Mettere la filiera al centro affidandosi a strategie condivise, individuando fini comuni e aspettandosi che ognuno, nel proprio ruolo, faccia il massimo per sostenere l’economia del settore. Questo il pensiero dei vertici di AD-Giadi. Abbiamo incontrato Ugo Carini, Nilo Carolillo e Renato Zerbini
Tra i protagonisti italiani del panorama della distribuzione ricambi, il Gruppo AD-Giadi crede da sempre nella filiera, supportando concretamente l’attività della rete dei propri affiliati per fare crescere ricambisti e autofficine. Ai vertici dell’organizzazione il Presidente di AD Italia Ugo Carini (GGroup, Napoli), il Presidente di Giadi Nilo Carolillo (Cida Autocomponents, Bari) affiancati dal Direttore Commerciale Renato Zerbini. A loro abbiamo chiesto di fare, insieme a Parts, un quadro della situazione provocata dal diffondersi dell’epidemia del Coronavirus, segnalandoci gli effetti prodotti dall’epidemia sul lavoro e l’economia del settore e condividendo iniziative, programmi e azioni concrete intraprese a sostegno di soci, affiliati, officine e loro clienti. Le testimonianze di Ugo Carini e Nilo Carolillo sono integrate dal loro doppio ruolo di rappresentanti del mondo della distribuzione e imprenditori.
Strategie, problemi e opportunità
Ugo Carini e Nilo Carolillo ci aggiornano sulle azioni intraprese, come Gruppo, per gestire e reagire alla crisi sanitaria: “Ci siamo organizzati da subito per garantire che le aziende rimanessero aperte, rispettando decreti e protocolli che ci hanno permesso di proseguire con un’attività ritenuta indispensabile e alla quale è stato attribuito un codice Ateco apposito. Tutti i soci sono rimasti aperti, condividendo la consapevolezza di quanto sia importante garantire un servizio utile e indispensabile a tutti. Siamo ricorsi a tutti gli strumenti più efficaci per continuare a essere disponibili, come per esempio lo smart working adottato da tutti i dipendenti che svolgono lavoro d’ufficio”.
Ma oltre agli aspetti più pratici e anche virtuosi dell’emergenza sanitaria con cui ci stiamo abituando a convivere, l’urgenza di tutelare l’economia del settore si fa sempre più pressante. Entrambi non nascondono la propria preoccupazione, sottolineando i rischi enormi di una dinamica che sta prendendo sempre più piede lungo la filiera dell’aftermarket: l’allargarsi a macchia dell’insolvenza.
“Se a marzo l’andamento del mercato ha registrato una riduzione del fatturato al 30-40%, in seguito al lockdown la situazione si è bloccata. Il mese di aprile è cominciato con punte del 20-40% giornaliere. Tutto sommato, col senno di poi, non è andata neanche tanto male. Questo per dire che il problema del lavoro in sé non spaventa, sono certo che riprenderà, è fisiologico, anzi paradossalmente il nostro settore sarà favorito dalla ripresa della circolazione di auto ferme da mesi, dalla difficoltà per tanti di acquistarne nuove, dalla necessità di manutenzione e ricambi. Quello che invece è davvero preoccupante è il problema degli insoluti. In questi mesi anche noi siamo ricorsi agli ammortizzatori sociali previsti dal Governo, la cassa integrazione ha alleggerito alcuni costi fissi, e anche mettendo mano a risorse accantonate negli anni siamo riusciti a superare ogni difficoltà. Ma l’incertezza degli incassi, che si è presentata quasi in tempo reale con il lockdown, incombe su qualsiasi ipotesi di programmi futuri. Il nostro mercato è abituato a pagamenti lunghi. Ma oggi il problema si sta radicalizzando causa Coronavirus”.
