione del parco circolante”
  • “Da sempre la Sezione Aftermarket di Anfia porta avanti iniziative finalizzate a sensibilizzare l’intera filiera, fino al consumatore finale, sui temi della qualità e sicurezza del prodotto, anche attraverso campagne di comunicazione sulla lotta alla contraffazione dei ricambi
  • “La sezione Aftermarket di Anfia pone grande attenzione viene sull’evoluzione tecnologica del veicolo, che implica, per la filiera aftermarket, un adeguamento delle competenze”
  • “Per adeguare le competenze, effettuiamo importanti investimenti nella formazione delle figure professionali del mondo della manutenzione e riparazione, unita alla capacità di estendere la gamma dei servizi al cliente, nell’ottica di un’assistenza a 360 gradi e sempre più on demand”

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Il peso dell’aftermarket nelle regioni italiane

  • Con quasi 29mila imprese, prevalentemente a conduzione familiare, l’aftermarket automobilistico italiano ha un tessuto produttivo capillare, con un fatturato complessivo di 28,1 miliardi di euro
  • Il Nord Italia, con la Lombardia in testa (28,6%), concentra oltre il 70% del valore prodotto
  • L’Emilia-Romagna e il Veneto si posizionano al secondo posto a livello nazionale, con un valore della produzione aftermarket pari a 3,7 miliardi di euro ciascuna
  • Il Piemonte segue al terzo posto con 3,6 miliardi
  • Il Piemonte, però, pesa di più sull’economia regionale: l’aftermarket contribuisce al 2,8% del PIL regionale, contro una media nazionale dell’1,7%, con Emilia-Romagna (2,5%) e Veneto (2,4%) a breve distanza
  • A livello provinciale, è la provincia di Pesaro e Urbino a primeggiare con il 3,6% del valore aggiunto locale, seguita da Modena, Torino e Vicenza (tutte al 3,4%)

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L’adeguamento all’elettrico? È fermo

  • Quasi l’ottanta per cento delle imprese italiane non ha intrapreso alcuna iniziativa di adeguamento all’elettrico
  • Solo il 5,4% delle aziende si sta riconvertendo al mercato elettrico, mentre il restante 17,2% si sta spostando verso altri mercati
  • Il 3,9% lo sta facendo cambiando la propria tipologia di prodotto, mentre il 13,3% mantiene il medesimo prodotto di partenza

Uno dei motivi di questo ritardo è certamente dovuto al fatto che le auto a motore endotermico potranno comunque continuare a circolare, garantendo così agli operatori del settore lavoro per almeno un ulteriore decennio.

Dalla ricerca emerge anche un dato che rincuora gli addetti ai lavori e chi investe in prima persone nel comparto: “Il 41% delle imprese prevede una crescita del fatturato nel 2024”.

Tuttavia, la concorrenza dai Paesi emergenti, come la Cina, rappresenta una sfida importante per il futuro.

Così il Presidente della Camera di Commercio di Torino, Dario Gallina:

  • “Nel comparto automotive, in grande e urgente trasformazione, l’ampio settore dell’aftermarket sembra avere dinamiche diverse”
  • “Da un lato l’automotive può mantenere le strategie correnti, prevedendo un mercato stabile ancora per diversi anni, dall’altro, come tutto il settore industriale, è chiamato comunque a evolversi e investire in digitale e tecnologie green, per mantenersi competitivo”

Aftermarket e transizione elettrica

La transizione verso la mobilità elettrica rappresenta a tutti gli effetti una sfida epocale per l’aftermarket italiano, ma allo stesso tempo apre nuove e interessanti prospettive di crescita.

Le imprese del settore si trovano a dover affrontare una serie di cambiamenti radicali che impattano su diverse dimensioni del loro business.

Riparazione e manutenzione dei veicoli elettrici

La riparazione e la manutenzione dei veicoli elettrici richiede competenze tecniche molto diverse rispetto a quelle tradizionali.

Gli operatori dell’aftermarket devono quindi acquisire nuove conoscenze su:

  • diagnostica
  • sostituzione delle batterie
  • gestione dei sistemi elettronici

Sono quindi necessari investimenti nella formazione, per colmare il gap di competenze esistente.

Ma la vera chiave di volta è l’evoluzione del quadro normativo: per le imprese, mai come ora, è di fondamentale importanza restare aggiornati sulle novità legislative per garantire la conformità dei loro servizi ed evitare sanzioni.

Sotto: presentazione dello studio “Il settore dell’Aftermarket dell’automotive… tra tradizione e innovazione”, da sinistra: Marco Pini, Giuseppe Molinari, Dario Gallina e Gianmarco Giorda

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