A causa del Covid-19, l’industria dell’ Automotive potrebbe perdere 44 milioni di vetture nei prossimi tre anni, generando mancati ricavi per 1,3 trilioni di dollari per le case automobilistiche mentre i macro trend di sviluppo C.A.S.E. e di riduzione CO2 proseguiranno. Costruttori e fornitori dovranno ancor più focalizzare le proprie risorse e abbassare i volumi di break-even per attraversare i prossimi anni di vendite “depresse”.
L’intera industria dell’automobile risulta duramente colpita dalla crisi da Covid-19. In aggiunta al rinnovato impegno per gli sviluppi legati al C.A.S.E. (connected-autonomous-shared-electrified), costruttori e fornitori dovranno ulteriormente rinforzare l’attenzione all’allocazione dei capitali e abbassare i volumi di pareggio compiendo e completando scelte difficili. È quanto sostiene AlixPartners, società globale di consulenza, nel suo appuntamento annuale con il “Global Automotive Outlook: Mastering Uncertainty”.
Il ritorno a volumi pre-crisi richiederà più di 5 anni (90 milioni di veicoli nel 2025) e la ripresa sarà diversa per regione: Cina con veloce recupero e volumi superiori a quelli precrisi (28 milioni di veicoli nel 2025 contro 25 milioni nel 2019); il Nord America con segnali di ripresa molto incoraggianti a maggio (da confermare nei prossimi mesi) ma comunque raggiungendo volumi pre-crisi in 4 anni; l’Europa fanalino di coda con un recupero su 5 anni (2025) e comunque attestandosi a volumi lievemente inferiori rispetto a quelli del 2019 (20.5 m vetture).
Per le case automobilistiche questo significa “un’era di vendite depresse” che porterà tra il 2020 e il 2022 a mancati ricavi fino a 1,3 trilioni di dollari e profitti non generati per 220 miliardi di profitti lordi.
Per quanto riguarda l’Italia, il Global Automotive Outlook stima che il mercato quest’anno scenderà a quota 1,2 milioni di veicoli venduti contro i 2,1 milioni del 2019 (-43%). Per il prossimo anno la previsione è di un mercato da 1,6 milioni di vetture e solo nel 2022 le vendite totali dovrebbero riavvicinarsi ai livelli pre-crisi con 1,8 milioni di auto immatricolate. Per ridurre in maniera incisiva l’impatto della crisi sul mercato italiano (e quindi anche sul gettito fiscale), il governo potrebbe estendere gli incentivi, oggi previsti solo per le auto che emettono meno di 70 grammi di CO2 per chilometro quindi di fatto limitati a elettriche e ibride plug-in, anche – alle altre vetture: il beneficio economico e di CO2 emessa sarebbe certamente maggiore in virtù della maggiore offerta e accessibilità economica per il consumatore.
A livello globale il recupero sarà quindi lungo nei tempi e arduo nel quantum, perché il punto di ri-partenza dell’industria post-Covid sarà a meno di metà dei profitti che l’industria ha registrato nel 2019, con la complicazione derivante dal livello di indebitamento record raggiunto nel 2020, anche a causa dei diversi prestiti che sono stati attivati o utilizzati per far fronte alle necessità di cassa (circa 70 miliardi di dollari di prestiti nei soli mesi di marzo e aprile).
“La situazione impone ai costruttori e ai fornitori un ulteriore ripensamento chirurgico delle loro strutture di costo al fine di abbassare drasticamente il punto di break-even, intervenendo con misure aggressive e strutturali: gli ammortizzatori e la compressione contingente di costi sono necessari per la gestione contingente, ma con la prospettiva di 1,3 trilioni di ricavi e 220 miliardi di margini in meno nel prossimo triennio, serve un approccio radicale e strutturale per navigare l’ancor più arido “deserto dei profitti”” afferma Dario Duse, Managing Director di AlixPartners e co-leader europeo del team Automotive and Industrial di AlixPartners . “Nonostante ciò l’industria sta continuando e continuerà a investire: sono previsti più di 230 miliardi di dollari per la sola elettrificazione con il lancio annunciato di più di 300 veicoli elettrificati da qui al 2023. Anche se ci attendiamo che questi piani possano essere rivisti, rimangono numeri che confermano l’impegno dell’industria verso soluzioni green di mobility pur nella necessaria iper-selettività nelle decisioni di allocazione del capitale”.
Gli investimenti sulla nuova auto definita C.A.S.E. (acronimo creato da AlixPartners che significa: Connessa, Autonoma, Condivisa, Elettrica) continueranno sulla base dei trend generali e della spinta normativa verso la riduzione di CO2, le cui penali potrebbero ulteriormente pesare sui conti dell’industria nel breve fino a 14 miliardi di euro. Di contro è probabile che gli investimenti già annunciati per il periodo 2020-2024 per un ammontare di circa 234 miliardi di dollari vengano rivisti leggermente al ribasso anche se non strutturalmente modificati. In questo quadro continua la rilevanza del C.A.S.E. anche per le attività di M&A e sviluppo di partnerships: il 40% del valore complessivo delle operazioni di M&A (13 miliardi nel 2019) e l’80% delle nuove partnership (684 nel 2018-2019) sono infatti in quest’ambito.
In questo contesto di stress e incertezza, posticipati anche i lanci di nuovi modelli: del 30% quelli previsti nel 2019 e del 23% quelli nel 2020 (dati al primo trimestre 2020), a oggi annunciati.
“Costruttori e fornitori dovranno anche essere proattivi e collaborativi nel monitorare la salute delle rispettive supply chain. Già nel 2019 fornitori che rappresentavano il 43% dei ricavi complessivi erano in condizioni finanziarie che il nostro modello di Early Warning Signals (strumento che AlixPartners ha da tempo sviluppato per prevedere il rischio di bancarotta e insolvenza, basato su parametri di liquidità, ricavi, margini e debito) evidenziava come “Stressed”, e un ulteriore gruppo che rappresenta il 7% era classificabile come “Distressed”” ha aggiunto Paolo Pucino, Director di AlixPartners che ha coordinato lo studio.
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