Non è facile pensare a una soluzione vincente per sostenere il settore che in questo momento ha bisogno dell’aiuto di tutti, lo Stato e il credito bancario in primo luogo, ma anche uno sforzo congiunto da parte di tutti gli operatori della filiera: “Non nascondo – aggiunge Carolillo – di essere dispiaciuto per l’atteggiamento di alcuni fornitori, pochi in verità. Non possono pensare che l’anello della distribuzione si debba accollare da solo l’onere di questo periodo di crisi. Non parlo di condividere il rischio, che fa parte del nostro mestiere di imprenditori, ma della problematicità del momento. Ripeto, le opportunità di lavoro non mancheranno, ma per i prossimi tre mesi la sofferenza di liquidità è inevitabile. E gli atteggiamenti non comprensivi, se sei sempre stato un cliente affidabile, penalizzano l’intero comparto”.
“Oltre a confermare quanto ha detto Nilo – prosegue Ugo Carini – aggiungo che le aziende oggi hanno anche dei problemi oggettivi legati al ricorso al credito agevolato garantito dallo Stato. Il Decreto ha dei limiti concreti e i tempi di erogazione sono purtroppo troppo lunghi. Ci stiamo attivando con Adira (associazione che tutela gli interessi dei rivenditori di ricambi aftermarket in Italia associata a Figiefa) a lanciare una petizione al Governo per accelerare questi finanziamenti alle imprese. Per affrontare invece la sempre più diffusa problematica degli insoluti bisognerebbe riuscire a eticizzare tutta la filiera a cominciare dalla base. A partire da settembre/ottobre sarebbe auspicabile che diventasse una prassi il pagamento massimo a 30 giorni del meccanico al ricambista, che pagherà a sua volta a 60 e via di seguito, salendo nei livelli della distribuzione”. Una strategia condivisa potrebbe accelerare la ripresa, quindi.
Vicino ai clienti
Per quanto riguarda nel dettaglio invece la relazione con i ricambisti come AD Italia, entreranno in gioco dinamiche rinnovate? “Sentendo anche tutti i miei soci – prosegue Carini – a tutti i ricambisti che avevano bisogno è stata data una mano e posso garantire che nessun cliente è stato lasciato indietro in questo momento difficilissimo. Entro fine maggio valuteremo l’andamento del mercato ed i termini per la ripresa. Sicuramente in momenti come questi la filiera seleziona i propri partner ed i ricambisti dovranno scegliere i propri fornitori di riferimento sui quali concentrare i propri acquisti. Noi come Gruppo AD-Giadi siamo sicuramente affidabili adesso e nel medio/lungo termine. Parlando invece del Gruppo internazionale aggiungo che ogni Paese in Europa si è mosso in maniera indipendente, con l’inevitabile autonomia dettata dalle situazioni e dai lockdown nazionali in vigore. La crisi è molto sentita ovunque, con cali del 70-80% anche negli altri Stati. Ma il messaggio condiviso è stato di grande fiducia nella ripresa del nostro settore, con il suggerimento di tenerci addirittura un po’ più stoccati, perché quando inizierà l’aftermarket ripartirà velocemente, non ci saranno prodotti per tutti e sarà fondamentale avere il magazzino alto”.
Prospettiva commerciale
A Renato Zerbini il compito di fornirci un aggiornamento dal punto di vista commerciale sull’effetto Covid-19 sul Gruppo e i progetti per la ripartenza: “A livello commerciale sono sicuro che la ripresa del lavoro che tutti auspichiamo, forzatamente graduale, potrà dare ancora soddisfazioni al settore aftermarket. Certo, dovrà avvenire con un passo diverso, non potremo riprendere il percorso di prima esattamente dove lo avevamo lasciato. Questo brutto colpo deve insegnarci qualcosa. I temi da affrontare sono più di uno. La dilazione dei pagamenti, per esempio è un’attività necessaria, ma i distributori e in generale i fornitori, in alcuni casi, si sono dovuti impropriamente sostituire alle banche. I pagamenti, poi, sono stati posticipati, ma tra un mese o due al massimo dovranno essere effettuati. L’imprenditore italiano, per fortuna, piccolo, medio o grande deve rientrare in un corretto equilibrio finanziario, per poter dare futuro alla propria azienda. Per quanto riguarda le prospettive commerciali, nessuno oggi è in grado di fare previsioni ma il mercato indipendente ha davanti anche opportunità. Il mercato delle auto nuove, per molte ragioni rimarrà basso per un po’, le auto rimaste ferme hanno necessità di manutenzione e pezzi di ricambio. L’offerta di prodotti e servizi era già superiore alla domanda prima del lockdown e la competizione fuori dalle regole convenzionali. Cerchiamo, alla ripartenza, di recuperare la marginalità necessaria per i nuovi importanti investimenti, a tutti i livelli della filiera, sapendo che comunque saranno premiati i fornitori più efficaci e performanti. Convinciamo tutti che se riusciamo, partendo dalle officine, a farci pagare tutti in tempi stretti, chi dall’utente privato e chi dal proprio cliente, ci troveremo tutti più liberi dalla pressione finanziaria e dai vincoli bancari”.
