Dopo anni di controversie, è arrivata la sentenza della Corte di Cassazione: la targa prova non può più essere utilizzata sulle auto immatricolate. Ciò ha evidenti ripercussioni sul versante dell‘assicurazione targa prova e, più in generale, sull’intera normativa della targa prova. Eventuali sinistri, danni o contravvenzioni derivanti dalla circolazione del veicolo che circola con targa prova (già targato) non sono dunque più imputabili alla compagnia della targa di prova. Le implicazioni di questa sentenza sono molteplici e toccano da vicino officine, carrozzerie e concessionarie. Di fatto, secondo la sentenza del 25 agosto, non sarebbe più infatti possibile utilizzare la targa di prova per “provare” o movimentare su strada un’ auto targata e immatricolata. In base alle ultime notizie sulla targa prova non sussisterebbe più infatti la copertura assicurativa della targa prova bensì la copertura della polizza Rc Auto dell’intestatario. Ad esserne penalizzati, come è evidente, sono soprattutto i venditori di auto usate, che rischiano di non poter più far provare il veicolo ad un potenziale acquirente. Ma i problemi riguardano anche gli stessi autoriparatori, che correrebbero dei rischi a provare su strada l’auto in riparazione. Se un’auto fa un incidente o prende una multa dovrà infatti risponderne l’ assicurazione dell’intestatario del veicolo. Vediamo dunque nel dettaglio come è regolato l ‘utilizzo targa prova.
Targa prova, come funziona? Chi paga in caso di incidenti e multe?
Ma è proprio qui che sorgono i problemi, perchè la funzione della targa prova è proprio quella di mettere al riparo chi occasionalmente deve utilizzare l’auto, ad esempio per testarla dopo una riparazione, per trasportarla in un’altra sede o per provarla in vista di un’eventuale acquisto come usato. Cosa succede dunque in caso di incidente con targa prova?
Va inoltre considerato che non tutte le vetture in carico ai venditori di auto sono assicurate. È il caso, ad esempio, dell’usato parcheggiato nei piazzali dei concessionari, che in attesa di essere venduto viene spesso movimentato su strada o provato da chi è interessato all’acquisto. Problematica anche la prova delle auto usate in cui sussiste la copertura RC auto dell’intestatario. Usare la copertura del cliente mette a rischio la sua classe di merito in caso di sinistro mentre l’auto è nelle mani del concessionario o dell’autoriparatore. E anche in caso di multa non sarà più possibile attribuirla a chi utilizza la vettura con targa prova.
La sentenza è di fatto sovrapponibile alla circolare sulla targa prova con cui il ministero dell’Interno nel 2018 aveva stabilito lo stesso principio. Ma il ministero dei Trasporti, al contrario, aveva invece consentito l’utilizzo della targa prova auto da parte degli operatori del settore sia per i veicoli nuovi sia per quelli già immatricolati. Due opinioni contrapposte, dunque, su cui la sentenza della Cassazione ha cercato di fare chiarezza. Non riuscendoci.
Quando si può utilizzare la targa prova?
Secondo la recente sentenza della Corte di Cassazione, la targa di prova sarebbe utilizzabile solo in mancanza di libretto, cioè prima dell’immatricolazione. E in tutti gli altri casi di circolazione con targa prova? Anche il mondo dell’autoriparazione è ovviamente in apprensione. E’ possibile per l’autoriparatore testare su strada il veicolo di un cliente? I veicoli in riparazione possono essere movimentati in altre sedi? Cosa succede in caso di incidente con targa prova? Per evitare il caos generale la Polizia Stradale, in attesa del pronunciamento del Consiglio di Stato, ha deciso per il momento di sospendere temporaneamente le sanzioni per circolazione senza assicurazione purché i veicoli circolino con targa prova. Esiste inoltre un disegno di legge del 14 novembre 2018, bloccato in commissione trasporti alla Camera da oltre un anno, che modificherebbe la norma di disciplina della circolazione dei veicoli in prova, allargando la possibilità di usare la targa di prova anche sui veicoli già immatricolati. La questione resta dunque aperta.
Nuova normativa targa prova: una “scocciatura” per riparatori e rivenditori usato
Va detto che, soprattutto negli ultimi anni, si è assistito a più di qualche “abuso” della targa prova, in particolare per auto di lusso non ancora vendute e sfoggiate solo nei week-end, risparmiando in tal modo sull’assicurazione. Si tratta tuttavia di eccezioni, e a pagarne le conseguenze , come il più delle volte accade, sarà chi ha utilizzato sempre correttamente la targa di prova. È questo il caso degli autoriparatori, che da sempre utilizzano la targa prova per testare su strada l’auto in riparazione, così da non intaccare l’ Rca del cliente in caso di sinistro e anche evitare possibili multe che arriverebbero al cliente. Inoltre alcune polizze possono avere formule di guida esclusiva, il che complica ulteriormente le cose in caso di incidenti che coinvolgano il riparatore che la sta provando.
L’ assicurazione targa prova obbligatoria – se tutto questo di trasformerà in legge – non sarà quindi più sufficiente a coprirne eventuali danni provocati a terzi durante la circolazione con targa prova.
Ad essere fortemente penalizzato è anche chi tratta l’usato. Se infatti la “prova” del veicolo è consentita tra privati – visto che sui veicoli la Rca è generalmente ancora operativa – diverso è il discorso per le auto usate (non più coperte da assicurazione) che si trovano sui piazzali di concessionari, salonisti e anche degli autoriparatori che trattano l’usato. Qui infatti le cose si complicano, visto che non potendo utilizzare la targa prova le auto dovrebbero circolare senza copertura assicurativa, a meno di non sottoscrivere una copertura temporanea, il che tuttavia risulterebbe troppo oneroso per un rivenditore. L’unica alternativa è acquistare l’auto usata senza provarla, nemmeno sul piazzale, ma ciò potrebbe scontentare molti potenziali acquirenti.
Per il momento, comunque, la Polizia non applicherà sanzioni a chi utilizza la targa prova, in attesa di capire come evolverà l’intera questione.
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