Iniziative Autodis
“Operativamente, in Italia – ci spiega Carini – abbiamo anche lanciato corsi e webinar che i meccanici hanno seguito con più disponibilità, avendo più tempo libero. I corsi XMaster hanno riscosso un buon interesse, sia al Nord sia al Sud. E poi, naturalmente, gran parte dell’attività è stata indirizzata ad acquistare presidi sanitari per la filiera. Non solo, come Autodis stiamo approntando una linea di sanificazione per le officine che d’ora in avanti avranno a che fare, ancora per un certo tempo, con gli effetti del Coranavirus e delle nuove leggi in merito. Si chiama 3.0 Med e prevede mascherine, schermi, prodotti di igienizzazione e sanificazione, ozonizzatori, strumenti e macchinari indispensabili per igienizzare le auto da restituire al cliente dopo i lavori effettuati”. Insomma, la ripresa è iniziata.
Iniziative di Cida Autocomponents
Passando all’impatto più concreto dell’emergenza sanitaria sul mercato chiediamo a Nilo Carolillo, questa volta nel ruolo AD di Cida Autocomponents, quali siano stati i suoi effetti sull’attività e l’economia dell’azienda: “Come società del Sud, gli effetti della diffusione del Covid-19 ci hanno raggiunto con almeno due settimane di ritardo rispetto al Nord e cioè alla richiesta del lockdown nazionale da parte del Governo. Nei primi 15 giorni di marzo il lavoro è proseguito come sempre, anzi è andato anche particolarmente bene. Al blocco, la situazione è ovviamente cambiata. Abbiamo deciso di non chiudere, tutelando in primis il lavoro delle persone – abbiamo anche stipulato per i dipendenti un’assicurazione sanitaria che offre una copertura assicurativa in caso di ricovero per Covid-19 – sostenuta da un piano di sicurezza della salute del personale che ha previsto presidi sanitari appositi, operatività a ranghi ridotti, lavoro da remoto. Proseguire a garantire il nostro servizio si è rivelata la scelta giusta, presto imitata anche da chi aveva preferito fermarsi. È assolutamente giusto mettere al primo posto la salute, riducendo movimenti e contatti. Ma la sofferenza dell’economia, anche a livello locale, è ormai conclamata e così l’emergere della tensione sociale, perché in tanti devono fare i conti con risorse economiche allo stremo”.
E proprio questa riflessione ha portato Cida a promuovere e aderire a iniziative di collaborazione importanti, come l’operazione “Adotta un medico” lanciata in Puglia per il personale sanitario impegnato in prima linea nelle corsie del Policlinico e degli ospedali Di Venere e San Paolo di Bari, del Miulli di Acquaviva delle Fonti, dei presidi ospedalieri di San Giacomo di Monopoli e della Murgia di Altamura affollati di malati di Covid-19. Questa bella gara di solidarietà ha garantito materiali indispensabili come tute protettive per il rischio biologico, mascherine FFP2, occhiali di protezione, camici sterili e visiere protettive grazie alla generosità dei tanti donatori coinvolti. E ancora, Cida ha voluto utilizzare il denaro accantonato per le promozioni pasquali ai clienti, trasformandolo in pacchi alimentari da spedire alle famiglie del territorio più bisognose.
a cura di di Manuela Battaglino e Maria Ranieri
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